Indagine conoscitiva sulla condizione

dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia 2012

Documento di Sintesi

 

 

 

Indice

 

IDENTIKIT DEL BAMBINO                                   

La crisi economica nell’esperienza dei bambini       

Media                                       

Telefonino

Internet

Adulti e tecnologie

Gioco d’azzardo

Scuola e nuovi media

Sensazioni

 

 

IDENTIKIT DELL’ADOLESCENTE            

La crisi economica nell’esperienza degli adolescenti                     

Media, telefonini e Internet                                

Adulti e tecnologie

Scuola e tecnologie

Sexting

Gioco d’azzardo

Violenza

Alcolismo

Fughe da casa

Sensazioni

 

 

 

Note Metodologiche

L’indagine campionaria è stata realizzata su un campione probabilistico a grappoli tenendo conto delle seguenti variabili: sesso, età, area geografica, tipologia di scuola e di istituto, classe frequentata.

Il questionario infanzia è stato somministrato a soggetti appartenenti alla fascia di età dai 7 agli 11 anni, frequentanti la seconda, terza, quarta e quinta classe della scuola primaria e la prima classe della scuola secondaria di primo grado.

Il questionario adolescenza, finalizzato a delineare l’Identikit dell’adolescente, è stato somministrato a ragazzi di età compresa tra i 12 ed i 18 anni, frequentanti la seconda e la terza classe della scuola secondaria di primo grado o una delle cinque classi della scuola secondaria di secondo grado.

La rilevazione sul campo ha coinvolto 23 scuole di ogni ordine e grado. Sono stati compilati ed analizzati 1.100 questionari per l’infanzia e 1.523 per l’adolescenza. La rilevazione è stata realizzata tramite la somministrazione di un questionario semistrutturato ad alternative fisse predeterminate, composto da domande a risposta chiusa.

 

IDENTIKIT  DEL BAMBINO

 

LA CRISI ECONOMICA NELL’ESPERIENZA DEI BAMBINI

 

La crisi economica interessa tre famiglie su dieci. Infatti il 28,7% dei bambini tra i 7 e gli 11 anni vive in un contesto familiare interessato dalla crisi economica, mentre il 61,1% dichiara che la propria famiglia non è stata colpita dalla crisi. Si tratta sicuramente di un dato al ribasso, influenzato sia dalla capacità di captare le problematiche e le preoccupazioni dei genitori, sia dalla volontà di questi ultimi di non coinvolgere i piccoli. A conferma di ciò l’alto tasso di non risposta (10,2%), come pure quello indicato tra gli stessi bambini più grandi di età tra i 10 e gli 11 anni (40,8%, contro il 28,2% di quelli tra i 7 e i 9 anni). Sono i bambini che vivono nel Sud Italia (38,9%) e nelle Isole (28,7%) ad avvertire una maggiore difficoltà economica delle famiglie; per contro, al Centro (70,6%), nel Nord-Ovest (67,3%) e nel Nord-Est (54,1%) affermano più spesso di non essere stati colpiti della crisi.

Come cambia la condizione lavorativa dei genitori. Il 2012 evidenzia segnali di maggiore difficoltà e di fragilità delle famiglie. Secondo la rilevazione del 2010, la situazione lavorativa dei genitori era cambiata solo in pochi casi, dal momento che quasi la maggioranza assoluta dei piccoli aveva riferito che i genitori non avevano perso il lavoro o ridotto le ore lavorative (rispettivamente l’85,6% e il 75,5%), mentre quest’anno il dato è in calo (rispettivamente 74,8% e 70%). In particolare, il 21,9% dei bambini riferisce che la situazione lavorativa dei genitori è cambiata a causa della crisi (contro il 61,9% di quanti non hanno rilevato alcun cambiamento). Nel 10,6% dei casi uno o entrambi i genitori hanno perso il lavoro; il 6,4% si trova in cassa integrazione; l’8% si è dovuto trasferire in un’altra città per lavorare, il 10,6% ha ridotto l’orario di lavoro.

Come cambiano i consumi in tempo di crisi. Più di un bambino su cinque riferisce la difficoltà della propria famiglia ad arrivare alla fine del mese (22,2%). Per il 38,2% dei bambini la famiglia ha prestato negli ultimi tempi maggiore attenzione alle spese come l’acquisto di articoli di abbigliamento, calzature e prodotti alimentari; per il 38% ai costi del tempo libero, alle cene fuori casa o ad altre iniziative ritenute non indispensabili; la crisi induce quasi due famiglie su dieci a rinunciare alle vacanze (18,8%). Infine, la riduzione della paghetta settimanale ha coinvolto il 13,1% dei bambini. È in particolare il Sud Italia a soffrire maggiormente per la crisi: i bambini dichiarano di avere difficoltà di risorse economiche nel 31,7% dei casi, seguiti da quelli delle Isole nel 29,3%. Si rileva, di conseguenza, una maggiore attenzione prestata da parte delle famiglie delle Isole maggiori (ben il 54,3%) e delle regioni del Sud (48,3%) nell’acquisto di prodotti alimentari e di articoli di abbigliamento, così come nelle spese per il tempo libero (il 48,6% delle famiglie del Sud e il 48,3% di quelle delle Isole).

 

MEDIA

 

I tempi di esposizione e fruizione. La Tv è il media più usato dai bambini: il 41% ha il permesso di guardarla fino ad un’ora al giorno, il 34% da una a due ore al giorno e una relativa minoranza, il 12,6%, a trascorrere invece gran parte del pomeriggio, dalle 2 alle 4 ore in media, davanti allo schermo televisivo. Sommando quest’ultimo dato con quello dell’esposizione a più di 4 ore si arriva al 21,3% di bimbi che sono davanti alla Tv per un tempo decisamente prolungato. Al secondo posto tra gli strumenti tecnologici usati dai piccoli c’è il computer: nel 44% dei casi fino ad un’ora al giorno, il 20,3% da una a due ore; l’11,8% (rispettivamente il 6,4% e il 5,4%) passa dalle due alle quattro ore e più di quattro ore al giorno davanti al pc.

La navigazione Internet impegna il 35,4% dei bambini fino ad un’ora al giorno, dalle 2 alle 4 ore (6,6%) e oltre le 4 ore al giorno (5,1%), mentre quasi un terzo degli intervistati (il 29,8%) non utilizza mai la connessione.

L’utilizzo del lettore Dvd si divide equamente tra quanti hanno risposto “mai” (33,3%) e quanti hanno risposto “fino ad un’ora al giorno” (35,3%), seguiti dal 17,5% di coloro che ne fruiscono da 1 a 2 ore, mentre l’8% lo usa da 2 a 4 ore (5,2%) e oltre 4 ore (2,8%).

La console per videogiochi (Playstation, PSP, Xbox, Wii) è utilizzata quotidianamente dal 33,2% dei bambini per un massimo di un’ora al giorno, non ne dispone invece il 27,5% dei bambini, mentre il 19,3% ha il permesso di utilizzarla fino a due ore al giorno, seguito dall’8,5% e dal 6,8% che ne abusa (nel complesso il 15,3%), dedicando alla passione per i videogames rispettivamente dalle due alle quattro ore e oltre le quattro ore quotidiane.

Nella classifica delle ore destinate giornalmente all’uso delle tecnologie, il cellulare occupa la sesta posizione: il 35,3% vi dedica fino ad un’ora al giorno, il 42% non lo utilizza affatto, il 5,2% lo utilizza per più di quattro ore al giorno e il 3,8% da due a quattro ore e il 5,2% per più di 4 ore.

Tra i mezzi meno utilizzati compaiono: il lettore MP3 o iPod (per niente utilizzato dal 47,5% del campione e fino ad un’ora al giorno dal 31%), la console multiplayer per videogiochi, che richiede una modalità di gioco online che si avvale dunque dell’utilizzo della connessione alla rete Internet (massimo un’ora per il 21,3% dei bambini e mai utilizzato nel 54% dei casi), l’iPad o il tablet (per nulla usato dal 65,2% dei bimbi ma usato dal 14,4% fino ad un’ora al giorno). In coda alla classifica la radio (il 66,3% dei bambini non la ascolta, mentre il 22,8% lo fa per un’ora al giorno) e l’E-book (il 79,8% non lo utilizza, verosimilmente perché non ne è ancora in possesso, mentre l’8,1% dichiara di farlo fino ad un’ora al giorno).

L’indagine registra una maggiore libertà nell’utilizzo delle tecnologie al crescere dell’età. La Tv viene guardata un’ora al giorno dal 42,9% dei bambini di età compresa tra i 7 e i 9 anni contro il 39% di quanti hanno tra i 10 e gli 11 anni, questi ultimi invece la guardano maggiormente da una a due ore al giorno rispetto ai più piccoli (37,5% vs 30,7%). Allo stesso modo, utilizza il cellulare fino ad un’ora al giorno  il 42,7% dei bambini tra i 10 e gli 11 anni contro il 28,6% dei più piccoli, che dichiarano di non utilizzare mai il telefonino nella misura del 53,9% contro il 29% dei più grandi. Tendenza che ritroviamo se ad essere prese in considerazione sono le console per videogiochi e quelle multiplayer: nel primo caso alla domanda “quanto tempo mediamente al giorno la utilizzi?” ha risposto “mai” il 32,1% dei più piccoli contro il 22,1% dei più grandi e nel secondo caso a rispondere “mai” è stato il 56,6% dei bambini dai 7 ai 9 anni contro il 51,3% di quelli che hanno 10 e 11 anni. Playstation, PSP, Xbox, Wii e console multiplayer impegnano i bambini dai 7 ai 9 anni fino ad un’ora al giorno nella misura del 30,9% (contro il 36% dei più grandi) e da una a due ore al giorno nella misura del 15,4% (contro il 23,5%); mentre le console multiplayer vedono allo stesso modo impegnato il 17,1% dei più piccoli contro il 25,6% dei più grandi fino ad un’ora al giorno e il 6,6% dei primi e l’11,3% dei secondi da una a due ore al giorno. L’utilizzo del computer fa registrare una differenza maggiore tra le due classi di età se ad essere presa in considerazione è la risposta “da una a due ore al giorno” (16,1% vs 24,6%), mentre per quanto riguarda l’utilizzo di Internet risponde di utilizzare la connessione fino ad un’ora al giorno il 30,8% dei più piccoli contro il 40,2% dei più grandi e da una a due ore al giorno il 10,7% di quanti hanno un’età compresa tra 7 e 9 anni contro il 21,9% dei bambini di 10 e 11 anni.

La “scatola magica”. Per i bambini la televisione non è un mezzo superato e destinato a scomparire (66,1%) e i canali digitali offrono un’ampia gamma di programmi tra cui poter scegliere (il 37,3% ha risposto di condividere “abbastanza” quest’affermazione e il 40,7% “molto”). Il 39,8% invece ritiene che la Tv non sia fatta per un pubblico di giovani. Infine, il campione si divide tra quanti affermano che la Tv è il mezzo che fa più compagnia (46,4%) e quanti invece sostengono che essa possa rappresentare un potenziale mezzo di isolamento (49,3%).

Il canale televisivo preferito. I bambini amano Boing (21,2%). A seguire, con uno stacco di più di sei punti percentuale (14,7%), troviamo Italia 1 e in terza posizione si fa largo K2 (10,6%), mentre tutti gli altri programmi vengono seguiti in misura inferiore al 10%: 7,2% Dmax, 6,9% Real Time, 6,6% Nickelodeon, 5,1% Cartoonito, 4,5% Rai Yo Yo, 3,7% MTV, 2,5% Canale 5, 2,2% Raiuno, 1,1% Raidue, 0,8% Rete 4, 0,5% La7 e 0,4% Raitre. I primi tre canali televisivi (Rete 4, Canale 5 e La7) non incontrano il gusto degli spettatori più piccoli (7-9 anni) che invece preferiscono guardare, rispetto ai bambini appartenenti alla fascia di età immediatamente superiore (10-11 anni), i programmi in onda su Boing (+10,3%), Cartoonito (+8,1%), Rai Yo Yo (+6,5%) e K2 (+3,1%). Coloro che invece hanno 10 e 11 anni seguono di più la programmazione su Real Time (+4%), MTV (+3,1%) e DMax (+1,6%).

 

TELEFONINO

 

Il 62% dei bambini ha a disposizione un telefonino proprio, contro il 35,4% che ne è sprovvisto. Ad un netto distacco, si collocano, con il 15%, coloro che dichiarano di averne ricevuto uno all’età di 9 anni, seguiti dal 12,7% di coloro che lo hanno avuto a 8 anni e dall’11,1% di quanti lo hanno avuto a 10 anni: sommando queste percentuali al 5,6% di bambini che ne hanno avuto uno tutto loro ad 11 anni, emerge che il 44,4% dei bambini acquisisce un cellulare tra i 9 e gli 11 anni. Il 17,6% ha un cellulare prima dei sette anni: meno di 1 bambino su 10 (l’8,6%) possiede un telefono cellulare ricevuto prima dei 7 anni, mentre il 9% lo ha ottenuto al compimento del settimo anno di età. Si registra infine un forte distacco (+35,6%) tra i bambini di 7, 8 e 9 anni che hanno dichiarato di non essere ancora in possesso di un cellulare tutto loro (52,5%) e i bambini dell’età di 10 e 11 anni (16,9%). Tra i più piccoli, il 14,3% dichiara di averlo avuto a 8 anni, il 9,3% di averlo ricevuto prima dei 7 anni, un altro 9,3% a 9 anni e il 9,1% all’età di 7 anni. Invece, i bambini appartenenti alla seconda fascia di età (10-11 anni) hanno avuto il loro primo telefonino a 9 anni e a 10 anni (21,5% in entrambi i casi), seguiti da coloro che lo hanno ottenuto a 8 anni (11,5%), a 11 (9,4%) e a 7 anni (9%).

Qual è l’utilizzo che i bambini fanno del cellulare? Le due funzioni maggiormente utilizzate risultano essere i giochi (21,2%) e le telefonate (20,5%), seguite dall’invio di messaggi di testo o mms (18,3%) e dall’ascolto di musica (17,5%); quelle meno utilizzate sono invece le applicazioni (2,5%), la navigazione su Internet (5,8%), e la possibilità di scattare e guardare foto e video (6,4%). Le bambine amano scambiarsi sms ed mms (25,5% contro l’11,3% dei bambini che sono soliti farlo), ascoltare la musica (19,3% vs 15,7%), scattare foto e girare video (7% vs 5,8%); mentre i maschi più spesso usano il cellulare per giocare (27,7% contro il 14,6%) e navigare su Internet (7,7% contro il 3,9% ).

A differenza dei giochi, apprezzati e utilizzati da circa un terzo (32,7%) dei bambini tra i 7 e i 9 anni, contro il 14% dei bambini di età subito superiore (10 e 11 anni), le principali funzioni offerte dai cellulari vengono sfruttate maggiormente al crescere dell’età. Le telefonate, la messaggistica e la navigazione passano infatti dalla classe 7-9 anni a quella 10-11 anni rispettivamente dal 15,1% al 24,1%, dal 9,2% al 24,4% e dall’appena 1,5% all’8,5%.

Datemi un’app. Più della metà dei bambini che hanno un cellulare o utilizzano quelli reperibili in casa appartenenti ai genitori o ai fratelli maggiori adora giocare (50,9%), un terzo di esso (32,4%) è solito collegarsi a YouTube,  circa un quarto (il 25,3%) utilizza iTunes o applicazioni simili per ascoltare musica, il 22,5% per navigare tra le pagine del web, mentre il 20,3% utilizza principalmente Instagram o altre applicazioni per le foto. Al di sotto della soglia del 20% appuriamo infine che il 15,8% dei bambini utilizza iMovie o altre applicazioni inerenti i video, il 9,8% utilizza WhatsApp, per scambiare gratuitamente messaggi di testo o foto attraverso il collegamento ad Internet e il 9,4% frequenta i Social Network.

Tra i 7 e i 9 anni l’uso delle applicazioni scaricabili sul telefonino è meno frequente rispetto ai 10-11enni che più spesso (+25,3%) vanno su YouTube (utilizzato abbastanza/molto dal 38,6% dei più grandi contro il 23,9% dei più piccoli), giocano a Angry Birds, Fruit ninja, ecc. (57% vs 42,4%), si collegano ad Internet (26,9% vs 15,6%; +11,3%), usano Instagram o altre applicazioni per le foto (24,4% vs 14,6%; +9,8%), WhatsApp (13,1% vs 5,1%; 8%), i Social Network (12% vs 5,5%; +6,5%), iTunes o altre applicazioni per ascoltare musica (31,8% vs 16,3%; +15,5%) e iMovie o altre applicazioni per i video (17,9% vs 12,7%; +5,2%).

 

INTERNET

 

Il lato oscuro della Rete. Un numero elevato di bambini è esposto a contenuti potenzialmente in grado di turbarli e certamente non adatti alla loro età. Più di un bambino su 4 (25,9%) ammette di essersi imbattuto in pagine Internet contenenti immagini di violenza, il 16% dei bambini ha trovato in Rete immagini di nudo, il 13% siti che esaltano la magrezza, il 12,2% siti con contenuti razzisti.

Per chiunque navighi, la violenza e i contenuti inappropriati sono comunque l’insidia nella quale è più facile imbattersi. I siti di informazione, così come quelli esplicitamente ludici, contengono spesso, senza filtri né particolari avvertenze, foto, immagini e addirittura video violenti, che risultano facilmente accessibili, anche solo per caso, a tutti i bambini che navigano abitualmente senza la supervisione degli adulti. Sono i maschi, più delle femmine, ad incontrare, durante la navigazione, immagini decisamente violente: il 32,7% contro un più contenuto 19% delle bambine. Ciò dipende probabilmente dal fatto che i maschi sono i maggiori fruitori di quei videogiochi che tanto spesso si basano proprio sulla violenza stessa e che sono i più venduti, i cosiddetti “sparatutto”.  Sono invece più numerose le bambine che si sono imbattute in siti con contenuti razzisti (14,5% contro il 10%) o che hanno visitato siti che esaltano la magrezza (14% contro 11,9%).

Internet e privacy. Più di un bambino su 10 riferisce di aver trovato online sue foto private (12,4%) o sue foto che lo mettevano in imbarazzo (10,8%); l’8,3% ha visto pubblicati in Rete video privati, il 7,1% rivelazioni su propri fatti personali, il 6,7% video in cui egli stesso era presente che lo hanno imbarazzato.

I dati confermano che la diffusione di materiale privato costituisce ormai un rischio diffuso persino tra i bambini, che per la loro giovane età dovrebbero avere meno dimestichezza con la pubblicazione di foto e video in Rete e l’utilizzo dei Social Network. Quando si chiede ai bambini di parlare delle esperienze degli altri, il 7,8% ammette che un proprio amico/a si è trovato in pericolo per aver inviato via Internet le proprie password, il 6,8% per aver inviato il numero del proprio cellulare, il 6,4% il proprio indirizzo di casa, il 5,1% una foto di una persona nuda, il 4,2% il numero di carta di credito, il 2,5% la foto di se stesso nudo.

 

ADULTI E TECNOLOGIE

 

Mondi distanti? I bambini ritengono che i propri amici, nonostante la giovane età, sappiano utilizzare Internet più dei propri genitori e dei propri insegnanti. Per il 70,4% dei piccoli infatti i propri amici sanno utilizzare Internet (39,9% “bene”, 30,5% “abbastanza” bene), una percentuale che scende al 67,5% quando invece si tratta dei genitori (30,6% “bene”, 30,5% “abbastanza” ) e al 66% per gli insegnanti (35,8% “abbastanza” e 30,2% “molto”). I nonni invece sono giudicati privi delle competenze indispensabili per utilizzare la Rete: solo il 4,8% ritiene che sappiano navigare molto bene, il 6,1% abbastanza bene, mentre per ben il 61,6% non sono per niente in grado di farlo o lo sanno fare poco (15,5%).

Soprattutto i bambini del Sud giudicano inferiori le competenze informatiche dei propri insegnanti e dei propri nonni giudicandoli “per niente” capaci rispettivamente nel 9,1% e nel 72,4% dei casi. Al contrario, i bambini meridionali – ma anche quelli delle Isole  che fanno registrare il giudizio più negativo nei confronti dei propri genitori (12,9%) – attribuiscono più spesso degli altri ottime capacità di navigazione ai propri amici (per il 45,1% di quelli del Sud e per il 46,5% di quelli delle Isole gli amici sanno utilizzare Internet molto bene). L’incrocio dei dati conferma quindi la percezione del persistere di un certo ritardo del Mezzogiorno nella diffusione della Rete e nell’acquisizione delle competenze necessarie ad utilizzarla da parte degli adulti.

Controllo “a singhiozzo”. La maggioranza dei bambini (63,6%) non possiede un pc proprio ed utilizza quello a cui accedono anche i propri genitori. Solo un terzo dei genitori, però, conosce le password da loro utilizzate in Rete (34,8%); un quarto (24,5%) può accedere alla posta elettronica dei figli. Il 21,9% dei genitori può accedere al profilo Facebook dei bambini. Quanto al cellulare, un genitore su tre conosce il codice pin del cellulare dei propri figli (36,1%), mentre il 15% sa sempre dove sono grazie ad un’applicazione presente nel cellulare. Sono quindi abbastanza frequenti ma non ancora la maggioranza le famiglie in cui i genitori hanno modo di controllare direttamente il telefonino e l’utilizzo di Internet e pc da parte dei bambini. Nella maggior parte dei casi, infatti, i 7-11enni usano il cellulare, navigano e comunicano online (tramite posta o Social Network) senza che madri o padri possano controllare direttamente.

Sono state oggetto d’indagine anche le forme di controllo esercitate da parte dei genitori sulle attività dei figli, in modo più nascosto ma invadente. Al 22,3% dei bambini è capitato di accorgersi che un genitore si trovava alle sue spalle mentre usava il pc, il 20,4% ha notato che i propri messaggi sul cellulare erano stati letti ed il 20,2% che le proprie telefonate erano state ascoltate. Il 16,8% dei bambini riferisce di essersi accorto che i suoi genitori erano entrati nel suo profilo su un Social Network (Facebook, Twitter), per il 13,6% si trattava invece del controllo delle proprie chat e per il 10,4% della posta elettronica.

Forse troppo liberi di scegliere. A quasi la metà dei bambini intervistati (49,4%) capita di scegliere cosa vedere in Internet e su che siti navigare parlandone prima con i propri genitori, ma solo nel 14,4% dei casi ciò avviene sempre (9,2% invece spesso); nella maggioranza dei casi la scelta condivisa riguarda episodi sporadici (qualche volta 13,7% e raramente 12,1%). Il 37,7% del campione, al contrario, non parla mai prima con i genitori di cosa vedere navigando in Rete.

Solo un bambino su 10 (11,4%) riferisce che i propri genitori hanno messo dei controlli/blocchi al computer per impedirgli di avere accesso a siti non adatti alla sua età. Se il 45,1% risponde negativamente, occorre però osservare che un consistente 43,5% non è in grado di esprimersi, segno che moltissimi bambini non sono a conoscenza dell’esistenza di questo tipo di blocchi o ignorano se i propri genitori li abbiano adottati.

 

GIOCO D’AZZARDO

 

Se l’82,9% dei bambini cui è stato sottoposto il questionario dichiara di non aver “mai” giocato online a soldi, la percentuale scende al 74,1% per il gioco a soldi non online: un bambino su quattro risulta coinvolto all’interno di un fenomeno la cui portata e rilevanza non devono essere assolutamente sottovalutate. Gioca spesso a soldi online l’1,4% dei bambini del campione, lo fa qualche volta il 3% e raramente il 3,6%. I giochi che prevedono denaro non online fanno registrare percentuali maggiori (5,1% spesso, 3,8% qualche volta e 6,4% raramente).

Riguardo al gioco d’azzardo non online, al Sud (con il 7%) si colloca la più alta percentuale di bambini che dichiara di giocare “spesso” (rispetto al 2,6% di quelli del Centro). Sono, invece, i bambini che risiedono nell’area geografica del Nord-Est quelli che più frequentemente affermano di giocare “qualche volta” non online a soldi (nel 6,1% dei casi). Interessante anche il dato relativo alle due diverse classi di età prese in considerazione (dai 7 ai 9 anni di età e dai 10 agli 11), dove la percentuale di quanti dichiarano di non aver “mai” giocato non online a soldi scende dal 77,5% dei più piccoli al 71% dei più grandi.

Per quanto riguarda invece il gioco d’azzardo online, i bambini che dichiarano di non giocare “mai” a soldi sono più numerosi al Sud (86,1%) che al Nord-Est (79%).  Per quanto riguarda invece il luogo in cui si gioca più frequentemente, dopo Internet (41%) prevale nettamente la Sala giochi (13,8%); a questo proposito appare interessante notare come dall’incrocio dei dati in base al genere risulta chiaramente che essa viene frequentata molto di più dai maschi (17,3%) che dalle femmine (9,7%).

Il gioco prediletto dai bambini è il Gratta e vinci, cui dichiara di aver giocato il 33,7%, mentre l’11,4% e l’11,1% ha invece giocato rispettivamente alle Lotterie ed al Bingo. Meritevoli di menzione sono inoltre i dati relativi alle diverse aree geografiche di provenienza del campione analizzato, che denotano da un lato un’estrema eterogeneità  (e quindi complessità) del fenomeno in esame, ma dall’altro una maggiore propensione al gioco da parte dei bambini del Nord-Est rispetto a quelli delle altre zone del Paese. Risulta essere estremamente rilevante il fatto che in quattro dei cinque giochi presi in esame per i quali è necessario l’utilizzo di soldi, il Nord-Est prevale, spesso nettamente, rispetto alle altre zone del Paese; nel caso del Gratta e vinci, ad esempio, ben il 44,1% dei bambini del Nord-Est dichiara di avervi giocato (rispetto al 13,2% delle Isole), così come il 22% ammette di aver giocato al Bingo (rispetto al 2,6% delle Isole) ed il 16,6% al Videopoker (rispetto al 2,6% delle Isole).

Infine, per quanto riguarda il Videopoker e le Slot machines, che sono senza dubbio i giochi d’azzardo che destano la maggior preoccupazione, le percentuali di bambini che dichiarano di aver giocato a questi due pericolosi giochi d’azzardo non sono affatto trascurabili (rispettivamente il 7,8% ed il 6,9%), tanto più se si considera che, ammette di non avervi mai giocato, ma che tuttavia vorrebbe farlo, un numero quasi doppio di bambini (rispettivamente il 13,3% ed il 13,5%).

Interrogati sui motivi che li hanno spinti a giocare d’azzardo, i bambini hanno fornito le seguenti risposte: il 18,9% lo ha fatto per puro divertimento, l’11,1% per l’emozione che suscita il gioco o perché lo ha visto fare ad amici e/o parenti, mentre il 9% sostiene di averlo fatto per vincere soldi e/o premi. Tra questi ultimi prevalgono i maschi: l’11,7% rispetto al 5,8%, mentre le bambine  si sentono spinte a giocare dalla voglia di emulare comportamenti di familiari e/o amici (il 14,9% rispetto al 7,8%).Da non sottovalutare nelle motivazioni anche quelle di chi si è avvicinato al gioco dopo aver sentito una pubblicità (6,6%) o per combattere la noia (5,7%) oppure ancora per non dover pensare ai propri problemi (2,1%).

 Il 69,4% dei bambini ha dichiarato di non conoscere nessuno che gioca d’azzardo (anche online) sebbene il 21% di loro ha vicino qualcuno che gioca; la prima categoria di persone che sono loro invece note in quanto giocatori è quella degli “amici” (7,1%), seguita da quella degli “altri” soggetti (4,6%), poi dai “padri” (4%) e da nonni e zii (2,6%).

 

SCUOLA E NUOVI MEDIA

 

La maggior parte delle scuole interessate dall’indagine di Eurispes e Telefono Azzurro sono fornite di personal computer e di laboratori informatici (l’88,9%). Ciò che sorprende è che solo il 71,1% dei computer scolastici sono collegati ad Internet.  Il 77,2% delle scuole ha un sito web nel quale raccogliere le informazioni relative alle attività scolastiche ed extrascolastiche. L’assenza di collegamento ad Internet ha evidentemente consentito solo al 26% delle scuole di sviluppare un blog dell’istituto scolastico e al 13,1% un forum di discussione su tematiche che interessano gli studenti. L’81,5% delle scuole ha una LIM (lavagna interattiva multimediale), mentre ne è sprovvisto solo il 14,4%. L’84,5% di scuole è sprovvisto di tablet e il 30,7% edita il classico giornalino in forma cartacea, contro il 57,9% che non lo ha.  A scapito della funzione fondamentale che potrebbe essere svolta dall’impiego delle tecnologie associato ad un percorso guidato dagli insegnanti che ne esplichino le potenzialità e le modalità di utilizzo, solo il 33,2% delle scuole organizza, secondo i bambini, dei corsi per consentire un uso consapevole di Internet, mentre il 55,3% delle scuole non si attiva in tal senso.

Solo il 3,9% degli studenti ha usato quasi ogni giorno Internet a scuola, mentre il 56,4% non l’ha mai utilizzato e il 34,8% l’ha utilizzato solo qualche volta. Una sorte migliore non l’ha ricevuta neanche la LIM, poiché il 53,8% degli studenti non l’ha mai usata, mentre solo il 10,5% l’ha utilizzata ogni giorno e il 28,8% solo qualche volta. La scarsa presenza di tablet a scuola giustifica il dato relativo al limitato utilizzo dello stesso: infatti, l’86,6% degli studenti non l’ha mai usato a scuola, mentre soltanto il 4% l’ha usato solo qualche volta. Solo il 23,7%  dei bambini ha affrontato in classe il tema della sicurezza in Internet, mentre il 65,3% non l’ha mai discusso in aula. Sulla contaminazione, infine, tra il metodo tradizionale e quello delle nuove tecnologie, si rileva ancora una forma di arretratezza delle nostre scuole, poiché l’84,4% degli Istituti frequentati dai bambini del campione non ha mai preparato materiali da mettere in un blog/forum della scuola. Risulta scarsa anche l’attenzione verso gli E-book: solo l’1,7% dei bambini ha prodotto materiali per un libro digitale quasi ogni giorno, mentre invece l’80,6% non ha mai svolto tale attività e il 6,5% solo qualche volta.

Una mappa “tecnologica” del Paese poco equa. Le scuole del Nord-Ovest detengono il primato per quanto riguarda i laboratori informatici con il 96,4% delle strutture che ne sono fornite, cui segue il Sud con il 95,6%, il Centro che si attesta sull’89,2% e il Nord-Est con l’84,5%. Le Isole, invece, sono quelle che risentono di un’arretratezza maggiore poiché solo il 58,6% delle scuole ha laboratori informatici. Le zone più penalizzate dall’assenza di un collegamento Internet sono quelle delle Isole, dove solo il 31,9% gode di una connessione, mentre nel Nord-Ovest la percentuale raggiunge il 90,3%. Il Sud, in controtendenza, supera il Nord-Est poiché, rispettivamente il 72,5% e il 71,3% dei computer sono collegati ad Internet.

Le LIM sono presenti in maniera quasi del tutto uniforme nell’intera Penisola con una percentuale identica nel Sud e nel Nord-Ovest (88,3%), cui seguono di misura il Nord-Est e le Isole con percentuali che si attestano rispettivamente all’87,8 e all’83,6%. La zona d’Italia che, invece, ha investito meno, rispetto alle altre aree geografiche, nel fornire alle strutture scolastiche le lavagne interattive è il Centro, che mostra una percentuale notevolmente inferiore a quelle registrate altrove (52,8%).

Le risposte dei bambini indicano le scuole del Nord-Est come quelle più fornite di tablet (17,1%); seguono il Sud e le Isole (6,9%), mentre il Nord-Ovest con il 5,2% e il Centro con il 5,6% si attestano come ultimi in questo ambito. Le scuole del Sud e quelle del Nord-Ovest hanno un proprio sito in egual misura (84,7%), come riprova anche del fatto che proprio in queste zone ci sono gli Istituti maggiormente collegati ad Internet. Al Centro il 76,9% delle scuole ha un proprio sito, mentre il Nord-Est con il 68,5% e le Isole con il 51,3% si attestano come le zone geografiche meno fornite di questo complemento.

I dati che emergono in merito all’utilizzo della strumentazione informatica non sono affatto confortanti. Internet viene utilizzato mensilmente in modo discontinuo ed incostante soprattutto nelle Isole (mai nel 73,3%, qualche volta nel 2,6% e quasi ogni giorno solo nel 2,6% dei casi), ma anche in buona parte della Penisola. Spicca il Centro, che evidenzia un uso positivo di Internet nel corso del mese, seppure solo “qualche volta” (49,7%).

Una situazione non migliore si registra nell’utilizzo della LIM, soprattutto al Centro, dove l’87,2% degli Istituti non la utilizza, seguito, in questo “primato negativo”, dalle Isole con il 58,6%. Il Nord-Est, invece, fa un uso sporadico della stessa, solo per il 43,6%. Uno scarso utilizzo dei tablet in classe si osserva in tutte le zone d’Italia, dove si registrano percentuali bassissime sia relativamente all’utilizzo degli stessi con frequenza quotidiana, sia sporadicamente.

La creazione di coscienze consapevoli non solo delle potenzialità, ma anche delle insidie che un uso indiscriminato del mezzo informatico può generare viene quasi totalmente disatteso da parte delle Istituzioni scolastiche. Al Centro, l’81% degli intervistati non ha mai assistito ad una lezione in classe su queste delicate tematiche; su percentuali non troppo distanti si attestano le altre zone d’Italia, come il Nord-Ovest (66,5%) e il Nord-Est (63,5%).

L’arretratezza nell’utilizzo di materiale da destinare al web è trasversalmente riscontrabile in ogni parte d’Italia, con un gravissimo ritardo soprattutto nelle zone centrali: infatti, il 91,8% delle scuole del Centro non ha mai preparato materiali da inserire in blog o forum del sito scolastico, ma non si discostano di molto da tale dato neppure le altre realtà territoriali come il Sud, dove si registra una percentuale dell’86,1%, oppure il Nord-Ovest, dove la stessa raggiunge l’83,9%.  Infine, solo l’8,8% degli intervistati del Nord-Est ha prodotto “solo qualche volta” testi per E-book; seguono gli studenti del Sud (8,3%), quelli del Nord-Ovest (6,5%) e quelli del Centro (4,6%).

 

SENSAZIONI

 

L’età della spensieratezza si presenta generalmente caratterizzata da moltissimi momenti di serenità e pensieri positivi: infatti si dichiara spesso divertito il 65,5% dei bambini e il 64,8% felice.

Di contro occorre rilevare che sentimenti opposti e negativi coinvolgono comunque una larga parte dei bambini. Il 24,7% infatti dichiara di vivere stati di depressione qualche volta  (19,1%) o spesso (5,6%); se a questi si aggiungono i bambini che sentono un senso di depressione anche se solo raramente (17,7%) emerge un disagio che tocca il 42,4% dei bambini, 4 su 10. Allo stesso tempo, a non sentirsi mai felice è il 2,9% dei bambini, il 13,8% dice di esserlo qualche volta e il 6,9% raramente (23,6% in totale).

Solo il 24,8% dei bambini riferisce di non vivere stati d’ansia, mentre il 12,2% dice di viverli spesso e il 24,4% qualche volta: l’ansia coinvolge anche il restante 25% dei bambini sebbene raramente.

Il 31,8% dei piccoli non si sente mai solo, ma un bambino su dieci si sente “spesso” solo, seguito dal 21,8% cui capita di vivere “qualche volta” questa sensazione e dal 24,2% che soffre di solitudine, ma raramente.

I bambini si sentono in imbarazzo spesso (7,2%) e qualche volta (18%) nel 25,2%, molti dichiarano di esserlo raramente 24,9%, mentre il 35,1% non lo è mai.

La noia è un sentimento abbastanza comune tra i bambini tanto che solo 1 su 5 non l’ha mai provata (20,7%), contro l’11,9% che riferisce di provarla spesso e chi invece si annoia qualche volta (28%) o raramente (26%). La rabbia è molto diffusa: la prova infatti qualche volta (35,4%) o spesso (16,4%) complessivamente il 51,8% dei bambini seguiti da quanti sono arrabbiati solo raramente (21,9%). Allo stesso tempo i sentimenti di paura non colgono mai solo il 32,5% dei bambini, mentre sono una costante per il 7,7% che li prova spesso, seguiti da chi ha paura qualche volta (18,8% ) o raramente (27,3%).

Coloro che hanno 10 e 11 anni si arrabbiano e si annoiano più facilmente dei più piccoli, vivendo più frequentemente anche stati di ansia (se si sommano “qualche volta” o “spesso” è ansioso il 44,4% dei bambini di 10-11 anni contro il 29,8% dei più piccoli) e di solitudine (se si sommano “qualche volta” o “spesso” si sente solo il 33,2% dei bambini di 10  e 11 anni contro 31,6% dei più piccoli).

 

 

IDENTIKIT DELL’ADOLESCENTE

 

LA CRISI ECONOMICA NELL’ESPERIENZA DEGLI ADOLESCENTI

 

La famiglia di 1 adolescente italiano su 2 è stata colpita dalla crisi. Nel 2010 più di un adolescente su quattro riteneva che la crisi economica avesse colpito la propria famiglia (29%), oggi ben la metà dei ragazzi (50,1%) si dice consapevole della difficile situazione economica che vive in prima persona nella propria famiglia. È opinione condivisa dal 55,6% dei ragazzi del Nord-Ovest e dal 55,5% delle Isole, seguiti dal 52,6% di coloro che vivono nel Nord-Est, dal 46,1% degli adolescenti del Centro e dal 44,7% del Sud Italia. I ragazzi mostrano una certa sensibilità nell’osservare che questa è una problematica condivisa dalla nostra società, visibile in particolar modo agli occhi di coloro che hanno 15-18 anni: l’80,6% rispetto al 65,1% dei più piccoli (12-15 anni).

Sebbene nel 64,9% la situazione professionale dei genitori complessivamente appaia invariata, in quasi una famiglia su tre (30,9%) la crisi economica ha costretto a dei cambiamenti nella condizione lavorativa.  Una condizione gradualmente peggiorata rispetto alla rilevazione del 2010, quando la situazione occupazionale era rimasta la stessa nel 74,5% dei casi, laddove solo il 18,9% degli adolescenti riferiva cambiamenti nella situazione lavorativa dei genitori.

I genitori non hanno perso il lavoro secondo l’82,7% dei ragazzi (il 12,2% afferma il contrario, quindi 1 genitore su 10 ha perso il lavoro), non sono stati collocati in cassa integrazione per l’84,6% (ma è stato così per il 9,8%) e non si sono dovuti trasferire in un’altra città per questioni occupazionali (nel 87,4% dei casi contro il 6,2%). Il 78,8% dei genitori non ha dovuto ridurre l’orario di lavoro (contro il 15,4%).

Il Nord-Ovest condivide con il Sud e le Isole il problema della perdita del lavoro (rispettivamente nel 15%, nel 13,5% e nel 13,3% dei casi); situazione peraltro simile rispetto alla collocazione dei genitori in cassa integrazione (13,1% Nord-Ovest, 12,1% Isole e 9,9% Sud). Se sono maggiormente i ragazzi intervistati presso le regioni del Nord a riferire la necessità dei genitori di ridurre l’orario di lavoro (il 21% nel Nord-Ovest e il 16,6% nel Nord-Est), è ancora una volta nel Sud Italia che emerge il bisogno di emigrare per cercare una condizione professionale migliore (7,5%).  In questo scenario, la situazione lavorativa sembra essere cambiata principalmente al Nord-Ovest (36%) e al Nord-Est (34%), seguiti dal Sud (29,8%), dalle Isole (27,6%) e dal Centro Italia (25,7%).

Misure di emergenza per affrontare la crisi. La larga maggioranza degli adolescenti, il 59,2%, riferisce che la propria famiglia ha dovuto prestare negli ultimi mesi maggiore attenzione alle spese tagliando quelle extra come le cene fuori e i divertimenti. Moltissime famiglie (48,4%) hanno effettuato addirittura tagli sui beni alimentari e sul vestiario oppure hanno deciso di rinunciare alle vacanze (23,9%). Il ricorso a prestiti ha invece interessato il 9,1% delle famiglie dei ragazzi e solo nel 4,4% dei casi un affitto/mutuo troppo elevato ha costretto ad un cambio di abitazione. Nel 26,1% dei casi gli adolescenti segnalano una situazione economica così grave che la propria famiglia ha difficoltà ad arrivare alla fine del mese.

Nonostante le difficoltà, i genitori cercano di dare il meglio ai propri figli e di non far pesare sulle loro esigenze le difficoltà economiche, infatti solo in 2 casi su 10 i ragazzi hanno visto ridotta la propria paghetta.

L’esigenza di uniformarsi ad uno stile di vita più sobrio è sentito in particolar modo dalle famiglie dei ragazzi più grandi: secondo i 16-18enni in famiglia si presta maggior cura alle spese per i prodotti alimentari o di abbigliamento (nel 56,4% contro il 43,7% dei più piccoli) e a quelle non strettamente necessarie (il 69,7% contro il 52,4%); allo stesso tempo sono coloro che affermano di aver rinunciato alle vacanze (31,5% contro il 18,9%) e che dichiarano le maggiori difficoltà familiari ad arrivare alla fine del mese (il 32,7% dei ragazzi di 16-18 anni vs 21,7% di coloro che anno 12-15 anni). Sono, inoltre, i più grandi ad aver visto ridurre la paghetta: il 23,8% rispetto al 16,3%.

La maggior parte dei ragazzi è consapevole della crisi e decide di aiutare i genitori. Gli adolescenti si dimostrano particolarmente responsabili quando riferiscono di aver adottato una maggiore accortezza nelle proprie spese. In particole il 63,7% ha deciso di spendere meno nell’acquisto di nuove tecnologie, di risparmiare sui soldi spesi con il cellulare (53,9%), per i vestiti (57,8%) e per le uscite. Alcuni invece hanno deciso di fare a meno della paghetta (33,7%).

La “mappa” delle inquietudini degli adolescenti. Solo il 30,1% dei ragazzi non si sente affatto preoccupato per le difficoltà economiche incontrate dalla propria famiglia. Un ragazzo su 10 ha spesso questa preoccupazione (11,2%), al 26% succede qualche volta di sentirla e al 29,7% raramente.

Il 30,5% dei ragazzi si dice spesso (10,2%) e a volte (20,3%) preso dalla preoccupazione per i problemi di lavoro dei propri genitori; un sentimento che, anche se raramente, interessa anche un altro 26,9% degli adolescenti. La paura di non trovare lavoro da adulti è largamente diffusa, tanto che solo il 18,2% degli adolescenti dice di non averla; si tratta di un timore che prende spesso (28%) e qualche volta (31,7%) ben il 59,7% dei giovani e raramente il 19%. Probabilmente consci che, nel contesto attuale, non sarà un’istruzione più elevata a cambiare le difficoltà occupazionali che incontreranno, più della metà degli adolescenti (54,9%) non si sentono preoccupati dalla possibilità di non potersi in futuro permettere di andare all’Università; d’altra parte, questo è un timore spesso (9,1%), a volte (12%) e di rado (20,8%) avvertito dal 41,9% dei giovani.

 

MEDIA, TELEFONINI E INTERNET

 

Completamente immersi nelle tecnologie. Hanno una mano sul mouse e davanti agli occhi lo schermo di un pc, con l’altra mano scrivono messaggi sullo smartphone, un auricolare porta ad un orecchio la musica e con l’altro orecchio ascoltano la Tv sintonizzata sul canale preferito. È così che i giovani si muovono nei meandri della più moderna tecnologia, dando vita ad una generazione “multitasking”. Conducono una vita che non potrebbe essere pensata né vissuta senza quegli strumenti, sempre più evoluti, che permeano tutti gli aspetti più importanti della loro vita, dallo studio al divertimento, dalle necessità comunicative al bisogno di socializzazione. I giovani vivono completamente immersi nella tecnologia, ognuno con le proprie preferenze ed in base al livello di alfabetizzazione tecnica acquisita, ma tutti in simbiosi con strumenti di comunicazione, apparecchi informatici e tecnologie digitali all’avanguardia.

Fruizioni tecnologiche: mai senza il cellulare, pc, Intenet e Tv. Il 26,3% dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni guarda la Tv fino ad un’ora al giorno, il 41,2% da una a due ore al giorno, ben il 21,7% dalle due alle quattro ore e il 6,6% oltre le quattro ore; solo il 4% non la guarda mai.

Sono pochissimi coloro i quali non trascorrono neanche cinque minuti al giorno davanti ad un pc (5,9%), mentre il 27,1% dei ragazzi lo fa fino ad un’ora al giorno, il 33,5% da una a due ore, il 20% da 2 a 4 ore e il 13% dalle 4 ore in su. Allo stesso modo, Internet non è usato solo dal 4,3% dei ragazzi, mentre un 23,4% naviga per un’ora al giorno, un 32,2% da una a due ore al giorno, un 22,8% da due a quattro ore e il 16,2% oltre le quattro ore. La fruizione massiva di pc e Internet è superiore anche a quella della Tv.

Il cellulare viene utilizzato fino ad un’ora al giorno dal 21,9% dei ragazzi, da una a due ore al giorno dal 14,7%, da due a quattro ore dal 14,5% e mai dal 7,2%. Il 40,5% degli adolescenti invece usa il cellulare oltre le quattro ore giornaliere.

Il 65,5% dei ragazzi non ascolta mai la radio, mentre a farlo fino ad un’ora al giorno è il 24. Il lettore b conosce un utilizzo pari ad un’ora al giorno nel 26,3% dei casi e da 1 a 2 ore al giorno dal 19% dei ragazzi, contro un 48,1% che dichiara di non farne uso.

Nonostante il 41,4% dichiari di non utilizzare Playstation, PSP, Xbox e Wii, la maggior parte degli adolescenti (57,1%) si trovano a passare il tempo con la console dividendosi tra il 26,1% che ne fa un uso moderato (fino ad un’ora al giorno), il 17,5% che la usa da 1 a 2 ore, il 7,8% da 2 a 4 ore, mentre il 5,7% fa parte dei gioco-dipendenti (oltre le 4 ore). Per quanto riguarda le console muliplayer, il 19,5% dei ragazzi interagisce con i videogames fino ad un’ora al giorno, il 9,2% da 1 a 2 ore, mentre il 61,4% non ne fa uso, perché probabilmente non ne è in possesso.

Il lettore Mp3 o iPod viene utilizzato mediamente fino ad un’ora al giorno nel 38,1% dei casi, da 1 a 2 ore nel 22,6%, il 22,7% dichiara di non utilizzarlo e sotto la soglia dei dieci punti percentuale troviamo un 8,7% di ragazzi che lo ascoltano da due a quattro ore al giorno e un 6,7% che lo fa oltre le quattro ore giornaliere.

Infine, l’iPad/tablet e l’E-book non fanno registrare ancora un utilizzo diffuso: è infatti rispettivamente il 73% e l’87,9% a dichiarare di non utilizzarli mai contro un 12,3% e 6% che li usano fino ad un’ora al giorno.

Se i ragazzi tra i 12 e i 15 anni usano il cellulare fino ad un’ora al giorno (nella misura del 27,1% contro il 13,1% dei ragazzi di età compresa tra i 16 e i 18 anni), il tempo di fruizione aumenta con il crescere dell’età: usano infatti il telefonino da due a quattro ore al giorno il 13,5% dei più piccoli e il 16,1% dei più grandi, mentre oltre le 4 ore al dì il 32,2% dei 12-15enni contro il 54,4% dei 16-18enni. L’uso dei videogiochi resta legato ad una fascia di pubblico più piccola: la console tradizionale viene infatti utilizzata dai 12-15enni nella misura del 29,9% (contro il 20,6% dei più grandi) fino ad un’ora al giorno e la console multiplayer dal 24% dei più piccoli contro il 13,1% dei ragazzi di età compresa tra i 16 e i 18 anni. Il computer e Internet fanno registrare come differenza il tempo di fruizione: è il 17,5% dei più piccoli e il 24,3% dei più grandi ad utilizzare il pc da due a quattro ore al giorno e il 19,2% e il 28,8% ad usare Internet da due a quattro ore al giorno, mentre la situazione si ribalta se ad essere preso in esame è un tempo più ridotto (fino ad un’ora al giorno), che vede come fruitori il 28,5% dei 12-15enni contro il 24% dei 16-18enni nel caso del pc e il 26,1% contro il 18,6% per quanto riguarda Internet.

Come cambia il modo di fruire dei contenuti televisivi. Preferisce guardare in tempo reale i programmi in Tv il 68,7% degli adolescenti (il 28,5% lo fa abitualmente e il 40,2% abbastanza spesso). La visione in diretta di un programma televisivo attraverso il sito Internet del canale, che concerne dunque una sostituzione del contenitore (dalla televisione a pc, cellulare o tablet) è preferita da una piccola parte dei ragazzi (l’1,8% dichiara di farlo “molto” e il 7,1% “abbastanza”), contro una più ampia percentuale di quanti non lo fanno mai o soltanto qualche volta (88,9%). Sono invece un po’ di più i ragazzi che guardano un programma tramite connessione al sito del canale televisivo scaricandolo e utilizzando tempi diversi, passando dalla visione in diretta a quella in differita, adattando la visione ai propri impegni ed orari, ribaltando dunque il principio stesso di palinsesto. È il 3,7% a preferire questa modalità di visione e l’11,3% a gradirla “abbastanza”, contro un ben più alto 83% di coloro che non hanno modificato troppo le vecchie abitudini ( “per niente” il 58,5 e “poco” il 24,5%).

Infine, troviamo che inizia a diffondersi un nuovo modo di fruire dei contenuti dalla Tv: piuttosto che seguire interamente un programma dall’inizio alla fine c’è chi preferisce, per mancanza di interesse o di tempo, selezionare ad esempio da YouTube o siti simili pezzi di programma ritenuti di maggior interesse rispetto alla sua interezza: lo fa spesso il 6,1% dei ragazzi, abbastanza il 16,7%, poco il 37,6%.

Il futuro della Tv. Per l’80,8% degli adolescenti la Tv offre un’ampia gamma di canali che trasmettono programmi adatti ad una pluralità di pubblico, grazie all’introduzione del digitale terrestre (è poco d’accordo con questa affermazione il 14,1% e non lo è affatto solo il 4,7% dei ragazzi).

Alla quasi unanimità (93,2%) i ragazzi sostengono che la televisione non ha i giorni contati e non è un “mezzo superato” destinato a scomparire (risponde “abbastanza” il 4,9% e “molto” solo l’1,5%). Inoltre il 72,8% sostiene che il pubblico a cui si rivolge la televisione non è soltanto o in larga parte costituito dal mondo adulto e dai più anziani (seppure risponda “abbastanza” il 21,9% dei ragazzi) e il 64,2% non ritiene che i giovani preferiscano guardare la Tv via Internet (tuttavia risponde “abbastanza” il 25,9%).

Il 45,3% dei ragazzi ritiene infine che la televisione sia lo strumento tecnologico che fa più compagnia contro il 53,2% che afferma l’opposto e il 48,5% ritiene che ad essere degni di interesse siano soltanto i programmi messi in onda dalle televisioni a pagamento (contro il 50,9% che si esprime in maniera opposta).

Cellulare: la differenza la fanno funzioni e applicazioni. Solo l’1,2% degli adolescenti italiani non ha un cellulare. La metà del campione (il 49,9%) preferisce lo scambio di notizie e informazioni attraverso la messaggistica di testo e immagini (sms ed mms) piuttosto che tramite le telefonate, utilizzate principalmente dal 23,2% dei ragazzi. L’8,8% dei giovani si collega ad Internet tramite cellulare, il 7,6%  ascolta la musica, il 3,4% scarica ed utilizza le applicazioni, il 3,1% gioca e il 2,2% maneggia foto e video.

Le ragazze prediligono l’utilizzo di sms ed mms per tenersi in contatto (60% vs 38,6%), i ragazzi preferiscono invece le telefonate (27,9% contro il 19%), la navigazione su Internet (10,7% vs 7,1%), l’ascolto di musica (8,2% vs 7,1%), l’uso di applicazioni (5,1% vs 1,7%) e giochi (4,9% vs 1,5%). Tra i ragazzi più grandi (16-18enni) messaggia il 61,5%, mentre i 12-15 lo fanno nel 42,5% dei casi, privilegiando invece l’uso delle telefonate (26,9% contro il 17,1%).

Le applicazioni per cellulari maggiormente usate dai ragazzi (accorpando le risposte “molto” e “abbastanza” sull’utilizzo) sono: il collegamento a Internet (54%), l’uso dei Social Network quali Facebook e Twitter (50,8%), la visione di filmati su YouTube (49%), l’utilizzo di giochi quali Angry Birds e Fruit ninja (44,8%). Seguono iTunes o altre applicazioni per ascoltare musica (26,8%), Instagram o altre applicazioni per le foto (21,8%), Live Score o altre applicazioni con aggiornamenti sui risultati sportivi (18,8%), preferite largamente dal pubblico maschile. Chiudono la classifica l’utilizzo di mappe o del navigatore (13,8%), di Skype (10,8%) e di iMovie o altre applicazioni per i video (10,4%).

Fear of missing out. Quale sarebbe la paura più grande dei ragazzi se gli fosse preclusa di collegarsi ad Internet? Il 55,7% avrebbe paura di non venire a sapere le cose, di non venire a conoscenza o non essere aggiornato su eventi e appuntamenti, il 50,2% di essere tagliato fuori da ciò che quotidianamente accade nel mondo, il 46,5% di perdersi qualcosa di divertente, il 38,4% di non avere più la possibilità di conoscere nuove persone, il 31,9% di perdersi qualcosa di più interessante della vita normale, il 22% di restare fuori dalla propria cerchia di amicizie, che molto si nutre e si cementa nel web e sui Social Network, il 17,2% di perdere l’opportunità di trovare un partner.

A rischio dipendenza da Internet. Alla domanda “ti capita, quando sei connesso a Internet, di non riuscire a staccarti, anche se ti sei riproposto di farlo?” quasi metà degli adolescenti (47%) risponde “qualche volta”, al 14,5% accade spesso e al 7,2% sempre. Solo il 30,3% dei ragazzi non mai messo in atto comportamenti di dipendenza, anche se con diverse gradazioni, dalla Rete.

Navigare in mare di rischi. Un terzo dei ragazzi (33,9%) ha navigato in siti di immagini pornografiche e che esaltano un corpo palestrato (32%); il 19,3% ha visitato siti che incitano alla violenza, all’odio contro gli stranieri (13,1%) e a commettere un reato (12,1%); hanno inoltre navigato all’interno dei siti che esaltano l’anoressia (9,9%) o il suicidio (4,9%), con consigli annessi.

Mentre il mondo adulto combatte per affermare e far valere sempre più il proprio diritto alla riservatezza, tra i giovani sembra imperversare il pubblico dominio delle informazioni di carattere privato e personale. Alla domanda “ti è mai capitato di trovare online…” i ragazzi hanno risposto: foto o video imbarazzanti che ritraggono i coetanei (40,1%), loro foto che per quanto non imbarazzanti non avevano ricevuto una preventiva autorizzazione ad essere messe online (32,2%), pettegolezzi o falsità sul proprio conto (23,6%), foto o video imbarazzanti che ritraggono altri adulti di loro conoscenza (20,8%), foto personali che hanno creato loro imbarazzo (20,5%), foto o video imbarazzanti riguardanti i loro insegnanti (17,5%), frasi che rivelano loro fatti personali (16,8%), video non imbarazzanti, ma che non avevano autorizzato a mettere online (16,6%) e video spiacevoli in cui erano presenti (11,1%). 

 

ADULTI E TECNOLOGIE

 

Divari digitali, generazionali. Ai propri amici gli adolescenti attribuiscono capacità di navigare molto buone (76,3%; nel 19,5% dei casi abbastanza buone), ai nonni decisamente scarse (per il 79,6% non sanno navigare per niente, per il 14,6% poco). Gli insegnanti vengono giudicati abbastanza competenti dal 50,2%, molto competenti solo dal 7%, poco dal 34,9%, per niente dal 7,3%. I genitori, considerati leggermente meno competenti degli insegnanti, per la maggioranza dei ragazzi sanno utilizzare Internet abbastanza (39,3%) o molto bene (13,7%); tuttavia per il 35% sanno usarlo poco e per l’11,5% per niente. L’opinione degli adolescenti conferma il quadro più prevedibile: giovanissimi che dimostrano grande dimestichezza con Internet, adulti in fase di avvicinamento ed apprendimento, divisi tra chi ha colmato il divario di conoscenze e chi è rimasto parzialmente “fuori”, anziani nella larghissima maggioranza dei casi fermi all’analfabetismo informatico.

Adulti e modalità di controllo. A ben il 46,8% degli adolescenti è capitato di accorgersi che i genitori erano alle loro spalle mentre utilizzava il pc, il 31,8% si è accorto che avevano letto i messaggi sul loro telefono, il 25,2% che avevano ascoltato le loro telefonate. Altri si sono accorti che i genitori erano entrati nel loro profilo Facebook/Twitter (19,6%), avevano letto le loro chat (15,4%), avevano letto la loro posta elettronica (15,3%). I ragazzi più grandi (16-18 anni) dichiarano più spesso rispetto a quelli più piccoli (12-15 anni) di essersi accorti che i genitori stavano alle loro spalle mentre usavano il computer (53,8% contro 42,2%) e avevano ascoltato le loro telefonate (31,5% contro 21,4%).

I genitori sembrano adottare strumenti di controllo più semplici ed alla loro portata (guardare lo schermo del pc, ascoltare le telefonate, ma anche leggere gli sms); è sicuramente meno facile accedere alla posta elettronica dei figli o entrare nei loro profili sui Social Network.

 

I rischi a cui ci si espone maggiormente. Gli adolescenti riferiscono che ai propri amici è capitato di esporsi a rischi per aver inviato via Internet le proprie password (16,9%); al secondo posto si colloca chi ha inviato il proprio numero di cellulare (11,8%). Il 7,5% delle situazioni spiacevoli sperimentate indirettamente dai ragazzi riguarda l’invio online di foto di persone nude, il 6,9% di foto di se stesso nudo, il 5,2% del proprio indirizzo di casa, il 2,9% del numero di carta di credito.

 

SCUOLA E TECNOLOGIE

 

Il ritardo nella dotazione e nell’uso della tecnologia. Nelle scuole degli adolescenti intervistati vi è una diffusissima presenza di laboratori informatici (94,6%) e di un sito Internet dell’Istituto (94,3%). Risultano molto diffuse anche le LIM (Lavagne Interattive Multimediali), presenti nell’81,2% dei casi e nel 79,8% delle scuole tutti i computer sono connessi alla Rete. Sono stati rilevati d’altronde aspetti meno incoraggianti: meno di un terzo dei ragazzi (30,6%) riferisce che nella sua scuola si organizzano corsi per utilizzare Internet in modo consapevole. Nel 29,8% dei casi la scuola possiede un Blog, nel 28,6% un giornalino scolastico, nel 21,4% un forum; la presenza dei tablet è ancora irrisoria (3,3%).

In tutte le aree del territorio, la presenza dei laboratori informatici e di siti Internet dell’istituto supera il 90% dei casi. D’altra parte, se si considera il collegamento ad Internet di tutti i pc della scuola, il Sud si dimostra in ritardo (71,4%), soprattutto rispetto al Centro (88,1%), al Nord-Est (85%) ed alle Isole (84,5%), mentre il Nord-Ovest si colloca in posizione intermedia (76,6%). Per quanto concerne la presenza delle LIM, le scuole del Sud (72,6%) e del Centro (71,7%) risultano meno attrezzate rispetto a quelle del Nord-Ovest (86,4%) e delle Isole (86,8%), ma soprattutto rispetto a quelle del Nord-Est (96,4%).

L’organizzazione di corsi scolastici per l’utilizzo consapevole di Internet è frequente soprattutto al Centro (43,6%) e meno frequente della media al Nord-Ovest (18,5%) e nelle Isole (19%). I giornalini scolastici sono particolarmente diffusi negli Istituti scolastici del Centro (addirittura nel 64,6%); meno della media nelle Isole (13,8%), al Nord-Ovest (15%), al Sud (18,3%). I Blog scolastici hanno scarsa diffusione al Nord-Est (17,4%); sono invece più comuni nelle scuole del Sud (35,6%), nel Nord-Ovest (32,7%) ed al Centro (31,3%). Lo stesso si riscontra per i forum della scuola (solo 8,9% al Nord-Est), che vedono invece la loro massima diffusione al Centro (28,9%). La presenza di tablet è estremamente rara in tutte le scuole.

Quasi la metà degli adolescenti intervistati dichiara di non aver mai utilizzato nell’ultimo mese Internet con gli insegnanti (46,2%), e solo il 10% del totale dichiara di averlo utilizzato quasi ogni giorno.  Percentuali simili si registrano per l’utilizzo delle LIM: il 46% non le ha mai usate nell’ultimo mese, il 17,6% dichiara di averle usate quasi ogni giorno. Il 72% del campione riferisce che i propri insegnanti non hanno mai parlato in classe, nell’ultimo mese, di temi riguardanti la sicurezza in Internet; uno su 4 (25,7%) lo ha fatto solo qualche volta. Il 92,3% dei ragazzi afferma di non essersi mai applicato con i propri insegnanti al lavoro di preparazione di materiali da mettere sui blog/forum. Altrettanto raro risulta essere il lavoro di elaborazione di testi per un e-book: ben il 93,1% non lo ha mai svolto in classe nell’ultimo mese; il 4,5% solo qualche volta.

 

SEXTING

 

Oltre 1 adolescente su 4 (25,9%) afferma di aver ricevuto sms/mms/video a sfondo sessuale; al 73,7%, al contrario, non è mai capitato. I dati confermano che tra i giovanissimi l’esperienza del sexting non rappresenta un’eccezione, ma è invece piuttosto comune.

Il fenomeno ha subito un aumento sorprendente: gli adolescenti dai 12 ai 18 anni che dicono di aver ricevuto sms, mms, video di natura sessuale sono passati dal 10,2% al 25,9%. Questo forte incremento è stato inoltre senza dubbio favorito dall’ulteriore diffusione degli smartphone, che rendono la produzione e l’invio di foto e video ancora più semplici ed immediati rispetto ai telefonini tradizionali. Oltre un terzo dei maschi (33,8%) ha ricevuto contenuti sessuali via telefonino, a fronte del 18,8% delle coetanee. All’aumentare dell’età cresce anche la percentuale di ragazzi che hanno sperimentato il sexting come destinatari: dal 22,5% dei 12-15enni si passa al 30,3% dei 16-18enni, quasi un ragazzo su 3.

Ad inviare i messaggi amici, partner e sconosciuti. La quota più alta degli adolescenti che riferisce di aver ricevuto messaggi, foto o video con contenuto sessuale indica come mittente un amico o un’amica (38,6%). Seguono un 27,1% che ha ricevuto questi messaggi dal proprio partner, un 22,7% che li ha ricevuti da una persona estranea, il 9,9%, infine, cita un conoscente.

I ragazzi riferiscono di essere stati coinvolti nel sexting soprattutto da amiche/amici (44%); il 24,6% da parte della partner, il 19% da una persona estranea, il 10,7% da un/una conoscente. Per le ragazze prevalgono invece i messaggi di contenuto sessuale mandati dal partner (30,9%), ma le risposte si dividono equamente tra partner, amici (30,2%) ed estranei (28,4%).

Le reazioni dei ragazzi: tra divertimento e indifferenza. Le reazioni degli adolescenti intervistati alla ricezione di invio o filmati a sfondo pornografico (sexting) sono prevalentemente positive. Il 30,1% dice che gli ha fatto piacere, il 29,1% che lo ha divertito. Le reazioni negative ammontano complessivamente al 23,1%, quindi poco meno di un caso su 4: il 10,7% si è sentito infastidito, il 6,6% imbarazzato, il 2,9% spaventato ed il 2,9% angosciato. Il 16% è invece rimasto indifferente.

Il 12,3% degli adolescenti ammette di aver inviato sms/mms/video a sfondo sessuale. Pur riguardando più di un ragazzo su 10, si tratta di una percentuale significativamente più bassa rispetto a quella di coloro che affermano di essere stati oggetto di sexting (un adolescente su 4). È perciò ragionevole ipotizzare che il valore sia sottostimato a causa del pudore e della reticenza a rivelare comportamenti di natura privata e spesso socialmente disapprovati. Nel 2011 solo il 6,7% dei ragazzi ammetteva di aver inviato messaggi con contenuto sessuale tramite telefonino. In un anno la quota è dunque raddoppiata.

Il 41,9% di chi ha messo in pratica il sexting riferisce di averlo fatto perché non vede cosa ci sia di male in questa azione. Più della restante metà del campione si divide su risposte eterogenee: il 16,1% dice di averlo fatto con il proprio partner, di cui si fida, l’11,1% dice di averlo fatto per fare uno scherzo, l’8,3% per emulazione rispetto ai propri amici, il 4,6% per provocare/mettere in imbarazzo. Solo l’1,8% rivela intenzioni più malevole, dicendo che voleva che la persona in foto o nel video fosse presa in giro da tutti, mentre pochissimi hanno cercato di far colpo in questo modo su una persona (0,9%). Un preoccupante 2,3% ammette di averlo fatto in cambio di soldi o di una ricarica telefonica, lo 0,9% perché sotto minaccia.

 

GIOCO D’AZZARDO

 

Tra due modalità possibili di gioco a soldi il canale online coinvolge il 12% dei ragazzi (il 2,5% gioca spesso, il 3,4% qualche volta, il 6,1% raramente). Un notevole incremento si ha nella modalità non online con il 27% (il 4,6% gioca spesso, il 10,4% qualche volta, il 12,% raramente). L’universo maschile è maggiormente a rischio. Non giocano mai online a soldi l’80,6% dei maschi rispetto al 93,5% delle femmine; a sottolineare che si tratti di un’abitudine prevalentemente maschile è infine il dato che evidenzia come non giochino mai a soldi in modalità non online solo il 60,1% dei maschi (inoltre va notato che il 7,6% vi gioca spesso e il 15,1% lo fa qualche volta)  a fronte dell’82,7% delle femmine.

Dove giocano gli adolescenti, a che cosa e perché. Internet raccoglie un cospicuo 39,9% delle preferenze, a conferma di come sia il mezzo/luogo con cui i giovani sanno destreggiarsi meglio, seguito dalle sale giochi (17,8%) e dai tabacchi (14,4%). Non superano la soglia del 10% le edicole, il Bingo e i bar/ristorante. I 12-15enni optano per giocare più frequentemente online (lo fa il 44% rispetto al 35,8% dei 16-18enni)  e nelle edicole (lo fa il 6,5% vs il 2,7% dei 16-18enni); i tabacchi sono invece più frequentati da 16-18enni (il 18,7% vs il 10,9% dei 12-15enni), così come il bar/ristorante, preferito dal doppio dei ragazzi più grandi.

L’ambito delle scommesse sportive è quello che stimola i ragazzi a giocare più spesso per soldi online, interessando 1 intervistato su 5 (il 20,2%); tale dato diventa ancora più pregnante se sommato all’occorrenza qualche volta (13,3%) e raramente (11,1%), toccando così il  44,6%, ovvero sfiorando la percentuale di coloro che dichiarano di non averci mai giocato (il 46,4%).

Situazione analoga per il mondo del “Gratta e vinci”, laddove il 49,6% dichiara di avervi giocato (spesso l’8,2%, qualche volta il 19,1%, raramente il 22,3%), superando in questo caso la percentuale di coloro che rispondono “mai”, il 41,6%. Gettonato anche il Pocker (Texas Hold’em, ecc.) al quale i ragazzi hanno giocato nel 32,3% dei casi (spesso 11,7%, qualche volta 9,5% e raramente 11,1%). Seguono con il 29,7% Totocalcio, Tris e Ippica (spesso 11,9%, qualche volta 7,7% e raramente 10,1%); con il 27,6% gli skill games (spesso 7,4%, qualche volta 6,9% e raramente 13,3%); con il 25,4% le Lotterie (spesso 5,3%, qualche volta 5,8% e raramente 14,3%); con il 21,5% le Slot machine (spesso 5,3%, qualche volta 6,6% e raramente 9,3%).

Il 31,6% gioca “per puro divertimento” e il 23,9%, è spinto a giocare dalla possibilità di vincere premi o denaro; seguono l’aver sentito la pubblicità (il 10,1%), l’emulazione di amici o parenti (l’8,2%). In molti non hanno saputo o hanno preferito non rispondere (12,8%).

Uno degli episodi che capita più di frequente ai ragazzi è quello di perdere molti soldi giocando: capita infatti al 24,9% (spesso al 3,7%, qualche volta al 5,8%, raramente al 15,4%). Sente di frequente l’esigenza di giocare il 25,2% (spesso al 5%, qualche volta all’8%, raramente al 12%), sintomo di un’allarmante tensione compulsiva nei confronti del gioco d’azzardo da parte degli adolescenti. Il 16,4% dei ragazzi tende a giocare tutti i soldi che ha a disposizione (spesso il 4%, qualche volta il 4,5%, raramente il 7,9%); il 15,1% ha l’abitudine di sottrarre soldi in casa o dove capita (lo fa spesso 2,9%, qualche volta il 5%, raramente il 7,2%). Infine, la pratica di chiedere soldi in prestito ad amici o parenti è perseguita dal 13,7% dei giovani (il 3,4% lo fa spesso, il 3,7% qualche volta e il 6,6% raramente).

 

VIOLENZA

 

In questo lavoro si è voluta indagare per la prima volta la dating violence, ovvero la presenza di violenza fisica o psicologica all’interno dei rapporti di coppia vissuti dagli adolescenti.

Dai dati emerge come sia estremamente diffuso rapportarsi con il proprio ragazzo/ragazza urlando: ne è vittima infatti quasi un terzo degli intervistati, ovvero il 29,1%; segue l’insulto, che registra il 20,9%. Tra le opzioni inerenti le varie forme di minaccia, quella subita più spesso è l’essere lasciati dal proprio ragazzo/ragazza nel caso non si faccia ciò che viene detto (8,7%). Dai dati emerge come le violenze verbali prevalgano su quelle fisiche: il 5,4% degli adolescenti dichiara che il proprio partner ha minacciato di picchiarlo.

Alla domanda “Ti è mai capitato che una tua amica/amico stesse con un ragazzo/ragazza che…” spiccano le risposte affermative alle seguenti eventualità in ordine di frequenza: urlasse con lei/lui (il 40,4%), la/lo insultava (il 34,5%); la/lo minacciava di lasciarla/lo se non avesse fatto quello che diceva (con il 20,8%); la/lo picchiava e la/lo minacciava rispettivamente con il 14,7% e il 13,5%. Il 6,2% dei ragazzi riferisce che l’amico/l’amica erano minacciati dal partner con la pubblicazione di foto o video privati online. Ai ragazzi di 16-18 anni accade con maggiore frequenza di essere testimoni di situazioni di violenza in coppie di amici, mediamente al 50% in più rispetto ai 12-15enni.

 

ALCOLISMO

 

Il 64% ragazzi di 12-18 anni raggiunti dall’indagine dichiara di bere alcolici. Si tratta quasi di un’abitudine per il 10,6% e per il 2,5% che ne fa un uso quotidiano, mentre sceglie qualche volta questo genere di bibite il 50,9%. Solo il 35,2% dei ragazzi afferma di non essere interessato all’alcol.

Se quasi la metà dei ragazzi tra i 12 e i 15 anni a dichiara di non bere mai alcolici, solo il 14,2 % dei più grandi condivide tale affermazione. Infatti, affermano di bere spesso alcolici il 16,7% dei 16-18enni contro il 6,8% dei più piccoli, e sono ben il 65% dei primi contro il 41,8% dei secondi coloro che  dichiarano di farne uso alcune volte.

Il consumo di alcolici sembra avere inizio soprattutto nel periodo della scuola media: è così per il 65,7% dei ragazzi più giovani e per il 44,1% dei più grandi. Questi ultimi – ben il 46,2% – dichiarano, inoltre, di aver bevuto alcolici la prima volta dopo i 15 anni. Allo stesso tempo si deve sottolineare anche che il 21,1% dei protagonisti della ricerca aveva meno di 11 anni quando hanno bevuto la prima bevanda alcolica.

La birra è la bevanda preferita dai ragazzi che dichiarano di farne un consumo abituale (spesso nel 21,1% dei casi e qualche volta nel 34,2% contro il 13,1% e il 34,3% delle compagne), mentre sembra essere una scelta piuttosto femminile quella di bere cocktail o gli aperitivi alcolici (spesso nel 17,3% e qualche volta nel 39,3% contro, rispettivamente, il 12,9% e il 28,2% dei compagni).

I superalcolici sono richiesti abitualmente dall’11,7% dei maschi e dall’11,2% delle femmine, ai quali si aggiunge ad ogni modo un consumo occasionale del 25% delle ragazze e del 19,2% dei ragazzi. Gli shottini attraggono spesso il 12,5% dei maschi e il 10,2% delle ragazze e che viene acquistata qualche volta rispettivamente nel 17% e nel 20,2% dei casi. Il vino, infine non sembra riscuotere particolare successo tra gli adolescenti che affermano di scegliere questa bibita spesso nel 7,2% dei ragazzi e nel 4,6% delle ragazze e, qualche volta, dal 22,9% e dal 20%. 

La classifica dei consumi di alcol tra i giovanissimi è la seguente: i ragazzi di 16-18 anni apprezzano in particolar modo i cocktail e gli aperitivi alcolici, raggiungendo quasi il 60% del campione (spesso il 18,4% e qualche volta il 42,2%), e sembrano riservare un buon interesse per la birra, da quanto dichiarato dal 58,9% dei casi (rispettivamente 20,5% e 38,4%). Inoltre, i superalcolici sono apprezzati dal 46,4% (31,6% e 14,8%), seguono gli shottini (41,3%) e un po’ meno il vino (31,7%). Invece, i più giovani prediligono la birra nel 42,4% dei casi, amano i cocktail e gli aperitivi alcolici nel 36,3% dei ragazzi intervistati, scelgono il vino nel 22,2%, i superalcolici nel 19,2% e gli shottini nel 17,4%.

Più della metà dei 12-15enni dichiara di bere alcolici durante le feste (59,7%), quasi un quinto degli stessi (il 18,8%) quando è in compagnia degli amici e l’8,2% per assecondare semplicemente il desiderio di un momento della giornata.  Con l’aumentare dell’età si riduce il numero delle risposte a favore di un consumo in occasione di eventi particolari (43,4%) ed è invece in crescita l’uso di alcol in compagnia degli amici (ben il 28,6%) e quando semplicemente se ne ha voglia (secondo il 15,2% dei ragazzi).

 

 FUGA DA CASA

 

Il desiderio di allontanarsi da casa è diffuso tra gli adolescenti: ci ha pensato ben il 41,8% dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni. Resta comunque maggioritaria la quota di quanti invece non ne hanno mai sentito il bisogno (56,6%).

In molti casi, invece, quella che inizialmente era solo un’idea si è tradotta nella realtà in una fuga dalla propria casa: quasi il 30% degli adolescenti ha vissuto questa esperienza. Analizzando le risposte ottenute nell’indagine del 2011 emerge un preoccupante aumento di questo disagio tra gli adolescenti: se nel 2011 solo il 9,6% ha ammesso di essere scappato di casa, contro il 72,4% che non lo ha mai fatto e il 16,7% che ne ha avuto la tentazione, nel 2012 il dato risulta essere triplicato e, allo stesso tempo, è in diminuzione la quota di quanti affermano di non avere mai vissuto questa esperienza (66,3%).

Tra le motivazioni, il rapporto con i genitori sembra essere determinante: più di un quarto degli adolescenti (26,7%) ha deciso di scappare da casa perché non riesce ad andare d’accordo con i propri genitori, il 9,1% perché sente che essi limitano troppo la propria libertà; sono in molti (4,5%) a sentirsi incompresi all’interno della propria famiglia. La casa non è un posto piacevole dove stare per chi sente litigare spesso i genitori (5,3%) o non è riuscito ad instaurare un rapporto sereno con il nuovo compagno/a della madre o del padre (3,7%). Tra le spinte motivazionali extra familiari alla fuga da casa, rilevanti il desiderio di poter stare con il proprio ragazzo/a (5,8%), la situazione scolastica di quanti si trovano male all’interno della propria scuola o non hanno un buon rendimento (3,7%), ma anche le difficoltà di quei ragazzi che si trovano ad essere vittime di episodi di bullismo (l’1,2% tra quanti fuggono di casa).

Sommando le diverse risposte che gli stessi ragazzi hanno fornito, emerge chiaramente che la fuga da casa nel 23,9% dei casi è durata più di un giorno e, in particolare, per quasi un adolescente su dieci (9,1%) più di una settimana, mentre per il 7% di qualche giorno e per il 7,8% di una notte. Nella maggior parte dei casi, comunque, l’allontanamento è durato per qualche ora (47,3%) o per una giornata intera (16,9%).

Sono stati gli stessi ragazzi a prendere la decisione di tornare a casa dopo esserne fuggiti (67,2%). Nel 18,6% dei casi il rientro a casa non è stato invece determinato da una scelta volontaria ma dall’intervento della famiglia (8,1%), delle Forze dell’ordine (4,5%), di un amico (3,2%) o del proprio ragazzo/a (2,8%). L’1,2% degli adolescenti ha invece sentito il bisogno di contattare una linea telefonica di aiuto, come quella messa a disposizione da Telefono Azzurro, per affrontare la situazione di disagio che stavano vivendo.

 

SENSAZIONI

 

I ragazzi dai 12 ai 18 anni appaiono prevalentemente felici (lo sono spesso nel 66,6% contro il 2,2% che non lo è mai ) e divertiti (67,6% contro il 2%). È tuttavia da considerare che questi sentimenti sono oscurati in parte dalla noia che coinvolge qualche volta il 40,4%  dei giovani (raramente il 30,8%) e spesso il 19,5%. Tra le emozioni più diffuse compare l’ansia: la prova qualche volta il 34,2%, raramente il 31,1% e, tuttavia, spesso il 17,4%. Sebbene dichiari di non soffrire di solitudine (mai nel 32,4%), una quota rilevante, quasi un ragazzo su tre, ne soffre qualche volta o spesso (30%). Lo stesso vale per i sentimenti di depressione, rara o del tutto assente rispettivamente nel 36,9% e nel 31,4% degli adolescenti, ma comunque presente qualche volta o spesso nel 30,8% dei casi.

La rabbia è un sentimento che prende i ragazzi spesso (22,5%), qualche volta (50,3%) e raramente (21%), solo il 5% non la prova mai. A non provare mai imbarazzo è il 16,4% degli adolescenti, contro quanti riferiscono di provarlo spesso (8,4%), qualche volta (33,3%) e di rado (40,8%).

Come affrontano i ragazzi gli stati d’animo negativi?  Quando si sentono depressi, si rivolgono più facilmente ad un amico (spesso per il 29,3% dei 16-18enni e il 21,6% dei 12-15enni). I più piccoli sembrano scegliere più facilmente un adulto di cui fidarsi per cercare conforto (spesso il 12,7% contro l’11,8% dei più grandi). Non stupisce che i ragazzi più grandi scelgano maggiormente di parlare dei loro momenti di depressione con un amico tramite Social Network (raramente nel 19% dei casi contro il 15,1%, qualche volta il 17,6% contro il 12,7% e spesso il 6,8% vs 7,4%).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Indagine conoscitiva sulla condizione

dell’Infanzia e dell’Adolescenza in Italia 2012

Documento di Sintesi

 

 

 

Indice

 

IDENTIKIT DEL BAMBINO                                   

La crisi economica nell’esperienza dei bambini       

Media                                       

Telefonino

Internet

Adulti e tecnologie

Gioco d’azzardo

Scuola e nuovi media

Sensazioni

 

 

IDENTIKIT DELL’ADOLESCENTE            

La crisi economica nell’esperienza degli adolescenti                     

Media, telefonini e Internet                                

Adulti e tecnologie

Scuola e tecnologie

Sexting

Gioco d’azzardo

Violenza

Alcolismo

Fughe da casa

Sensazioni

 

 

 

Note Metodologiche

L’indagine campionaria è stata realizzata su un campione probabilistico a grappoli tenendo conto delle seguenti variabili: sesso, età, area geografica, tipologia di scuola e di istituto, classe frequentata.

Il questionario infanzia è stato somministrato a soggetti appartenenti alla fascia di età dai 7 agli 11 anni, frequentanti la seconda, terza, quarta e quinta classe della scuola primaria e la prima classe della scuola secondaria di primo grado.

Il questionario adolescenza, finalizzato a delineare l’Identikit dell’adolescente, è stato somministrato a ragazzi di età compresa tra i 12 ed i 18 anni, frequentanti la seconda e la terza classe della scuola secondaria di primo grado o una delle cinque classi della scuola secondaria di secondo grado.

La rilevazione sul campo ha coinvolto 23 scuole di ogni ordine e grado. Sono stati compilati ed analizzati 1.100 questionari per l’infanzia e 1.523 per l’adolescenza. La rilevazione è stata realizzata tramite la somministrazione di un questionario semistrutturato ad alternative fisse predeterminate, composto da domande a risposta chiusa.

 

IDENTIKIT  DEL BAMBINO

 

LA CRISI ECONOMICA NELL’ESPERIENZA DEI BAMBINI

 

La crisi economica interessa tre famiglie su dieci. Infatti il 28,7% dei bambini tra i 7 e gli 11 anni vive in un contesto familiare interessato dalla crisi economica, mentre il 61,1% dichiara che la propria famiglia non è stata colpita dalla crisi. Si tratta sicuramente di un dato al ribasso, influenzato sia dalla capacità di captare le problematiche e le preoccupazioni dei genitori, sia dalla volontà di questi ultimi di non coinvolgere i piccoli. A conferma di ciò l’alto tasso di non risposta (10,2%), come pure quello indicato tra gli stessi bambini più grandi di età tra i 10 e gli 11 anni (40,8%, contro il 28,2% di quelli tra i 7 e i 9 anni). Sono i bambini che vivono nel Sud Italia (38,9%) e nelle Isole (28,7%) ad avvertire una maggiore difficoltà economica delle famiglie; per contro, al Centro (70,6%), nel Nord-Ovest (67,3%) e nel Nord-Est (54,1%) affermano più spesso di non essere stati colpiti della crisi.

Come cambia la condizione lavorativa dei genitori. Il 2012 evidenzia segnali di maggiore difficoltà e di fragilità delle famiglie. Secondo la rilevazione del 2010, la situazione lavorativa dei genitori era cambiata solo in pochi casi, dal momento che quasi la maggioranza assoluta dei piccoli aveva riferito che i genitori non avevano perso il lavoro o ridotto le ore lavorative (rispettivamente l’85,6% e il 75,5%), mentre quest’anno il dato è in calo (rispettivamente 74,8% e 70%). In particolare, il 21,9% dei bambini riferisce che la situazione lavorativa dei genitori è cambiata a causa della crisi (contro il 61,9% di quanti non hanno rilevato alcun cambiamento). Nel 10,6% dei casi uno o entrambi i genitori hanno perso il lavoro; il 6,4% si trova in cassa integrazione; l’8% si è dovuto trasferire in un’altra città per lavorare, il 10,6% ha ridotto l’orario di lavoro.

Come cambiano i consumi in tempo di crisi. Più di un bambino su cinque riferisce la difficoltà della propria famiglia ad arrivare alla fine del mese (22,2%). Per il 38,2% dei bambini la famiglia ha prestato negli ultimi tempi maggiore attenzione alle spese come l’acquisto di articoli di abbigliamento, calzature e prodotti alimentari; per il 38% ai costi del tempo libero, alle cene fuori casa o ad altre iniziative ritenute non indispensabili; la crisi induce quasi due famiglie su dieci a rinunciare alle vacanze (18,8%). Infine, la riduzione della paghetta settimanale ha coinvolto il 13,1% dei bambini. È in particolare il Sud Italia a soffrire maggiormente per la crisi: i bambini dichiarano di avere difficoltà di risorse economiche nel 31,7% dei casi, seguiti da quelli delle Isole nel 29,3%. Si rileva, di conseguenza, una maggiore attenzione prestata da parte delle famiglie delle Isole maggiori (ben il 54,3%) e delle regioni del Sud (48,3%) nell’acquisto di prodotti alimentari e di articoli di abbigliamento, così come nelle spese per il tempo libero (il 48,6% delle famiglie del Sud e il 48,3% di quelle delle Isole).

 

MEDIA

 

I tempi di esposizione e fruizione. La Tv è il media più usato dai bambini: il 41% ha il permesso di guardarla fino ad un’ora al giorno, il 34% da una a due ore al giorno e una relativa minoranza, il 12,6%, a trascorrere invece gran parte del pomeriggio, dalle 2 alle 4 ore in media, davanti allo schermo televisivo. Sommando quest’ultimo dato con quello dell’esposizione a più di 4 ore si arriva al 21,3% di bimbi che sono davanti alla Tv per un tempo decisamente prolungato. Al secondo posto tra gli strumenti tecnologici usati dai piccoli c’è il computer: nel 44% dei casi fino ad un’ora al giorno, il 20,3% da una a due ore; l’11,8% (rispettivamente il 6,4% e il 5,4%) passa dalle due alle quattro ore e più di quattro ore al giorno davanti al pc.

La navigazione Internet impegna il 35,4% dei bambini fino ad un’ora al giorno, dalle 2 alle 4 ore (6,6%) e oltre le 4 ore al giorno (5,1%), mentre quasi un terzo degli intervistati (il 29,8%) non utilizza mai la connessione.

L’utilizzo del lettore Dvd si divide equamente tra quanti hanno risposto “mai” (33,3%) e quanti hanno risposto “fino ad un’ora al giorno” (35,3%), seguiti dal 17,5% di coloro che ne fruiscono da 1 a 2 ore, mentre l’8% lo usa da 2 a 4 ore (5,2%) e oltre 4 ore (2,8%).

La console per videogiochi (Playstation, PSP, Xbox, Wii) è utilizzata quotidianamente dal 33,2% dei bambini per un massimo di un’ora al giorno, non ne dispone invece il 27,5% dei bambini, mentre il 19,3% ha il permesso di utilizzarla fino a due ore al giorno, seguito dall’8,5% e dal 6,8% che ne abusa (nel complesso il 15,3%), dedicando alla passione per i videogames rispettivamente dalle due alle quattro ore e oltre le quattro ore quotidiane.

Nella classifica delle ore destinate giornalmente all’uso delle tecnologie, il cellulare occupa la sesta posizione: il 35,3% vi dedica fino ad un’ora al giorno, il 42% non lo utilizza affatto, il 5,2% lo utilizza per più di quattro ore al giorno e il 3,8% da due a quattro ore e il 5,2% per più di 4 ore.

Tra i mezzi meno utilizzati compaiono: il lettore MP3 o iPod (per niente utilizzato dal 47,5% del campione e fino ad un’ora al giorno dal 31%), la console multiplayer per videogiochi, che richiede una modalità di gioco online che si avvale dunque dell’utilizzo della connessione alla rete Internet (massimo un’ora per il 21,3% dei bambini e mai utilizzato nel 54% dei casi), l’iPad o il tablet (per nulla usato dal 65,2% dei bimbi ma usato dal 14,4% fino ad un’ora al giorno). In coda alla classifica la radio (il 66,3% dei bambini non la ascolta, mentre il 22,8% lo fa per un’ora al giorno) e l’E-book (il 79,8% non lo utilizza, verosimilmente perché non ne è ancora in possesso, mentre l’8,1% dichiara di farlo fino ad un’ora al giorno).

L’indagine registra una maggiore libertà nell’utilizzo delle tecnologie al crescere dell’età. La Tv viene guardata un’ora al giorno dal 42,9% dei bambini di età compresa tra i 7 e i 9 anni contro il 39% di quanti hanno tra i 10 e gli 11 anni, questi ultimi invece la guardano maggiormente da una a due ore al giorno rispetto ai più piccoli (37,5% vs 30,7%). Allo stesso modo, utilizza il cellulare fino ad un’ora al giorno  il 42,7% dei bambini tra i 10 e gli 11 anni contro il 28,6% dei più piccoli, che dichiarano di non utilizzare mai il telefonino nella misura del 53,9% contro il 29% dei più grandi. Tendenza che ritroviamo se ad essere prese in considerazione sono le console per videogiochi e quelle multiplayer: nel primo caso alla domanda “quanto tempo mediamente al giorno la utilizzi?” ha risposto “mai” il 32,1% dei più piccoli contro il 22,1% dei più grandi e nel secondo caso a rispondere “mai” è stato il 56,6% dei bambini dai 7 ai 9 anni contro il 51,3% di quelli che hanno 10 e 11 anni. Playstation, PSP, Xbox, Wii e console multiplayer impegnano i bambini dai 7 ai 9 anni fino ad un’ora al giorno nella misura del 30,9% (contro il 36% dei più grandi) e da una a due ore al giorno nella misura del 15,4% (contro il 23,5%); mentre le console multiplayer vedono allo stesso modo impegnato il 17,1% dei più piccoli contro il 25,6% dei più grandi fino ad un’ora al giorno e il 6,6% dei primi e l’11,3% dei secondi da una a due ore al giorno. L’utilizzo del computer fa registrare una differenza maggiore tra le due classi di età se ad essere presa in considerazione è la risposta “da una a due ore al giorno” (16,1% vs 24,6%), mentre per quanto riguarda l’utilizzo di Internet risponde di utilizzare la connessione fino ad un’ora al giorno il 30,8% dei più piccoli contro il 40,2% dei più grandi e da una a due ore al giorno il 10,7% di quanti hanno un’età compresa tra 7 e 9 anni contro il 21,9% dei bambini di 10 e 11 anni.

La “scatola magica”. Per i bambini la televisione non è un mezzo superato e destinato a scomparire (66,1%) e i canali digitali offrono un’ampia gamma di programmi tra cui poter scegliere (il 37,3% ha risposto di condividere “abbastanza” quest’affermazione e il 40,7% “molto”). Il 39,8% invece ritiene che la Tv non sia fatta per un pubblico di giovani. Infine, il campione si divide tra quanti affermano che la Tv è il mezzo che fa più compagnia (46,4%) e quanti invece sostengono che essa possa rappresentare un potenziale mezzo di isolamento (49,3%).

Il canale televisivo preferito. I bambini amano Boing (21,2%). A seguire, con uno stacco di più di sei punti percentuale (14,7%), troviamo Italia 1 e in terza posizione si fa largo K2 (10,6%), mentre tutti gli altri programmi vengono seguiti in misura inferiore al 10%: 7,2% Dmax, 6,9% Real Time, 6,6% Nickelodeon, 5,1% Cartoonito, 4,5% Rai Yo Yo, 3,7% MTV, 2,5% Canale 5, 2,2% Raiuno, 1,1% Raidue, 0,8% Rete 4, 0,5% La7 e 0,4% Raitre. I primi tre canali televisivi (Rete 4, Canale 5 e La7) non incontrano il gusto degli spettatori più piccoli (7-9 anni) che invece preferiscono guardare, rispetto ai bambini appartenenti alla fascia di età immediatamente superiore (10-11 anni), i programmi in onda su Boing (+10,3%), Cartoonito (+8,1%), Rai Yo Yo (+6,5%) e K2 (+3,1%). Coloro che invece hanno 10 e 11 anni seguono di più la programmazione su Real Time (+4%), MTV (+3,1%) e DMax (+1,6%).

 

TELEFONINO

 

Il 62% dei bambini ha a disposizione un telefonino proprio, contro il 35,4% che ne è sprovvisto. Ad un netto distacco, si collocano, con il 15%, coloro che dichiarano di averne ricevuto uno all’età di 9 anni, seguiti dal 12,7% di coloro che lo hanno avuto a 8 anni e dall’11,1% di quanti lo hanno avuto a 10 anni: sommando queste percentuali al 5,6% di bambini che ne hanno avuto uno tutto loro ad 11 anni, emerge che il 44,4% dei bambini acquisisce un cellulare tra i 9 e gli 11 anni. Il 17,6% ha un cellulare prima dei sette anni: meno di 1 bambino su 10 (l’8,6%) possiede un telefono cellulare ricevuto prima dei 7 anni, mentre il 9% lo ha ottenuto al compimento del settimo anno di età. Si registra infine un forte distacco (+35,6%) tra i bambini di 7, 8 e 9 anni che hanno dichiarato di non essere ancora in possesso di un cellulare tutto loro (52,5%) e i bambini dell’età di 10 e 11 anni (16,9%). Tra i più piccoli, il 14,3% dichiara di averlo avuto a 8 anni, il 9,3% di averlo ricevuto prima dei 7 anni, un altro 9,3% a 9 anni e il 9,1% all’età di 7 anni. Invece, i bambini appartenenti alla seconda fascia di età (10-11 anni) hanno avuto il loro primo telefonino a 9 anni e a 10 anni (21,5% in entrambi i casi), seguiti da coloro che lo hanno ottenuto a 8 anni (11,5%), a 11 (9,4%) e a 7 anni (9%).

Qual è l’utilizzo che i bambini fanno del cellulare? Le due funzioni maggiormente utilizzate risultano essere i giochi (21,2%) e le telefonate (20,5%), seguite dall’invio di messaggi di testo o mms (18,3%) e dall’ascolto di musica (17,5%); quelle meno utilizzate sono invece le applicazioni (2,5%), la navigazione su Internet (5,8%), e la possibilità di scattare e guardare foto e video (6,4%). Le bambine amano scambiarsi sms ed mms (25,5% contro l’11,3% dei bambini che sono soliti farlo), ascoltare la musica (19,3% vs 15,7%), scattare foto e girare video (7% vs 5,8%); mentre i maschi più spesso usano il cellulare per giocare (27,7% contro il 14,6%) e navigare su Internet (7,7% contro il 3,9% ).

A differenza dei giochi, apprezzati e utilizzati da circa un terzo (32,7%) dei bambini tra i 7 e i 9 anni, contro il 14% dei bambini di età subito superiore (10 e 11 anni), le principali funzioni offerte dai cellulari vengono sfruttate maggiormente al crescere dell’età. Le telefonate, la messaggistica e la navigazione passano infatti dalla classe 7-9 anni a quella 10-11 anni rispettivamente dal 15,1% al 24,1%, dal 9,2% al 24,4% e dall’appena 1,5% all’8,5%.

Datemi un’app. Più della metà dei bambini che hanno un cellulare o utilizzano quelli reperibili in casa appartenenti ai genitori o ai fratelli maggiori adora giocare (50,9%), un terzo di esso (32,4%) è solito collegarsi a YouTube,  circa un quarto (il 25,3%) utilizza iTunes o applicazioni simili per ascoltare musica, il 22,5% per navigare tra le pagine del web, mentre il 20,3% utilizza principalmente Instagram o altre applicazioni per le foto. Al di sotto della soglia del 20% appuriamo infine che il 15,8% dei bambini utilizza iMovie o altre applicazioni inerenti i video, il 9,8% utilizza WhatsApp, per scambiare gratuitamente messaggi di testo o foto attraverso il collegamento ad Internet e il 9,4% frequenta i Social Network.

Tra i 7 e i 9 anni l’uso delle applicazioni scaricabili sul telefonino è meno frequente rispetto ai 10-11enni che più spesso (+25,3%) vanno su YouTube (utilizzato abbastanza/molto dal 38,6% dei più grandi contro il 23,9% dei più piccoli), giocano a Angry Birds, Fruit ninja, ecc. (57% vs 42,4%), si collegano ad Internet (26,9% vs 15,6%; +11,3%), usano Instagram o altre applicazioni per le foto (24,4% vs 14,6%; +9,8%), WhatsApp (13,1% vs 5,1%; 8%), i Social Network (12% vs 5,5%; +6,5%), iTunes o altre applicazioni per ascoltare musica (31,8% vs 16,3%; +15,5%) e iMovie o altre applicazioni per i video (17,9% vs 12,7%; +5,2%).

 

INTERNET

 

Il lato oscuro della Rete. Un numero elevato di bambini è esposto a contenuti potenzialmente in grado di turbarli e certamente non adatti alla loro età. Più di un bambino su 4 (25,9%) ammette di essersi imbattuto in pagine Internet contenenti immagini di violenza, il 16% dei bambini ha trovato in Rete immagini di nudo, il 13% siti che esaltano la magrezza, il 12,2% siti con contenuti razzisti.

Per chiunque navighi, la violenza e i contenuti inappropriati sono comunque l’insidia nella quale è più facile imbattersi. I siti di informazione, così come quelli esplicitamente ludici, contengono spesso, senza filtri né particolari avvertenze, foto, immagini e addirittura video violenti, che risultano facilmente accessibili, anche solo per caso, a tutti i bambini che navigano abitualmente senza la supervisione degli adulti. Sono i maschi, più delle femmine, ad incontrare, durante la navigazione, immagini decisamente violente: il 32,7% contro un più contenuto 19% delle bambine. Ciò dipende probabilmente dal fatto che i maschi sono i maggiori fruitori di quei videogiochi che tanto spesso si basano proprio sulla violenza stessa e che sono i più venduti, i cosiddetti “sparatutto”.  Sono invece più numerose le bambine che si sono imbattute in siti con contenuti razzisti (14,5% contro il 10%) o che hanno visitato siti che esaltano la magrezza (14% contro 11,9%).

Internet e privacy. Più di un bambino su 10 riferisce di aver trovato online sue foto private (12,4%) o sue foto che lo mettevano in imbarazzo (10,8%); l’8,3% ha visto pubblicati in Rete video privati, il 7,1% rivelazioni su propri fatti personali, il 6,7% video in cui egli stesso era presente che lo hanno imbarazzato.

I dati confermano che la diffusione di materiale privato costituisce ormai un rischio diffuso persino tra i bambini, che per la loro giovane età dovrebbero avere meno dimestichezza con la pubblicazione di foto e video in Rete e l’utilizzo dei Social Network. Quando si chiede ai bambini di parlare delle esperienze degli altri, il 7,8% ammette che un proprio amico/a si è trovato in pericolo per aver inviato via Internet le proprie password, il 6,8% per aver inviato il numero del proprio cellulare, il 6,4% il proprio indirizzo di casa, il 5,1% una foto di una persona nuda, il 4,2% il numero di carta di credito, il 2,5% la foto di se stesso nudo.

 

ADULTI E TECNOLOGIE

 

Mondi distanti? I bambini ritengono che i propri amici, nonostante la giovane età, sappiano utilizzare Internet più dei propri genitori e dei propri insegnanti. Per il 70,4% dei piccoli infatti i propri amici sanno utilizzare Internet (39,9% “bene”, 30,5% “abbastanza” bene), una percentuale che scende al 67,5% quando invece si tratta dei genitori (30,6% “bene”, 30,5% “abbastanza” ) e al 66% per gli insegnanti (35,8% “abbastanza” e 30,2% “molto”). I nonni invece sono giudicati privi delle competenze indispensabili per utilizzare la Rete: solo il 4,8% ritiene che sappiano navigare molto bene, il 6,1% abbastanza bene, mentre per ben il 61,6% non sono per niente in grado di farlo o lo sanno fare poco (15,5%).

Soprattutto i bambini del Sud giudicano inferiori le competenze informatiche dei propri insegnanti e dei propri nonni giudicandoli “per niente” capaci rispettivamente nel 9,1% e nel 72,4% dei casi. Al contrario, i bambini meridionali – ma anche quelli delle Isole  che fanno registrare il giudizio più negativo nei confronti dei propri genitori (12,9%) – attribuiscono più spesso degli altri ottime capacità di navigazione ai propri amici (per il 45,1% di quelli del Sud e per il 46,5% di quelli delle Isole gli amici sanno utilizzare Internet molto bene). L’incrocio dei dati conferma quindi la percezione del persistere di un certo ritardo del Mezzogiorno nella diffusione della Rete e nell’acquisizione delle competenze necessarie ad utilizzarla da parte degli adulti.

Controllo “a singhiozzo”. La maggioranza dei bambini (63,6%) non possiede un pc proprio ed utilizza quello a cui accedono anche i propri genitori. Solo un terzo dei genitori, però, conosce le password da loro utilizzate in Rete (34,8%); un quarto (24,5%) può accedere alla posta elettronica dei figli. Il 21,9% dei genitori può accedere al profilo Facebook dei bambini. Quanto al cellulare, un genitore su tre conosce il codice pin del cellulare dei propri figli (36,1%), mentre il 15% sa sempre dove sono grazie ad un’applicazione presente nel cellulare. Sono quindi abbastanza frequenti ma non ancora la maggioranza le famiglie in cui i genitori hanno modo di controllare direttamente il telefonino e l’utilizzo di Internet e pc da parte dei bambini. Nella maggior parte dei casi, infatti, i 7-11enni usano il cellulare, navigano e comunicano online (tramite posta o Social Network) senza che madri o padri possano controllare direttamente.

Sono state oggetto d’indagine anche le forme di controllo esercitate da parte dei genitori sulle attività dei figli, in modo più nascosto ma invadente. Al 22,3% dei bambini è capitato di accorgersi che un genitore si trovava alle sue spalle mentre usava il pc, il 20,4% ha notato che i propri messaggi sul cellulare erano stati letti ed il 20,2% che le proprie telefonate erano state ascoltate. Il 16,8% dei bambini riferisce di essersi accorto che i suoi genitori erano entrati nel suo profilo su un Social Network (Facebook, Twitter), per il 13,6% si trattava invece del controllo delle proprie chat e per il 10,4% della posta elettronica.

Forse troppo liberi di scegliere. A quasi la metà dei bambini intervistati (49,4%) capita di scegliere cosa vedere in Internet e su che siti navigare parlandone prima con i propri genitori, ma solo nel 14,4% dei casi ciò avviene sempre (9,2% invece spesso); nella maggioranza dei casi la scelta condivisa riguarda episodi sporadici (qualche volta 13,7% e raramente 12,1%). Il 37,7% del campione, al contrario, non parla mai prima con i genitori di cosa vedere navigando in Rete.

Solo un bambino su 10 (11,4%) riferisce che i propri genitori hanno messo dei controlli/blocchi al computer per impedirgli di avere accesso a siti non adatti alla sua età. Se il 45,1% risponde negativamente, occorre però osservare che un consistente 43,5% non è in grado di esprimersi, segno che moltissimi bambini non sono a conoscenza dell’esistenza di questo tipo di blocchi o ignorano se i propri genitori li abbiano adottati.

 

GIOCO D’AZZARDO

 

Se l’82,9% dei bambini cui è stato sottoposto il questionario dichiara di non aver “mai” giocato online a soldi, la percentuale scende al 74,1% per il gioco a soldi non online: un bambino su quattro risulta coinvolto all’interno di un fenomeno la cui portata e rilevanza non devono essere assolutamente sottovalutate. Gioca spesso a soldi online l’1,4% dei bambini del campione, lo fa qualche volta il 3% e raramente il 3,6%. I giochi che prevedono denaro non online fanno registrare percentuali maggiori (5,1% spesso, 3,8% qualche volta e 6,4% raramente).

Riguardo al gioco d’azzardo non online, al Sud (con il 7%) si colloca la più alta percentuale di bambini che dichiara di giocare “spesso” (rispetto al 2,6% di quelli del Centro). Sono, invece, i bambini che risiedono nell’area geografica del Nord-Est quelli che più frequentemente affermano di giocare “qualche volta” non online a soldi (nel 6,1% dei casi). Interessante anche il dato relativo alle due diverse classi di età prese in considerazione (dai 7 ai 9 anni di età e dai 10 agli 11), dove la percentuale di quanti dichiarano di non aver “mai” giocato non online a soldi scende dal 77,5% dei più piccoli al 71% dei più grandi.

Per quanto riguarda invece il gioco d’azzardo online, i bambini che dichiarano di non giocare “mai” a soldi sono più numerosi al Sud (86,1%) che al Nord-Est (79%).  Per quanto riguarda invece il luogo in cui si gioca più frequentemente, dopo Internet (41%) prevale nettamente la Sala giochi (13,8%); a questo proposito appare interessante notare come dall’incrocio dei dati in base al genere risulta chiaramente che essa viene frequentata molto di più dai maschi (17,3%) che dalle femmine (9,7%).

Il gioco prediletto dai bambini è il Gratta e vinci, cui dichiara di aver giocato il 33,7%, mentre l’11,4% e l’11,1% ha invece giocato rispettivamente alle Lotterie ed al Bingo. Meritevoli di menzione sono inoltre i dati relativi alle diverse aree geografiche di provenienza del campione analizzato, che denotano da un lato un’estrema eterogeneità  (e quindi complessità) del fenomeno in esame, ma dall’altro una maggiore propensione al gioco da parte dei bambini del Nord-Est rispetto a quelli delle altre zone del Paese. Risulta essere estremamente rilevante il fatto che in quattro dei cinque giochi presi in esame per i quali è necessario l’utilizzo di soldi, il Nord-Est prevale, spesso nettamente, rispetto alle altre zone del Paese; nel caso del Gratta e vinci, ad esempio, ben il 44,1% dei bambini del Nord-Est dichiara di avervi giocato (rispetto al 13,2% delle Isole), così come il 22% ammette di aver giocato al Bingo (rispetto al 2,6% delle Isole) ed il 16,6% al Videopoker (rispetto al 2,6% delle Isole).

Infine, per quanto riguarda il Videopoker e le Slot machines, che sono senza dubbio i giochi d’azzardo che destano la maggior preoccupazione, le percentuali di bambini che dichiarano di aver giocato a questi due pericolosi giochi d’azzardo non sono affatto trascurabili (rispettivamente il 7,8% ed il 6,9%), tanto più se si considera che, ammette di non avervi mai giocato, ma che tuttavia vorrebbe farlo, un numero quasi doppio di bambini (rispettivamente il 13,3% ed il 13,5%).

Interrogati sui motivi che li hanno spinti a giocare d’azzardo, i bambini hanno fornito le seguenti risposte: il 18,9% lo ha fatto per puro divertimento, l’11,1% per l’emozione che suscita il gioco o perché lo ha visto fare ad amici e/o parenti, mentre il 9% sostiene di averlo fatto per vincere soldi e/o premi. Tra questi ultimi prevalgono i maschi: l’11,7% rispetto al 5,8%, mentre le bambine  si sentono spinte a giocare dalla voglia di emulare comportamenti di familiari e/o amici (il 14,9% rispetto al 7,8%).Da non sottovalutare nelle motivazioni anche quelle di chi si è avvicinato al gioco dopo aver sentito una pubblicità (6,6%) o per combattere la noia (5,7%) oppure ancora per non dover pensare ai propri problemi (2,1%).

 Il 69,4% dei bambini ha dichiarato di non conoscere nessuno che gioca d’azzardo (anche online) sebbene il 21% di loro ha vicino qualcuno che gioca; la prima categoria di persone che sono loro invece note in quanto giocatori è quella degli “amici” (7,1%), seguita da quella degli “altri” soggetti (4,6%), poi dai “padri” (4%) e da nonni e zii (2,6%).

 

SCUOLA E NUOVI MEDIA

 

La maggior parte delle scuole interessate dall’indagine di Eurispes e Telefono Azzurro sono fornite di personal computer e di laboratori informatici (l’88,9%). Ciò che sorprende è che solo il 71,1% dei computer scolastici sono collegati ad Internet.  Il 77,2% delle scuole ha un sito web nel quale raccogliere le informazioni relative alle attività scolastiche ed extrascolastiche. L’assenza di collegamento ad Internet ha evidentemente consentito solo al 26% delle scuole di sviluppare un blog dell’istituto scolastico e al 13,1% un forum di discussione su tematiche che interessano gli studenti. L’81,5% delle scuole ha una LIM (lavagna interattiva multimediale), mentre ne è sprovvisto solo il 14,4%. L’84,5% di scuole è sprovvisto di tablet e il 30,7% edita il classico giornalino in forma cartacea, contro il 57,9% che non lo ha.  A scapito della funzione fondamentale che potrebbe essere svolta dall’impiego delle tecnologie associato ad un percorso guidato dagli insegnanti che ne esplichino le potenzialità e le modalità di utilizzo, solo il 33,2% delle scuole organizza, secondo i bambini, dei corsi per consentire un uso consapevole di Internet, mentre il 55,3% delle scuole non si attiva in tal senso.

Solo il 3,9% degli studenti ha usato quasi ogni giorno Internet a scuola, mentre il 56,4% non l’ha mai utilizzato e il 34,8% l’ha utilizzato solo qualche volta. Una sorte migliore non l’ha ricevuta neanche la LIM, poiché il 53,8% degli studenti non l’ha mai usata, mentre solo il 10,5% l’ha utilizzata ogni giorno e il 28,8% solo qualche volta. La scarsa presenza di tablet a scuola giustifica il dato relativo al limitato utilizzo dello stesso: infatti, l’86,6% degli studenti non l’ha mai usato a scuola, mentre soltanto il 4% l’ha usato solo qualche volta. Solo il 23,7%  dei bambini ha affrontato in classe il tema della sicurezza in Internet, mentre il 65,3% non l’ha mai discusso in aula. Sulla contaminazione, infine, tra il metodo tradizionale e quello delle nuove tecnologie, si rileva ancora una forma di arretratezza delle nostre scuole, poiché l’84,4% degli Istituti frequentati dai bambini del campione non ha mai preparato materiali da mettere in un blog/forum della scuola. Risulta scarsa anche l’attenzione verso gli E-book: solo l’1,7% dei bambini ha prodotto materiali per un libro digitale quasi ogni giorno, mentre invece l’80,6% non ha mai svolto tale attività e il 6,5% solo qualche volta.

Una mappa “tecnologica” del Paese poco equa. Le scuole del Nord-Ovest detengono il primato per quanto riguarda i laboratori informatici con il 96,4% delle strutture che ne sono fornite, cui segue il Sud con il 95,6%, il Centro che si attesta sull’89,2% e il Nord-Est con l’84,5%. Le Isole, invece, sono quelle che risentono di un’arretratezza maggiore poiché solo il 58,6% delle scuole ha laboratori informatici. Le zone più penalizzate dall’assenza di un collegamento Internet sono quelle delle Isole, dove solo il 31,9% gode di una connessione, mentre nel Nord-Ovest la percentuale raggiunge il 90,3%. Il Sud, in controtendenza, supera il Nord-Est poiché, rispettivamente il 72,5% e il 71,3% dei computer sono collegati ad Internet.

Le LIM sono presenti in maniera quasi del tutto uniforme nell’intera Penisola con una percentuale identica nel Sud e nel Nord-Ovest (88,3%), cui seguono di misura il Nord-Est e le Isole con percentuali che si attestano rispettivamente all’87,8 e all’83,6%. La zona d’Italia che, invece, ha investito meno, rispetto alle altre aree geografiche, nel fornire alle strutture scolastiche le lavagne interattive è il Centro, che mostra una percentuale notevolmente inferiore a quelle registrate altrove (52,8%).

Le risposte dei bambini indicano le scuole del Nord-Est come quelle più fornite di tablet (17,1%); seguono il Sud e le Isole (6,9%), mentre il Nord-Ovest con il 5,2% e il Centro con il 5,6% si attestano come ultimi in questo ambito. Le scuole del Sud e quelle del Nord-Ovest hanno un proprio sito in egual misura (84,7%), come riprova anche del fatto che proprio in queste zone ci sono gli Istituti maggiormente collegati ad Internet. Al Centro il 76,9% delle scuole ha un proprio sito, mentre il Nord-Est con il 68,5% e le Isole con il 51,3% si attestano come le zone geografiche meno fornite di questo complemento.

I dati che emergono in merito all’utilizzo della strumentazione informatica non sono affatto confortanti. Internet viene utilizzato mensilmente in modo discontinuo ed incostante soprattutto nelle Isole (mai nel 73,3%, qualche volta nel 2,6% e quasi ogni giorno solo nel 2,6% dei casi), ma anche in buona parte della Penisola. Spicca il Centro, che evidenzia un uso positivo di Internet nel corso del mese, seppure solo “qualche volta” (49,7%).

Una situazione non migliore si registra nell’utilizzo della LIM, soprattutto al Centro, dove l’87,2% degli Istituti non la utilizza, seguito, in questo “primato negativo”, dalle Isole con il 58,6%. Il Nord-Est, invece, fa un uso sporadico della stessa, solo per il 43,6%. Uno scarso utilizzo dei tablet in classe si osserva in tutte le zone d’Italia, dove si registrano percentuali bassissime sia relativamente all’utilizzo degli stessi con frequenza quotidiana, sia sporadicamente.

La creazione di coscienze consapevoli non solo delle potenzialità, ma anche delle insidie che un uso indiscriminato del mezzo informatico può generare viene quasi totalmente disatteso da parte delle Istituzioni scolastiche. Al Centro, l’81% degli intervistati non ha mai assistito ad una lezione in classe su queste delicate tematiche; su percentuali non troppo distanti si attestano le altre zone d’Italia, come il Nord-Ovest (66,5%) e il Nord-Est (63,5%).

L’arretratezza nell’utilizzo di materiale da destinare al web è trasversalmente riscontrabile in ogni parte d’Italia, con un gravissimo ritardo soprattutto nelle zone centrali: infatti, il 91,8% delle scuole del Centro non ha mai preparato materiali da inserire in blog o forum del sito scolastico, ma non si discostano di molto da tale dato neppure le altre realtà territoriali come il Sud, dove si registra una percentuale dell’86,1%, oppure il Nord-Ovest, dove la stessa raggiunge l’83,9%.  Infine, solo l’8,8% degli intervistati del Nord-Est ha prodotto “solo qualche volta” testi per E-book; seguono gli studenti del Sud (8,3%), quelli del Nord-Ovest (6,5%) e quelli del Centro (4,6%).

 

SENSAZIONI

 

L’età della spensieratezza si presenta generalmente caratterizzata da moltissimi momenti di serenità e pensieri positivi: infatti si dichiara spesso divertito il 65,5% dei bambini e il 64,8% felice.

Di contro occorre rilevare che sentimenti opposti e negativi coinvolgono comunque una larga parte dei bambini. Il 24,7% infatti dichiara di vivere stati di depressione qualche volta  (19,1%) o spesso (5,6%); se a questi si aggiungono i bambini che sentono un senso di depressione anche se solo raramente (17,7%) emerge un disagio che tocca il 42,4% dei bambini, 4 su 10. Allo stesso tempo, a non sentirsi mai felice è il 2,9% dei bambini, il 13,8% dice di esserlo qualche volta e il 6,9% raramente (23,6% in totale).

Solo il 24,8% dei bambini riferisce di non vivere stati d’ansia, mentre il 12,2% dice di viverli spesso e il 24,4% qualche volta: l’ansia coinvolge anche il restante 25% dei bambini sebbene raramente.

Il 31,8% dei piccoli non si sente mai solo, ma un bambino su dieci si sente “spesso” solo, seguito dal 21,8% cui capita di vivere “qualche volta” questa sensazione e dal 24,2% che soffre di solitudine, ma raramente.

I bambini si sentono in imbarazzo spesso (7,2%) e qualche volta (18%) nel 25,2%, molti dichiarano di esserlo raramente 24,9%, mentre il 35,1% non lo è mai.

La noia è un sentimento abbastanza comune tra i bambini tanto che solo 1 su 5 non l’ha mai provata (20,7%), contro l’11,9% che riferisce di provarla spesso e chi invece si annoia qualche volta (28%) o raramente (26%). La rabbia è molto diffusa: la prova infatti qualche volta (35,4%) o spesso (16,4%) complessivamente il 51,8% dei bambini seguiti da quanti sono arrabbiati solo raramente (21,9%). Allo stesso tempo i sentimenti di paura non colgono mai solo il 32,5% dei bambini, mentre sono una costante per il 7,7% che li prova spesso, seguiti da chi ha paura qualche volta (18,8% ) o raramente (27,3%).

Coloro che hanno 10 e 11 anni si arrabbiano e si annoiano più facilmente dei più piccoli, vivendo più frequentemente anche stati di ansia (se si sommano “qualche volta” o “spesso” è ansioso il 44,4% dei bambini di 10-11 anni contro il 29,8% dei più piccoli) e di solitudine (se si sommano “qualche volta” o “spesso” si sente solo il 33,2% dei bambini di 10  e 11 anni contro 31,6% dei più piccoli).

 

 

IDENTIKIT DELL’ADOLESCENTE

 

LA CRISI ECONOMICA NELL’ESPERIENZA DEGLI ADOLESCENTI

 

La famiglia di 1 adolescente italiano su 2 è stata colpita dalla crisi. Nel 2010 più di un adolescente su quattro riteneva che la crisi economica avesse colpito la propria famiglia (29%), oggi ben la metà dei ragazzi (50,1%) si dice consapevole della difficile situazione economica che vive in prima persona nella propria famiglia. È opinione condivisa dal 55,6% dei ragazzi del Nord-Ovest e dal 55,5% delle Isole, seguiti dal 52,6% di coloro che vivono nel Nord-Est, dal 46,1% degli adolescenti del Centro e dal 44,7% del Sud Italia. I ragazzi mostrano una certa sensibilità nell’osservare che questa è una problematica condivisa dalla nostra società, visibile in particolar modo agli occhi di coloro che hanno 15-18 anni: l’80,6% rispetto al 65,1% dei più piccoli (12-15 anni).

Sebbene nel 64,9% la situazione professionale dei genitori complessivamente appaia invariata, in quasi una famiglia su tre (30,9%) la crisi economica ha costretto a dei cambiamenti nella condizione lavorativa.  Una condizione gradualmente peggiorata rispetto alla rilevazione del 2010, quando la situazione occupazionale era rimasta la stessa nel 74,5% dei casi, laddove solo il 18,9% degli adolescenti riferiva cambiamenti nella situazione lavorativa dei genitori.

I genitori non hanno perso il lavoro secondo l’82,7% dei ragazzi (il 12,2% afferma il contrario, quindi 1 genitore su 10 ha perso il lavoro), non sono stati collocati in cassa integrazione per l’84,6% (ma è stato così per il 9,8%) e non si sono dovuti trasferire in un’altra città per questioni occupazionali (nel 87,4% dei casi contro il 6,2%). Il 78,8% dei genitori non ha dovuto ridurre l’orario di lavoro (contro il 15,4%).

Il Nord-Ovest condivide con il Sud e le Isole il problema della perdita del lavoro (rispettivamente nel 15%, nel 13,5% e nel 13,3% dei casi); situazione peraltro simile rispetto alla collocazione dei genitori in cassa integrazione (13,1% Nord-Ovest, 12,1% Isole e 9,9% Sud). Se sono maggiormente i ragazzi intervistati presso le regioni del Nord a riferire la necessità dei genitori di ridurre l’orario di lavoro (il 21% nel Nord-Ovest e il 16,6% nel Nord-Est), è ancora una volta nel Sud Italia che emerge il bisogno di emigrare per cercare una condizione professionale migliore (7,5%).  In questo scenario, la situazione lavorativa sembra essere cambiata principalmente al Nord-Ovest (36%) e al Nord-Est (34%), seguiti dal Sud (29,8%), dalle Isole (27,6%) e dal Centro Italia (25,7%).

Misure di emergenza per affrontare la crisi. La larga maggioranza degli adolescenti, il 59,2%, riferisce che la propria famiglia ha dovuto prestare negli ultimi mesi maggiore attenzione alle spese tagliando quelle extra come le cene fuori e i divertimenti. Moltissime famiglie (48,4%) hanno effettuato addirittura tagli sui beni alimentari e sul vestiario oppure hanno deciso di rinunciare alle vacanze (23,9%). Il ricorso a prestiti ha invece interessato il 9,1% delle famiglie dei ragazzi e solo nel 4,4% dei casi un affitto/mutuo troppo elevato ha costretto ad un cambio di abitazione. Nel 26,1% dei casi gli adolescenti segnalano una situazione economica così grave che la propria famiglia ha difficoltà ad arrivare alla fine del mese.

Nonostante le difficoltà, i genitori cercano di dare il meglio ai propri figli e di non far pesare sulle loro esigenze le difficoltà economiche, infatti solo in 2 casi su 10 i ragazzi hanno visto ridotta la propria paghetta.

L’esigenza di uniformarsi ad uno stile di vita più sobrio è sentito in particolar modo dalle famiglie dei ragazzi più grandi: secondo i 16-18enni in famiglia si presta maggior cura alle spese per i prodotti alimentari o di abbigliamento (nel 56,4% contro il 43,7% dei più piccoli) e a quelle non strettamente necessarie (il 69,7% contro il 52,4%); allo stesso tempo sono coloro che affermano di aver rinunciato alle vacanze (31,5% contro il 18,9%) e che dichiarano le maggiori difficoltà familiari ad arrivare alla fine del mese (il 32,7% dei ragazzi di 16-18 anni vs 21,7% di coloro che anno 12-15 anni). Sono, inoltre, i più grandi ad aver visto ridurre la paghetta: il 23,8% rispetto al 16,3%.

La maggior parte dei ragazzi è consapevole della crisi e decide di aiutare i genitori. Gli adolescenti si dimostrano particolarmente responsabili quando riferiscono di aver adottato una maggiore accortezza nelle proprie spese. In particole il 63,7% ha deciso di spendere meno nell’acquisto di nuove tecnologie, di risparmiare sui soldi spesi con il cellulare (53,9%), per i vestiti (57,8%) e per le uscite. Alcuni invece hanno deciso di fare a meno della paghetta (33,7%).

La “mappa” delle inquietudini degli adolescenti. Solo il 30,1% dei ragazzi non si sente affatto preoccupato per le difficoltà economiche incontrate dalla propria famiglia. Un ragazzo su 10 ha spesso questa preoccupazione (11,2%), al 26% succede qualche volta di sentirla e al 29,7% raramente.

Il 30,5% dei ragazzi si dice spesso (10,2%) e a volte (20,3%) preso dalla preoccupazione per i problemi di lavoro dei propri genitori; un sentimento che, anche se raramente, interessa anche un altro 26,9% degli adolescenti. La paura di non trovare lavoro da adulti è largamente diffusa, tanto che solo il 18,2% degli adolescenti dice di non averla; si tratta di un timore che prende spesso (28%) e qualche volta (31,7%) ben il 59,7% dei giovani e raramente il 19%. Probabilmente consci che, nel contesto attuale, non sarà un’istruzione più elevata a cambiare le difficoltà occupazionali che incontreranno, più della metà degli adolescenti (54,9%) non si sentono preoccupati dalla possibilità di non potersi in futuro permettere di andare all’Università; d’altra parte, questo è un timore spesso (9,1%), a volte (12%) e di rado (20,8%) avvertito dal 41,9% dei giovani.

 

MEDIA, TELEFONINI E INTERNET

 

Completamente immersi nelle tecnologie. Hanno una mano sul mouse e davanti agli occhi lo schermo di un pc, con l’altra mano scrivono messaggi sullo smartphone, un auricolare porta ad un orecchio la musica e con l’altro orecchio ascoltano la Tv sintonizzata sul canale preferito. È così che i giovani si muovono nei meandri della più moderna tecnologia, dando vita ad una generazione “multitasking”. Conducono una vita che non potrebbe essere pensata né vissuta senza quegli strumenti, sempre più evoluti, che permeano tutti gli aspetti più importanti della loro vita, dallo studio al divertimento, dalle necessità comunicative al bisogno di socializzazione. I giovani vivono completamente immersi nella tecnologia, ognuno con le proprie preferenze ed in base al livello di alfabetizzazione tecnica acquisita, ma tutti in simbiosi con strumenti di comunicazione, apparecchi informatici e tecnologie digitali all’avanguardia.

Fruizioni tecnologiche: mai senza il cellulare, pc, Intenet e Tv. Il 26,3% dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni guarda la Tv fino ad un’ora al giorno, il 41,2% da una a due ore al giorno, ben il 21,7% dalle due alle quattro ore e il 6,6% oltre le quattro ore; solo il 4% non la guarda mai.

Sono pochissimi coloro i quali non trascorrono neanche cinque minuti al giorno davanti ad un pc (5,9%), mentre il 27,1% dei ragazzi lo fa fino ad un’ora al giorno, il 33,5% da una a due ore, il 20% da 2 a 4 ore e il 13% dalle 4 ore in su. Allo stesso modo, Internet non è usato solo dal 4,3% dei ragazzi, mentre un 23,4% naviga per un’ora al giorno, un 32,2% da una a due ore al giorno, un 22,8% da due a quattro ore e il 16,2% oltre le quattro ore. La fruizione massiva di pc e Internet è superiore anche a quella della Tv.

Il cellulare viene utilizzato fino ad un’ora al giorno dal 21,9% dei ragazzi, da una a due ore al giorno dal 14,7%, da due a quattro ore dal 14,5% e mai dal 7,2%. Il 40,5% degli adolescenti invece usa il cellulare oltre le quattro ore giornaliere.

Il 65,5% dei ragazzi non ascolta mai la radio, mentre a farlo fino ad un’ora al giorno è il 24. Il lettore b conosce un utilizzo pari ad un’ora al giorno nel 26,3% dei casi e da 1 a 2 ore al giorno dal 19% dei ragazzi, contro un 48,1% che dichiara di non farne uso.

Nonostante il 41,4% dichiari di non utilizzare Playstation, PSP, Xbox e Wii, la maggior parte degli adolescenti (57,1%) si trovano a passare il tempo con la console dividendosi tra il 26,1% che ne fa un uso moderato (fino ad un’ora al giorno), il 17,5% che la usa da 1 a 2 ore, il 7,8% da 2 a 4 ore, mentre il 5,7% fa parte dei gioco-dipendenti (oltre le 4 ore). Per quanto riguarda le console muliplayer, il 19,5% dei ragazzi interagisce con i videogames fino ad un’ora al giorno, il 9,2% da 1 a 2 ore, mentre il 61,4% non ne fa uso, perché probabilmente non ne è in possesso.

Il lettore Mp3 o iPod viene utilizzato mediamente fino ad un’ora al giorno nel 38,1% dei casi, da 1 a 2 ore nel 22,6%, il 22,7% dichiara di non utilizzarlo e sotto la soglia dei dieci punti percentuale troviamo un 8,7% di ragazzi che lo ascoltano da due a quattro ore al giorno e un 6,7% che lo fa oltre le quattro ore giornaliere.

Infine, l’iPad/tablet e l’E-book non fanno registrare ancora un utilizzo diffuso: è infatti rispettivamente il 73% e l’87,9% a dichiarare di non utilizzarli mai contro un 12,3% e 6% che li usano fino ad un’ora al giorno.

Se i ragazzi tra i 12 e i 15 anni usano il cellulare fino ad un’ora al giorno (nella misura del 27,1% contro il 13,1% dei ragazzi di età compresa tra i 16 e i 18 anni), il tempo di fruizione aumenta con il crescere dell’età: usano infatti il telefonino da due a quattro ore al giorno il 13,5% dei più piccoli e il 16,1% dei più grandi, mentre oltre le 4 ore al dì il 32,2% dei 12-15enni contro il 54,4% dei 16-18enni. L’uso dei videogiochi resta legato ad una fascia di pubblico più piccola: la console tradizionale viene infatti utilizzata dai 12-15enni nella misura del 29,9% (contro il 20,6% dei più grandi) fino ad un’ora al giorno e la console multiplayer dal 24% dei più piccoli contro il 13,1% dei ragazzi di età compresa tra i 16 e i 18 anni. Il computer e Internet fanno registrare come differenza il tempo di fruizione: è il 17,5% dei più piccoli e il 24,3% dei più grandi ad utilizzare il pc da due a quattro ore al giorno e il 19,2% e il 28,8% ad usare Internet da due a quattro ore al giorno, mentre la situazione si ribalta se ad essere preso in esame è un tempo più ridotto (fino ad un’ora al giorno), che vede come fruitori il 28,5% dei 12-15enni contro il 24% dei 16-18enni nel caso del pc e il 26,1% contro il 18,6% per quanto riguarda Internet.

Come cambia il modo di fruire dei contenuti televisivi. Preferisce guardare in tempo reale i programmi in Tv il 68,7% degli adolescenti (il 28,5% lo fa abitualmente e il 40,2% abbastanza spesso). La visione in diretta di un programma televisivo attraverso il sito Internet del canale, che concerne dunque una sostituzione del contenitore (dalla televisione a pc, cellulare o tablet) è preferita da una piccola parte dei ragazzi (l’1,8% dichiara di farlo “molto” e il 7,1% “abbastanza”), contro una più ampia percentuale di quanti non lo fanno mai o soltanto qualche volta (88,9%). Sono invece un po’ di più i ragazzi che guardano un programma tramite connessione al sito del canale televisivo scaricandolo e utilizzando tempi diversi, passando dalla visione in diretta a quella in differita, adattando la visione ai propri impegni ed orari, ribaltando dunque il principio stesso di palinsesto. È il 3,7% a preferire questa modalità di visione e l’11,3% a gradirla “abbastanza”, contro un ben più alto 83% di coloro che non hanno modificato troppo le vecchie abitudini ( “per niente” il 58,5 e “poco” il 24,5%).

Infine, troviamo che inizia a diffondersi un nuovo modo di fruire dei contenuti dalla Tv: piuttosto che seguire interamente un programma dall’inizio alla fine c’è chi preferisce, per mancanza di interesse o di tempo, selezionare ad esempio da YouTube o siti simili pezzi di programma ritenuti di maggior interesse rispetto alla sua interezza: lo fa spesso il 6,1% dei ragazzi, abbastanza il 16,7%, poco il 37,6%.

Il futuro della Tv. Per l’80,8% degli adolescenti la Tv offre un’ampia gamma di canali che trasmettono programmi adatti ad una pluralità di pubblico, grazie all’introduzione del digitale terrestre (è poco d’accordo con questa affermazione il 14,1% e non lo è affatto solo il 4,7% dei ragazzi).

Alla quasi unanimità (93,2%) i ragazzi sostengono che la televisione non ha i giorni contati e non è un “mezzo superato” destinato a scomparire (risponde “abbastanza” il 4,9% e “molto” solo l’1,5%). Inoltre il 72,8% sostiene che il pubblico a cui si rivolge la televisione non è soltanto o in larga parte costituito dal mondo adulto e dai più anziani (seppure risponda “abbastanza” il 21,9% dei ragazzi) e il 64,2% non ritiene che i giovani preferiscano guardare la Tv via Internet (tuttavia risponde “abbastanza” il 25,9%).

Il 45,3% dei ragazzi ritiene infine che la televisione sia lo strumento tecnologico che fa più compagnia contro il 53,2% che afferma l’opposto e il 48,5% ritiene che ad essere degni di interesse siano soltanto i programmi messi in onda dalle televisioni a pagamento (contro il 50,9% che si esprime in maniera opposta).

Cellulare: la differenza la fanno funzioni e applicazioni. Solo l’1,2% degli adolescenti italiani non ha un cellulare. La metà del campione (il 49,9%) preferisce lo scambio di notizie e informazioni attraverso la messaggistica di testo e immagini (sms ed mms) piuttosto che tramite le telefonate, utilizzate principalmente dal 23,2% dei ragazzi. L’8,8% dei giovani si collega ad Internet tramite cellulare, il 7,6%  ascolta la musica, il 3,4% scarica ed utilizza le applicazioni, il 3,1% gioca e il 2,2% maneggia foto e video.

Le ragazze prediligono l’utilizzo di sms ed mms per tenersi in contatto (60% vs 38,6%), i ragazzi preferiscono invece le telefonate (27,9% contro il 19%), la navigazione su Internet (10,7% vs 7,1%), l’ascolto di musica (8,2% vs 7,1%), l’uso di applicazioni (5,1% vs 1,7%) e giochi (4,9% vs 1,5%). Tra i ragazzi più grandi (16-18enni) messaggia il 61,5%, mentre i 12-15 lo fanno nel 42,5% dei casi, privilegiando invece l’uso delle telefonate (26,9% contro il 17,1%).

Le applicazioni per cellulari maggiormente usate dai ragazzi (accorpando le risposte “molto” e “abbastanza” sull’utilizzo) sono: il collegamento a Internet (54%), l’uso dei Social Network quali Facebook e Twitter (50,8%), la visione di filmati su YouTube (49%), l’utilizzo di giochi quali Angry Birds e Fruit ninja (44,8%). Seguono iTunes o altre applicazioni per ascoltare musica (26,8%), Instagram o altre applicazioni per le foto (21,8%), Live Score o altre applicazioni con aggiornamenti sui risultati sportivi (18,8%), preferite largamente dal pubblico maschile. Chiudono la classifica l’utilizzo di mappe o del navigatore (13,8%), di Skype (10,8%) e di iMovie o altre applicazioni per i video (10,4%).

Fear of missing out. Quale sarebbe la paura più grande dei ragazzi se gli fosse preclusa di collegarsi ad Internet? Il 55,7% avrebbe paura di non venire a sapere le cose, di non venire a conoscenza o non essere aggiornato su eventi e appuntamenti, il 50,2% di essere tagliato fuori da ciò che quotidianamente accade nel mondo, il 46,5% di perdersi qualcosa di divertente, il 38,4% di non avere più la possibilità di conoscere nuove persone, il 31,9% di perdersi qualcosa di più interessante della vita normale, il 22% di restare fuori dalla propria cerchia di amicizie, che molto si nutre e si cementa nel web e sui Social Network, il 17,2% di perdere l’opportunità di trovare un partner.

A rischio dipendenza da Internet. Alla domanda “ti capita, quando sei connesso a Internet, di non riuscire a staccarti, anche se ti sei riproposto di farlo?” quasi metà degli adolescenti (47%) risponde “qualche volta”, al 14,5% accade spesso e al 7,2% sempre. Solo il 30,3% dei ragazzi non mai messo in atto comportamenti di dipendenza, anche se con diverse gradazioni, dalla Rete.

Navigare in mare di rischi. Un terzo dei ragazzi (33,9%) ha navigato in siti di immagini pornografiche e che esaltano un corpo palestrato (32%); il 19,3% ha visitato siti che incitano alla violenza, all’odio contro gli stranieri (13,1%) e a commettere un reato (12,1%); hanno inoltre navigato all’interno dei siti che esaltano l’anoressia (9,9%) o il suicidio (4,9%), con consigli annessi.

Mentre il mondo adulto combatte per affermare e far valere sempre più il proprio diritto alla riservatezza, tra i giovani sembra imperversare il pubblico dominio delle informazioni di carattere privato e personale. Alla domanda “ti è mai capitato di trovare online…” i ragazzi hanno risposto: foto o video imbarazzanti che ritraggono i coetanei (40,1%), loro foto che per quanto non imbarazzanti non avevano ricevuto una preventiva autorizzazione ad essere messe online (32,2%), pettegolezzi o falsità sul proprio conto (23,6%), foto o video imbarazzanti che ritraggono altri adulti di loro conoscenza (20,8%), foto personali che hanno creato loro imbarazzo (20,5%), foto o video imbarazzanti riguardanti i loro insegnanti (17,5%), frasi che rivelano loro fatti personali (16,8%), video non imbarazzanti, ma che non avevano autorizzato a mettere online (16,6%) e video spiacevoli in cui erano presenti (11,1%). 

 

ADULTI E TECNOLOGIE

 

Divari digitali, generazionali. Ai propri amici gli adolescenti attribuiscono capacità di navigare molto buone (76,3%; nel 19,5% dei casi abbastanza buone), ai nonni decisamente scarse (per il 79,6% non sanno navigare per niente, per il 14,6% poco). Gli insegnanti vengono giudicati abbastanza competenti dal 50,2%, molto competenti solo dal 7%, poco dal 34,9%, per niente dal 7,3%. I genitori, considerati leggermente meno competenti degli insegnanti, per la maggioranza dei ragazzi sanno utilizzare Internet abbastanza (39,3%) o molto bene (13,7%); tuttavia per il 35% sanno usarlo poco e per l’11,5% per niente. L’opinione degli adolescenti conferma il quadro più prevedibile: giovanissimi che dimostrano grande dimestichezza con Internet, adulti in fase di avvicinamento ed apprendimento, divisi tra chi ha colmato il divario di conoscenze e chi è rimasto parzialmente “fuori”, anziani nella larghissima maggioranza dei casi fermi all’analfabetismo informatico.

Adulti e modalità di controllo. A ben il 46,8% degli adolescenti è capitato di accorgersi che i genitori erano alle loro spalle mentre utilizzava il pc, il 31,8% si è accorto che avevano letto i messaggi sul loro telefono, il 25,2% che avevano ascoltato le loro telefonate. Altri si sono accorti che i genitori erano entrati nel loro profilo Facebook/Twitter (19,6%), avevano letto le loro chat (15,4%), avevano letto la loro posta elettronica (15,3%). I ragazzi più grandi (16-18 anni) dichiarano più spesso rispetto a quelli più piccoli (12-15 anni) di essersi accorti che i genitori stavano alle loro spalle mentre usavano il computer (53,8% contro 42,2%) e avevano ascoltato le loro telefonate (31,5% contro 21,4%).

I genitori sembrano adottare strumenti di controllo più semplici ed alla loro portata (guardare lo schermo del pc, ascoltare le telefonate, ma anche leggere gli sms); è sicuramente meno facile accedere alla posta elettronica dei figli o entrare nei loro profili sui Social Network.

 

I rischi a cui ci si espone maggiormente. Gli adolescenti riferiscono che ai propri amici è capitato di esporsi a rischi per aver inviato via Internet le proprie password (16,9%); al secondo posto si colloca chi ha inviato il proprio numero di cellulare (11,8%). Il 7,5% delle situazioni spiacevoli sperimentate indirettamente dai ragazzi riguarda l’invio online di foto di persone nude, il 6,9% di foto di se stesso nudo, il 5,2% del proprio indirizzo di casa, il 2,9% del numero di carta di credito.

 

SCUOLA E TECNOLOGIE

 

Il ritardo nella dotazione e nell’uso della tecnologia. Nelle scuole degli adolescenti intervistati vi è una diffusissima presenza di laboratori informatici (94,6%) e di un sito Internet dell’Istituto (94,3%). Risultano molto diffuse anche le LIM (Lavagne Interattive Multimediali), presenti nell’81,2% dei casi e nel 79,8% delle scuole tutti i computer sono connessi alla Rete. Sono stati rilevati d’altronde aspetti meno incoraggianti: meno di un terzo dei ragazzi (30,6%) riferisce che nella sua scuola si organizzano corsi per utilizzare Internet in modo consapevole. Nel 29,8% dei casi la scuola possiede un Blog, nel 28,6% un giornalino scolastico, nel 21,4% un forum; la presenza dei tablet è ancora irrisoria (3,3%).

In tutte le aree del territorio, la presenza dei laboratori informatici e di siti Internet dell’istituto supera il 90% dei casi. D’altra parte, se si considera il collegamento ad Internet di tutti i pc della scuola, il Sud si dimostra in ritardo (71,4%), soprattutto rispetto al Centro (88,1%), al Nord-Est (85%) ed alle Isole (84,5%), mentre il Nord-Ovest si colloca in posizione intermedia (76,6%). Per quanto concerne la presenza delle LIM, le scuole del Sud (72,6%) e del Centro (71,7%) risultano meno attrezzate rispetto a quelle del Nord-Ovest (86,4%) e delle Isole (86,8%), ma soprattutto rispetto a quelle del Nord-Est (96,4%).

L’organizzazione di corsi scolastici per l’utilizzo consapevole di Internet è frequente soprattutto al Centro (43,6%) e meno frequente della media al Nord-Ovest (18,5%) e nelle Isole (19%). I giornalini scolastici sono particolarmente diffusi negli Istituti scolastici del Centro (addirittura nel 64,6%); meno della media nelle Isole (13,8%), al Nord-Ovest (15%), al Sud (18,3%). I Blog scolastici hanno scarsa diffusione al Nord-Est (17,4%); sono invece più comuni nelle scuole del Sud (35,6%), nel Nord-Ovest (32,7%) ed al Centro (31,3%). Lo stesso si riscontra per i forum della scuola (solo 8,9% al Nord-Est), che vedono invece la loro massima diffusione al Centro (28,9%). La presenza di tablet è estremamente rara in tutte le scuole.

Quasi la metà degli adolescenti intervistati dichiara di non aver mai utilizzato nell’ultimo mese Internet con gli insegnanti (46,2%), e solo il 10% del totale dichiara di averlo utilizzato quasi ogni giorno.  Percentuali simili si registrano per l’utilizzo delle LIM: il 46% non le ha mai usate nell’ultimo mese, il 17,6% dichiara di averle usate quasi ogni giorno. Il 72% del campione riferisce che i propri insegnanti non hanno mai parlato in classe, nell’ultimo mese, di temi riguardanti la sicurezza in Internet; uno su 4 (25,7%) lo ha fatto solo qualche volta. Il 92,3% dei ragazzi afferma di non essersi mai applicato con i propri insegnanti al lavoro di preparazione di materiali da mettere sui blog/forum. Altrettanto raro risulta essere il lavoro di elaborazione di testi per un e-book: ben il 93,1% non lo ha mai svolto in classe nell’ultimo mese; il 4,5% solo qualche volta.

 

SEXTING

 

Oltre 1 adolescente su 4 (25,9%) afferma di aver ricevuto sms/mms/video a sfondo sessuale; al 73,7%, al contrario, non è mai capitato. I dati confermano che tra i giovanissimi l’esperienza del sexting non rappresenta un’eccezione, ma è invece piuttosto comune.

Il fenomeno ha subito un aumento sorprendente: gli adolescenti dai 12 ai 18 anni che dicono di aver ricevuto sms, mms, video di natura sessuale sono passati dal 10,2% al 25,9%. Questo forte incremento è stato inoltre senza dubbio favorito dall’ulteriore diffusione degli smartphone, che rendono la produzione e l’invio di foto e video ancora più semplici ed immediati rispetto ai telefonini tradizionali. Oltre un terzo dei maschi (33,8%) ha ricevuto contenuti sessuali via telefonino, a fronte del 18,8% delle coetanee. All’aumentare dell’età cresce anche la percentuale di ragazzi che hanno sperimentato il sexting come destinatari: dal 22,5% dei 12-15enni si passa al 30,3% dei 16-18enni, quasi un ragazzo su 3.

Ad inviare i messaggi amici, partner e sconosciuti. La quota più alta degli adolescenti che riferisce di aver ricevuto messaggi, foto o video con contenuto sessuale indica come mittente un amico o un’amica (38,6%). Seguono un 27,1% che ha ricevuto questi messaggi dal proprio partner, un 22,7% che li ha ricevuti da una persona estranea, il 9,9%, infine, cita un conoscente.

I ragazzi riferiscono di essere stati coinvolti nel sexting soprattutto da amiche/amici (44%); il 24,6% da parte della partner, il 19% da una persona estranea, il 10,7% da un/una conoscente. Per le ragazze prevalgono invece i messaggi di contenuto sessuale mandati dal partner (30,9%), ma le risposte si dividono equamente tra partner, amici (30,2%) ed estranei (28,4%).

Le reazioni dei ragazzi: tra divertimento e indifferenza. Le reazioni degli adolescenti intervistati alla ricezione di invio o filmati a sfondo pornografico (sexting) sono prevalentemente positive. Il 30,1% dice che gli ha fatto piacere, il 29,1% che lo ha divertito. Le reazioni negative ammontano complessivamente al 23,1%, quindi poco meno di un caso su 4: il 10,7% si è sentito infastidito, il 6,6% imbarazzato, il 2,9% spaventato ed il 2,9% angosciato. Il 16% è invece rimasto indifferente.

Il 12,3% degli adolescenti ammette di aver inviato sms/mms/video a sfondo sessuale. Pur riguardando più di un ragazzo su 10, si tratta di una percentuale significativamente più bassa rispetto a quella di coloro che affermano di essere stati oggetto di sexting (un adolescente su 4). È perciò ragionevole ipotizzare che il valore sia sottostimato a causa del pudore e della reticenza a rivelare comportamenti di natura privata e spesso socialmente disapprovati. Nel 2011 solo il 6,7% dei ragazzi ammetteva di aver inviato messaggi con contenuto sessuale tramite telefonino. In un anno la quota è dunque raddoppiata.

Il 41,9% di chi ha messo in pratica il sexting riferisce di averlo fatto perché non vede cosa ci sia di male in questa azione. Più della restante metà del campione si divide su risposte eterogenee: il 16,1% dice di averlo fatto con il proprio partner, di cui si fida, l’11,1% dice di averlo fatto per fare uno scherzo, l’8,3% per emulazione rispetto ai propri amici, il 4,6% per provocare/mettere in imbarazzo. Solo l’1,8% rivela intenzioni più malevole, dicendo che voleva che la persona in foto o nel video fosse presa in giro da tutti, mentre pochissimi hanno cercato di far colpo in questo modo su una persona (0,9%). Un preoccupante 2,3% ammette di averlo fatto in cambio di soldi o di una ricarica telefonica, lo 0,9% perché sotto minaccia.

 

GIOCO D’AZZARDO

 

Tra due modalità possibili di gioco a soldi il canale online coinvolge il 12% dei ragazzi (il 2,5% gioca spesso, il 3,4% qualche volta, il 6,1% raramente). Un notevole incremento si ha nella modalità non online con il 27% (il 4,6% gioca spesso, il 10,4% qualche volta, il 12,% raramente). L’universo maschile è maggiormente a rischio. Non giocano mai online a soldi l’80,6% dei maschi rispetto al 93,5% delle femmine; a sottolineare che si tratti di un’abitudine prevalentemente maschile è infine il dato che evidenzia come non giochino mai a soldi in modalità non online solo il 60,1% dei maschi (inoltre va notato che il 7,6% vi gioca spesso e il 15,1% lo fa qualche volta)  a fronte dell’82,7% delle femmine.

Dove giocano gli adolescenti, a che cosa e perché. Internet raccoglie un cospicuo 39,9% delle preferenze, a conferma di come sia il mezzo/luogo con cui i giovani sanno destreggiarsi meglio, seguito dalle sale giochi (17,8%) e dai tabacchi (14,4%). Non superano la soglia del 10% le edicole, il Bingo e i bar/ristorante. I 12-15enni optano per giocare più frequentemente online (lo fa il 44% rispetto al 35,8% dei 16-18enni)  e nelle edicole (lo fa il 6,5% vs il 2,7% dei 16-18enni); i tabacchi sono invece più frequentati da 16-18enni (il 18,7% vs il 10,9% dei 12-15enni), così come il bar/ristorante, preferito dal doppio dei ragazzi più grandi.

L’ambito delle scommesse sportive è quello che stimola i ragazzi a giocare più spesso per soldi online, interessando 1 intervistato su 5 (il 20,2%); tale dato diventa ancora più pregnante se sommato all’occorrenza qualche volta (13,3%) e raramente (11,1%), toccando così il  44,6%, ovvero sfiorando la percentuale di coloro che dichiarano di non averci mai giocato (il 46,4%).

Situazione analoga per il mondo del “Gratta e vinci”, laddove il 49,6% dichiara di avervi giocato (spesso l’8,2%, qualche volta il 19,1%, raramente il 22,3%), superando in questo caso la percentuale di coloro che rispondono “mai”, il 41,6%. Gettonato anche il Pocker (Texas Hold’em, ecc.) al quale i ragazzi hanno giocato nel 32,3% dei casi (spesso 11,7%, qualche volta 9,5% e raramente 11,1%). Seguono con il 29,7% Totocalcio, Tris e Ippica (spesso 11,9%, qualche volta 7,7% e raramente 10,1%); con il 27,6% gli skill games (spesso 7,4%, qualche volta 6,9% e raramente 13,3%); con il 25,4% le Lotterie (spesso 5,3%, qualche volta 5,8% e raramente 14,3%); con il 21,5% le Slot machine (spesso 5,3%, qualche volta 6,6% e raramente 9,3%).

Il 31,6% gioca “per puro divertimento” e il 23,9%, è spinto a giocare dalla possibilità di vincere premi o denaro; seguono l’aver sentito la pubblicità (il 10,1%), l’emulazione di amici o parenti (l’8,2%). In molti non hanno saputo o hanno preferito non rispondere (12,8%).

Uno degli episodi che capita più di frequente ai ragazzi è quello di perdere molti soldi giocando: capita infatti al 24,9% (spesso al 3,7%, qualche volta al 5,8%, raramente al 15,4%). Sente di frequente l’esigenza di giocare il 25,2% (spesso al 5%, qualche volta all’8%, raramente al 12%), sintomo di un’allarmante tensione compulsiva nei confronti del gioco d’azzardo da parte degli adolescenti. Il 16,4% dei ragazzi tende a giocare tutti i soldi che ha a disposizione (spesso il 4%, qualche volta il 4,5%, raramente il 7,9%); il 15,1% ha l’abitudine di sottrarre soldi in casa o dove capita (lo fa spesso 2,9%, qualche volta il 5%, raramente il 7,2%). Infine, la pratica di chiedere soldi in prestito ad amici o parenti è perseguita dal 13,7% dei giovani (il 3,4% lo fa spesso, il 3,7% qualche volta e il 6,6% raramente).

 

VIOLENZA

 

In questo lavoro si è voluta indagare per la prima volta la dating violence, ovvero la presenza di violenza fisica o psicologica all’interno dei rapporti di coppia vissuti dagli adolescenti.

Dai dati emerge come sia estremamente diffuso rapportarsi con il proprio ragazzo/ragazza urlando: ne è vittima infatti quasi un terzo degli intervistati, ovvero il 29,1%; segue l’insulto, che registra il 20,9%. Tra le opzioni inerenti le varie forme di minaccia, quella subita più spesso è l’essere lasciati dal proprio ragazzo/ragazza nel caso non si faccia ciò che viene detto (8,7%). Dai dati emerge come le violenze verbali prevalgano su quelle fisiche: il 5,4% degli adolescenti dichiara che il proprio partner ha minacciato di picchiarlo.

Alla domanda “Ti è mai capitato che una tua amica/amico stesse con un ragazzo/ragazza che…” spiccano le risposte affermative alle seguenti eventualità in ordine di frequenza: urlasse con lei/lui (il 40,4%), la/lo insultava (il 34,5%); la/lo minacciava di lasciarla/lo se non avesse fatto quello che diceva (con il 20,8%); la/lo picchiava e la/lo minacciava rispettivamente con il 14,7% e il 13,5%. Il 6,2% dei ragazzi riferisce che l’amico/l’amica erano minacciati dal partner con la pubblicazione di foto o video privati online. Ai ragazzi di 16-18 anni accade con maggiore frequenza di essere testimoni di situazioni di violenza in coppie di amici, mediamente al 50% in più rispetto ai 12-15enni.

 

ALCOLISMO

 

Il 64% ragazzi di 12-18 anni raggiunti dall’indagine dichiara di bere alcolici. Si tratta quasi di un’abitudine per il 10,6% e per il 2,5% che ne fa un uso quotidiano, mentre sceglie qualche volta questo genere di bibite il 50,9%. Solo il 35,2% dei ragazzi afferma di non essere interessato all’alcol.

Se quasi la metà dei ragazzi tra i 12 e i 15 anni a dichiara di non bere mai alcolici, solo il 14,2 % dei più grandi condivide tale affermazione. Infatti, affermano di bere spesso alcolici il 16,7% dei 16-18enni contro il 6,8% dei più piccoli, e sono ben il 65% dei primi contro il 41,8% dei secondi coloro che  dichiarano di farne uso alcune volte.

Il consumo di alcolici sembra avere inizio soprattutto nel periodo della scuola media: è così per il 65,7% dei ragazzi più giovani e per il 44,1% dei più grandi. Questi ultimi – ben il 46,2% – dichiarano, inoltre, di aver bevuto alcolici la prima volta dopo i 15 anni. Allo stesso tempo si deve sottolineare anche che il 21,1% dei protagonisti della ricerca aveva meno di 11 anni quando hanno bevuto la prima bevanda alcolica.

La birra è la bevanda preferita dai ragazzi che dichiarano di farne un consumo abituale (spesso nel 21,1% dei casi e qualche volta nel 34,2% contro il 13,1% e il 34,3% delle compagne), mentre sembra essere una scelta piuttosto femminile quella di bere cocktail o gli aperitivi alcolici (spesso nel 17,3% e qualche volta nel 39,3% contro, rispettivamente, il 12,9% e il 28,2% dei compagni).

I superalcolici sono richiesti abitualmente dall’11,7% dei maschi e dall’11,2% delle femmine, ai quali si aggiunge ad ogni modo un consumo occasionale del 25% delle ragazze e del 19,2% dei ragazzi. Gli shottini attraggono spesso il 12,5% dei maschi e il 10,2% delle ragazze e che viene acquistata qualche volta rispettivamente nel 17% e nel 20,2% dei casi. Il vino, infine non sembra riscuotere particolare successo tra gli adolescenti che affermano di scegliere questa bibita spesso nel 7,2% dei ragazzi e nel 4,6% delle ragazze e, qualche volta, dal 22,9% e dal 20%. 

La classifica dei consumi di alcol tra i giovanissimi è la seguente: i ragazzi di 16-18 anni apprezzano in particolar modo i cocktail e gli aperitivi alcolici, raggiungendo quasi il 60% del campione (spesso il 18,4% e qualche volta il 42,2%), e sembrano riservare un buon interesse per la birra, da quanto dichiarato dal 58,9% dei casi (rispettivamente 20,5% e 38,4%). Inoltre, i superalcolici sono apprezzati dal 46,4% (31,6% e 14,8%), seguono gli shottini (41,3%) e un po’ meno il vino (31,7%). Invece, i più giovani prediligono la birra nel 42,4% dei casi, amano i cocktail e gli aperitivi alcolici nel 36,3% dei ragazzi intervistati, scelgono il vino nel 22,2%, i superalcolici nel 19,2% e gli shottini nel 17,4%.

Più della metà dei 12-15enni dichiara di bere alcolici durante le feste (59,7%), quasi un quinto degli stessi (il 18,8%) quando è in compagnia degli amici e l’8,2% per assecondare semplicemente il desiderio di un momento della giornata.  Con l’aumentare dell’età si riduce il numero delle risposte a favore di un consumo in occasione di eventi particolari (43,4%) ed è invece in crescita l’uso di alcol in compagnia degli amici (ben il 28,6%) e quando semplicemente se ne ha voglia (secondo il 15,2% dei ragazzi).

 

 FUGA DA CASA

 

Il desiderio di allontanarsi da casa è diffuso tra gli adolescenti: ci ha pensato ben il 41,8% dei ragazzi tra i 12 e i 18 anni. Resta comunque maggioritaria la quota di quanti invece non ne hanno mai sentito il bisogno (56,6%).

In molti casi, invece, quella che inizialmente era solo un’idea si è tradotta nella realtà in una fuga dalla propria casa: quasi il 30% degli adolescenti ha vissuto questa esperienza. Analizzando le risposte ottenute nell’indagine del 2011 emerge un preoccupante aumento di questo disagio tra gli adolescenti: se nel 2011 solo il 9,6% ha ammesso di essere scappato di casa, contro il 72,4% che non lo ha mai fatto e il 16,7% che ne ha avuto la tentazione, nel 2012 il dato risulta essere triplicato e, allo stesso tempo, è in diminuzione la quota di quanti affermano di non avere mai vissuto questa esperienza (66,3%).

Tra le motivazioni, il rapporto con i genitori sembra essere determinante: più di un quarto degli adolescenti (26,7%) ha deciso di scappare da casa perché non riesce ad andare d’accordo con i propri genitori, il 9,1% perché sente che essi limitano troppo la propria libertà; sono in molti (4,5%) a sentirsi incompresi all’interno della propria famiglia. La casa non è un posto piacevole dove stare per chi sente litigare spesso i genitori (5,3%) o non è riuscito ad instaurare un rapporto sereno con il nuovo compagno/a della madre o del padre (3,7%). Tra le spinte motivazionali extra familiari alla fuga da casa, rilevanti il desiderio di poter stare con il proprio ragazzo/a (5,8%), la situazione scolastica di quanti si trovano male all’interno della propria scuola o non hanno un buon rendimento (3,7%), ma anche le difficoltà di quei ragazzi che si trovano ad essere vittime di episodi di bullismo (l’1,2% tra quanti fuggono di casa).

Sommando le diverse risposte che gli stessi ragazzi hanno fornito, emerge chiaramente che la fuga da casa nel 23,9% dei casi è durata più di un giorno e, in particolare, per quasi un adolescente su dieci (9,1%) più di una settimana, mentre per il 7% di qualche giorno e per il 7,8% di una notte. Nella maggior parte dei casi, comunque, l’allontanamento è durato per qualche ora (47,3%) o per una giornata intera (16,9%).

Sono stati gli stessi ragazzi a prendere la decisione di tornare a casa dopo esserne fuggiti (67,2%). Nel 18,6% dei casi il rientro a casa non è stato invece determinato da una scelta volontaria ma dall’intervento della famiglia (8,1%), delle Forze dell’ordine (4,5%), di un amico (3,2%) o del proprio ragazzo/a (2,8%). L’1,2% degli adolescenti ha invece sentito il bisogno di contattare una linea telefonica di aiuto, come quella messa a disposizione da Telefono Azzurro, per affrontare la situazione di disagio che stavano vivendo.

 

SENSAZIONI

 

I ragazzi dai 12 ai 18 anni appaiono prevalentemente felici (lo sono spesso nel 66,6% contro il 2,2% che non lo è mai ) e divertiti (67,6% contro il 2%). È tuttavia da considerare che questi sentimenti sono oscurati in parte dalla noia che coinvolge qualche volta il 40,4%  dei giovani (raramente il 30,8%) e spesso il 19,5%. Tra le emozioni più diffuse compare l’ansia: la prova qualche volta il 34,2%, raramente il 31,1% e, tuttavia, spesso il 17,4%. Sebbene dichiari di non soffrire di solitudine (mai nel 32,4%), una quota rilevante, quasi un ragazzo su tre, ne soffre qualche volta o spesso (30%). Lo stesso vale per i sentimenti di depressione, rara o del tutto assente rispettivamente nel 36,9% e nel 31,4% degli adolescenti, ma comunque presente qualche volta o spesso nel 30,8% dei casi.

La rabbia è un sentimento che prende i ragazzi spesso (22,5%), qualche volta (50,3%) e raramente (21%), solo il 5% non la prova mai. A non provare mai imbarazzo è il 16,4% degli adolescenti, contro quanti riferiscono di provarlo spesso (8,4%), qualche volta (33,3%) e di rado (40,8%).

Come affrontano i ragazzi gli stati d’animo negativi?  Quando si sentono depressi, si rivolgono più facilmente ad un amico (spesso per il 29,3% dei 16-18enni e il 21,6% dei 12-15enni). I più piccoli sembrano scegliere più facilmente un adulto di cui fidarsi per cercare conforto (spesso il 12,7% contro l’11,8% dei più grandi). Non stupisce che i ragazzi più grandi scelgano maggiormente di parlare dei loro momenti di depressione con un amico tramite Social Network (raramente nel 19% dei casi contro il 15,1%, qualche volta il 17,6% contro il 12,7% e spesso il 6,8% vs 7,4%).

 

 

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