Dati Istat confermano la società dei 3/3 descritta da Eurispes
I ceti medi verso la pauperizzazione |
|
Dichiarazioni Presidente Eurispes, Gian Maria Fara
«I dati diffusi oggi dall’Istat che segnalano come il 28% degli italiani siano a rischio di povertà confermano le tesi sostenute dall’Eurispes quando affermava che la nostra è ormai la società dei 3/3: un terzo di poveri tradizionali; un terzo di quelli che l’Istituto definisce “garantiti e blindati”; un terzo, appunto, a rischio di povertà costituito da ceti medi ormai sulla via della pauperizzazione. I profeti della cosiddetta “società affluente”, negli anni Sessanta del secolo scorso ci avevano rassicurati descrivendo la nostra come una società dei 2/3. Ovvero una società nella quale 2/3 della popolazione hanno raggiunto un soddisfacente livello di benessere mentre il rimanente terzo è costretto alla povertà e al disagio. I risultati, non sono stati quelli che le previsioni ci avevano assicurato; anzi, l’area della povertà non solo non è stata ridotta ma al contrario tende ad allargarsi a macchia d’olio, coinvolgendo strati sempre più ampi della società e mettendo a rischio le stesse conquiste faticosamente conseguite dal dopoguerra ad oggi. I risultati di questa trasformazione sono davanti agli occhi di tutti: sul fronte economico, caduta del livello dei consumi, indebitamento delle famiglie, utilizzo del risparmio per sostenere gli stili di vita acquisiti o per pagare le tasse. Sul fronte sociale, disagio, smarrimento e insicurezza. Sul piano politico, allontanamento dalle Istituzioni e dalla politica e affermazione delle derive di radicale contestazione. Nello stesso tempo, crescono le disuguaglianze sociali, la concentrazione della ricchezza e il divario tra le diverse aree geografiche del Paese. Sino a pochi anni fa la classe media era uno stabile e strategico ammortizzatore delle tensioni economiche e sociali e garante di un sistema in grado di assicurare la mobilità sociale dal basso verso l’alto, accogliendo i nuovi arrivati e ampliando progressivamente le sue fila. Ormai, appartenervi non solo non è più un privilegio ma significa, da una parte, consegnarsi all’incertezza e al disagio dal punto di vista delle aspettative per il futuro e della preoccupazione per la stabilità lavorativa; dall’altra, essere al centro di politiche ostili e punitive come quelle sulla casa o sulla tassazione o vittime designate del progressivo smantellamento dello stato sociale». Fonte: www.eurispes.eu
|