salvagente.it | Studenti ”con la valigia”. Il caro tasse è un incentivo

Se perdi un anno paghi di più all’università, tanto vale allora andare in Cina. Se la tua famiglia è abbiente, le tasse possono aumentare del cento per cento; se non lo è, di un quarto. Le tasse universitarie sono già alte, l’Italia è tra i primi paesi europei per il caro ateneo, e non compare tra i primi cento per qualità. Eppure chi è in ritardo con gli esami deve pagare. Perché? È incomprensibile.Si tratta di un provvedimento del governo che cala la scure ancora una volta sui soggetti deboli, questa volta i giovani. Non ci si preoccupa della difficile vita dello studente fuori sede, che alle prese con un diritto allo studio sempre meno garantito ha a che fare con disagi, costi stratosferici per l’alloggio, e mense dove si fa sempre una discreta fila.Nelle grandi città i disagi lievitano. A Roma un posto in affitto da studente in un quartiere né centrale né periferico oscilla tra i 400 e i 600 euro. Se lo vuoi a due passi dall’ateneo arrivi a 600 più le spese, che possono toccare anche i 200 euro. Essere fuori sede rallenta l’iter per conquistare la laurea, a meno che non si tratti dei rari casi di città superorganizzate come, per esempio, Pavia: piccolo centro con ottime residenze per studenti.È un quadro che scoraggia l’affluenza negli atenei, in un paese in cui la cultura, a dispetto della nostra specialissima storia, non è considerata bene comune. Alla notizia del caro tasse gli studenti hanno reagito minacciando di scendere in piazza da settembre e riprendere l’occupazione che due anni fa aveva tenuto banco contro la riforma Gelmini.Le prime reazioni a caldo sono state molto accese. Gli studenti del coordinamento Link hanno aderito già alla manifestazione del 7 ottobre, e altre iniziative sono state discusse nel “Riot Village”, summit di 500 studenti e studentesse che si è tenuto a Ostuni, a fine luglio.Intanto molti sognano di andare via. Se le mete a ridosso dei nostri confini sono state negli ultimi anni molto gettonate, adesso a sedurre è il grande viaggio.“Faccio gli esami di ammissione in un ateneo milanese molto prestigioso, se non li passo vado un anno a Shanghai a imparare la lingua. Poi si vedrà”, dice Giulio, che a giugno prossimo dovrebbe prendere la maturità. Eccessivo? Niente affatto. Da anni la tendenza dei giovani è di andare via per studiare o cercare lavoro.Secondo una ricerca Eurispes 2012, quasi il 60% degli italiani tra i 18 e i 24 anni si dichiara disposto a intraprendere un progetto di vita all’estero. Studiare fuori dall’Europa è normale per chi vuole vivere nella globalità, sostiene Lorenza Oliva nel suo libro dal titolo emblematico: “Io invece studio all’estero” (Sperling & Kupfer).Aumenti anche per chi è in corsoAumenti per gli studenti fuori corso, ma non solo. Il governo ha deciso i rincari in base al reddito Isee (l’indicatore in grado di sommare reddito, patrimonio e componenti del nucleo familiare). Le tasse possono aumentare del 25 o del 50%, fino a raddoppiare se il reddito sfora i 150mila euro. Di fatto i singoli atenei possono gravare anche sugli studenti in regola con gli esami. Hanno solo un vincolo: fino al 2016 l’aumento non può superare l’inflazione per gli studenti con reddito Isee sotto i 40mila euro. Il ministro dice che l’aumento non supererà il costo di un caffè al giorno. Sarà, ma si va a sommare a spese già ingenti. Esempio: a Padova la prima rata è di 580 euro per tutti, con redditi Isee tra 23mila e 50mila euro la seconda e la terza costano tra i 581,44 e i 2.002 euro per le facoltà umanistiche, tra i 675,25 e i 2.095 per le facoltà scientifiche. Aumentarle anche solo di un quarto non è cosa da poco.

 

 

 

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