Generazioni a confronto: insegnare ai ragazzi, imparare dai ragazzi
Roma, 7 dicembre 2011 – g.c. Senato della Repubblica,
Sala Capitolare presso il Chiostro del Convento di S. Maria sopra Minerva.
Eurispes e Telefono Azzurro presentano
l’Indagine Conoscitiva sulla Condizione dell’Infanzia e dell’Adolescenza 2011.
L’indagine di quest’anno è stata realizzata su un campione probabilistico a grappoli tenendo conto delle seguenti variabili: sesso, età, area geografica, tipologia di scuola e di istituto, classe frequentata. La rilevazione è stata realizzata somministrando un questionario semistrutturato ad alternative fisse predeterminate, composto da domande a risposta chiusa. Sono stati predisposti due modelli di questionario: uno destinato ai ragazzi e l’altro ai genitori. Il questionario ragazzi è stato somministrato ad alunni di età compresa tra i 12 ed i 18 anni, frequentanti la seconda e la terza classe della scuola secondaria di primo grado o una delle cinque classi della scuola secondaria di secondo grado. Il questionario genitori è stato costruito con l’obiettivo di analizzare opinioni e comportamenti dei genitori dei ragazzi intervistati. La rilevazione sul campo ha coinvolto 21 scuole di ogni ordine e grado. Sono stati analizzati 1.496 questionari per i ragazzi e 1.266 per i genitori.
L’indagine di quest’anno presenta quindi un’importante novità rispetto alle precedenti edizioni, dal momento che si è deciso di dar voce, per la prima volta e in modo parallelo, non solo agli adolescenti, ma anche ai loro genitori. Sono quindi tre i filoni di indagine: il primo riguarda l’adolescenza; il secondo la genitorialità; il terzo infine il confronto intergenerazionale.
Ringraziamo le scuole, gli insegnanti, i ragazzi e i genitori che hanno partecipato all’Indagine 2011, consentendoci di portare a termine questa indagine per il dodicesimo anno consecutivo.
«L’indagine di quest’anno costituisce un’assoluta novità nel panorama delle ricerche italiane – afferma il Prof. Ernesto Caffo, Presidente di SoS Il Telefono Azzurro Onlus – dal momento che abbiamo intervistato contemporaneamente sia un campione di adolescenti sia i loro genitori. Dal confronto tra questi due mondi sono emersi interessanti spunti di riflessione. In particolar modo, un visibile e progressivo distanziamento tra il mondo dei genitori e quello dei ragazzi che in alcuni casi sembra spingersi ben al di là del fisiologico distacco tipico dell’adolescenza.
I temi più problematici e delicati, come la sessualità, la droga e internet, – continua il Professor Caffo – sembrano essere ai margini del dialogo genitori-figli. A fronte di nativi digitali che trascorrono su internet gran parte della loro giornata, abbiamo un 35% di genitori che ammette di sapere utilizzare internet “poco” o “per niente”: come possiamo allora chiedere alle famiglie di capire cosa sia, ad esempio, il fenomeno del sexting – che si sta rapidamente diffondendo tra i nostri adolescenti – o di educare i propri figli a difendersi dai rischi della rete? Dalla nostra indagine emerge che la genitorialità, posta di fronte ai tanti pericoli della società odierna, si manifesta per lo più in comportamenti di controllo e restrizione: è necessario, invece, aiutare la famiglia e la scuola a riconquistare la propria funzione educativa.
Siamo certi che la sinergia tra la famiglia e la scuola, che a sua volta è chiamata ad importanti cambiamenti, e la maggiore partecipazione dei ragazzi consentiranno di individuare risposte nuove e più adeguate di quelle adottate fino ad oggi.
Partecipazione non significa, però, parità tra ragazzi e adulti, né implica che gli adulti debbano abdicare al proprio ruolo.
Imparare dai ragazzi per insegnare meglio ai ragazzi – conclude il Professor Caffo – è la sfida che attende gli adulti».
«All’interno della nostra società – dichiara il Prof. Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes – agli adolescenti viene destinata un’attenzione discontinua e irregolare, che sembra concentrarsi sempre su un numero limitato di aspetti e alternare picchi di interesse (sulla scia di casi di cronaca o di mode passeggere) a lunghi intervalli di trascuratezza. Nelle riflessioni che li riguardano gli adolescenti appaiono per lo più intrappolati in luoghi comuni, in una serie di rappresentazioni e ritratti plastificati e rigidi, incapaci di restituire le innumerevoli sfumature e la complessità che caratterizzano questa fase evolutiva.
Gli adolescenti quindi – prosegue il Presidente dell’Eurispes – rischiano di esistere per la società solo come caricature che riportano ed esasperano pochi tratti distintivi, generalmente quelli più evidenti e mediaticamente accattivanti. Difficile sentir parlare delle loro aspirazioni, delle speranze e dei sogni, trattati come limiti, anziché come risorse.
Spinti dal desiderio di condividere un’immagine reale dell’adolescenza, Eurispes e Telefono Azzurro, giunti al dodicesimo anno di collaborazione nell’analisi della realtà dei bambini e degli adolescenti del nostro Paese, si sono nuovamente posti il preciso obiettivo di delinearne un quadro più articolato e vivido, anche grazie all’ascolto, per la prima volta, dei genitori e al confronto tra questi ultimi e i propri figli.
I cambiamenti della società, spiega Fara, sembrano costituire fonte di confusione e di paura per i genitori, che non sempre dispongono degli strumenti per comprenderli appieno e per inserirli nel dialogo educativo. I genitori ammettono, infatti, di sentirsi affaticati per le difficoltà che l’esercizio della funzione educativa comporta in una società che è sempre più tecnologica, frenetica e frammentata. La gran parte di loro ritiene che oggi sia più difficile che in passato essere genitore, non solo perché la società contemporanea presenta più insidie, ma anche perché oggi le figure genitoriali scontano una perdita di autorità. L’indagine condotta quest’anno – conclude il Prof. Fara – offre interessanti stimoli per riflettere sull’adolescenza, sul senso educativo della scuola, sul ruolo, le competenze e le attuali difficoltà vissute dai genitori».
I FIGLI NEL 2011: PIÙ DELLA METÀ DEI RAGAZZI RITIENE I GENITORI FONTE DI PROTEZIONE E AIUTO E SI ASPETTA CHE I GENITORI SAPPIANO SEMPRE COSA FARE. ANCHE SE IL TEMPO QUOTIDIANO TRASCORSO CON I GENITORI, È ELEVATO, PIÙ DELLA METÀ DEI RAGAZZI AFFERMA DI NON PARLARE CON LORO DI ASPETTI DELLA PROPRIA VITA QUALI LA SESSUALITÀ, LE DROGHE E RISCHI DI INTERNET.
Dialogo: su tutto, ma non proprio. Più della metà dei ragazzi di età compresa tra i 12 e i 18 anni (57%) mette a conoscenza i genitori, se non proprio di tutto, almeno di buona parte di ciò che li riguarda, mentre un terzo (30,5%) non tace nulla alla famiglia. L’11,2% mette a conoscenza i genitori soltanto di una piccola parte di quello che succede loro e solo lo 0,8% afferma di non condividere nulla con i propri genitori.
Le cose che non sanno di te. Sei ragazzi su dieci (60,4%), preferiscono non affrontare argomenti che appartengono alla propria sfera privata, il 20,6% non parla di quegli aspetti che sa essere disapprovati dalla famiglia, il 3,3% lamenta un certo disinteresse da parte dei genitori, mentre l’1,2% sostiene che i genitori non hanno tempo a sufficienza da dedicare al dialogo.
Quanto tempo passano realmente i figli con mamme e papà? Il 72,2% dei ragazzi trascorre oltre 2 ore al giorno con i propri genitori, seguito dal 16% di quanti sostengono di passarne da 1 a 2 ore, mentre il 3% sta assieme ai propri genitori fino ad un’ora al giorno. Per il 6% dei ragazzi poter stare con i propri genitori è cosa rara, mentre una minoranza (1,9%) dichiara di evitare in tutti i modi di stare con la propria famiglia.
In famiglia si parla di… questioni pratiche o argomenti leggeri. L’argomento principale del dialogo tra le generazioni è la scuola (77,9%), seguito da salute (59,8%), sport e tempo libero (54,8%), amicizie (50,3%). Solo un adolescente su quattro parla spesso con i propri genitori di Internet e nuove tecnologie (25,2%) – nonostante gli innumerevoli rischi che la Rete presenta – di fatti di cronaca (24%) e della crisi economica (22,3%). Pochissimi ragazzi affrontano “spesso” con i genitori argomenti come l’amore e le relazioni sentimentali (17,5%), la politica (13,9%), l’ecologia (7,8%). Nonostante questi temi abbiano importanti implicazioni per l’età adolescenziale, infine, la maggior parte degli adolescenti non parla mai con i genitori di sessualità (61,6%) e di droghe (52,7%).
I genitori visti dai figli: un porto sicuro. Rispetto ai propri genitori e al rapporto con loro instaurato, la quasi totalità dei ragazzi avverte la possibilità di ricevere aiuto nel momento del bisogno o al presentarsi di un problema (94,5%), il senso di sicurezza (93,1%), la presenza dei genitori (84,3%) e la possibilità di eleggerli a modello di comportamento (76,1%). I ragazzi considerano i genitori una presenza stabile, ma non per questo permissiva (80,9%): il 62% dei ragazzi, infatti, ritiene i propri genitori severi.
Che cosa si aspettano dai genitori? Secondo i ragazzi, i genitori dovrebbero soprattutto sapere sempre cosa fare (82,1%), essere amici dei figli (70,5%), ricorrere alle punizioni quando i figli si comportano male (67,2%). I ragazzi si dividono sul fatto che i genitori possano dare uno schiaffo in determinate occasioni: lo trova plausibile il 54,6%, mentre il 43,5% è contrario.
Deludere i genitori, restare soli ed essere molestati o aggrediti: le paure dei ragazzi. Le più grandi paure degli adolescenti sono quelle di deludere i genitori (20,6%), di restare soli (19,4%), di subire molestie e aggressioni da parte di adulti (10,6%). Il 9% dei ragazzi teme che i genitori si separino, l’8,2% di essere rapito, il 7,5% di essere coinvolto in calamità naturali.
“L’insostenibile leggerezza” degli interessi degli adolescenti. Ai primi posti della classifica degli interessi degli adolescenti si collocano la musica (interessa “molto” il 52,1% e “abbastanza” il 33,6%), lo sport (49,2% “molto”; 28,3% “abbastanza”) e i viaggi (46,7% “molto”; 29,7% “abbastanza”). Anche il cinema è amato dai ragazzi (24,5% “molto”; 41,4% “abbastanza”). Scarsissima l’attenzione per la politica: il 79,3% dichiara di esservi “per niente” (42,3%) o “poco”(37%) interessato. Allo stesso modo l’economia ha poco appeal sui giovani: il 34,3% dichiara di non essere per niente interessato e il 43,5% di esserlo poco, per un totale del 77,8%. L’altro settore di scarso coinvolgimento è quello del volontariato: il 37,1% si dichiara “per niente interessato” e il 37,5% “poco” (complessivamente il 74,6%).
I GENITORI NEL 2011: SI AUTODEFINISCONO AFFETTUOSI MA SEVERI E AMMETTONO DI INCONTRARE DELLE DIFFICOLTÀ NEL RAPPORTO CON I FIGLI. TEMONO DI NON RIUSCIRE A COMPRENDERE I RAGAZZI E LE LORO ESIGENZE, CHE I FIGLI SUBISCANO AGGRESSIONI E MOLESTIE, CHE SIANO INFELICI O SI AMMALINO. RISPETTO AL PASSATO DENUNCIANO UNA PERDITA DI AUTOREVOLEZZA IN UNA SOCIETÀ SEMPRE PIÙ INSIDIOSA PER I, GIOVANI, PERCEPITI FRAGILI E “MAMMONI”. NEL COMPITO EDUCATIVO E NEL SUPPORTO MATERIALE ALLE FAMIGLIE, È FONDAMENTALE IL SUPPORTO CHE I GENITORI SENTONO DI RICEVERE DAI NONNI.
Genitori in ansia: il 53,8% teme per i propri figli aggressioni e molestie, infelicità e malattie. La paura più grande dei genitori del Terzo millennio rispetto ai figli è rappresentata dal pericolo di aggressioni e molestie (20,2%). A fronte della diffusione di questi reati, che sempre più avvengono attraverso la Rete, sorprende che solo lo 0,6% dei genitori sia consapevole dei rischi che i propri figli corrono navigando in Rete, rispetto ad eventuali incontri con malintenzionati e pedofili (0,6%). Altro grande cruccio dei genitori è la felicità dei figli: a temere che essa possa non essere conquistata è il 18,8%. A seguire, la paura che i figli si ammalino (14,8%), che facciano uso di sostanze stupefacenti (12%), che siano vittime di un incidente (9,8%), che frequentino cattive compagnie (5,9%), che incontrino difficoltà nel trovare un lavoro (5,9%), che vengano rapiti (3,5%), che non riescano a portare a compimento gli studi (1,5%), che non abbiano successo nella vita (1,3%).
Oltre la metà dei genitori, nel crescere i ragazzi, teme di non saperli comprendere e difendere da “cattive compagnie”. Un quarto dei genitori (25,1%) teme di “non riuscire a comprendere le esigenze ed i problemi di mio figlio“. Altri timori sono rappresentati dalle cattive compagnie o brutte situazioni (21,4%) e da un sentimento di inadeguatezza nel preparare i ragazzi a fronteggiare avversità e insidie tipiche dell’età adulta (17,3%). Seguono altre preoccupazioni: non saper aiutare i figli nella ricerca della serenità (8,3%), non essere abbastanza presenti (7,4%), non riuscire a garantire loro il benessere economico (5,9%), non riuscire ad essere una guida (5,4%) e non poter assicurare loro una famiglia unita (1,4%).
Il dialogo genitori-figli visto con gli occhi dei genitori, convinti di affrontare anche argomenti impegnati. Secondo i genitori, gli argomenti maggiormente affrontati con i figli sono: scuola (88%), amicizia (72,1%) e salute (60,1%), seguiti da sport e tempo libero (47%), eventi di cronaca (35,2%), crisi economica (33,2%) e droga (33,1%), Internet e nuove tecnologie (29,6%), ecologia (26,7%). Tra i principali argomenti che i genitori dicono di non affrontare mai con i figli troviamo, nell’ordine: la politica (42,5%), la sessualità (28,8%) e le relazioni amorose (20,3%).
Che cosa e quanto sanno i genitori dei loro figli? I due terzi dei genitori italiani (62,8%) sostengono di essere a conoscenza di buona parte di ciò che riguarda i propri figli, seguiti dal 28,4% che sostiene di sapere tutto ciò che fa parte della vita dei figli. Solo il 7,4% dei genitori ritiene di conoscerne solo una piccola parte: per rispettare il bisogno di privacy dei figli (52,9%), per non contraddirli (21,1%), perché non glielo chiedono (6,5%) o perché non ha abbastanza tempo da dedicare loro (2,6%).
Si autodefiniscono affettuosi ma severi e ammettono di incontrare difficoltà educative. Mamme e papà affermano di dimostrare il loro affetto con esternazioni frequenti (35,5%), ma al tempo stesso di essere severi (30,7%). Sul versante opposto, un numero indicativo di genitori dichiara di viziare i propri figli (14,5%), ammette di non sapere come insegnare loro la disciplina (13,4%) o di non riuscire a capire come comportarsi (11,9%), mentre il 7% non riesce a farsi rispettare.
Tra le funzioni del ruolo genitoriale, gli adulti ritengono che un genitore dovrebbe: ricorrere alle punizioni se il figlio si comporta male (81,3%), dare uno schiaffo qualora la situazione lo richieda (70,6%), sapere sempre cosa fare (69%). Oltre la metà dal campione (58,7%), ritiene che un genitore dovrebbe essere “amico” dei propri figli.
Essere genitori oggi: più insidie nella società e perdita di autorevolezza. Secondo l’81,6% degli intervistati essere genitore oggi è più difficile rispetto al passato: per il 56,9% dei padri e delle madri ciò è attribuibile alle maggiori insidie della società contemporanea; per il 21,1% alla perdita di autorità dei genitori e per il 3,6% alla solitudine dei genitori nello svolgimento del compito educativo.
I figli secondo i genitori: hanno più opportunità, sono aperti al dialogo, ma sono anche più fragili. Secondo i genitori, i ragazzi oggi hanno più stimoli ed opportunità (81,8%), parlano di più con i genitori (71,9%) ma sono sostanzialmente più fragili (62%). Al tempo stesso sembrano essere meno rispettosi dei genitori (56,6%) – arrivando in alcuni casi ad avere comportamenti violenti in famiglia (36,1%) – anche se poi, di fatto, fanno fatica a tagliare il cordone ombelicale che li lega al nucleo familiare (44,5%). Infine, se il 32,9% dei genitori ritiene i figli “eterni bambini”, un altro 39,7% li definisce più maturi e consapevoli. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, a lamentarsi della mancanza di rispetto sono soprattutto i genitori delle ragazze (58,8%) (contro il 50,7% dei genitori dei ragazzi). Le adolescenti sembrano essere anche più fragili dei ragazzi (63,4% vs 58,5%).
Il supporto più importante per i genitori: la famiglia d’origine. Destreggiarsi tra lavoro, casa, scuola, interessi, amici non è semplice: per questo quasi la metà dei genitori (47,7%) ricorre al supporto delle famiglie di origine, anche se il 34,3% dichiara di farcela con le proprie forze. Il 64,8% dei genitori dichiara che i nonni sono impegnati qualche volta (43,5%), spesso (16,1%) e sempre (5,2%) a tenere compagnia ai ragazzi e nel 30,7% dei casi ad accompagnarli a scuola. Un genitore su due, il 49,6%, si fa aiutare dai nonni anche per la preparazione dei pasti (30,1% qualche volta; 12,3% spesso; 7,2% sempre). L’aiuto è invece minore per quanto riguarda il fare la spesa (nel complesso il 20%) e le pulizie domestiche (17%). Ma il tipo di aiuto ricevuto è anche economico: includendo anche i casi di aiuto sporadico, questa circostanza arriva infatti a coinvolgere il 35,2% del campione. Il 7,6% viene aiutato dal sistema scolastico, il 3,4% dagli amici o da una baby-sitter o dai servizi privati di doposcuola (2%).
DIALOGO: GENITORI E FIGLI A CONFRONTO. I GENITORI RITENGONO DI AFFRONTARE ARGOMENTI IMPEGNATI, DELICATI E PERSONALI, MA I FIGLI RIDIMENSIONANO LE LORO CONVINZIONI. DROGA E SESSO SONO ANCORA ARGOMENTI TABÙ.
Quanto sono convinti di sapere e quanto sanno veramente i genitori dei figli? Il primo dato che risalta dal confronto delle risposte date da genitori e figli è che la maggioranza degli adolescenti ammette di non aprirsi completamente con madri e padri su ogni aspetto della propria vita, confermando l’esistenza di argomenti ed esperienze strettamente personali o più difficili da condividere. Allo stesso modo, tra i genitori prevale la consapevolezza che esistono alcune zone d’ombra nella vita dei figli cui l’accesso è loro precluso, anche semplicemente per ragioni di riserbo e privacy.
I genitori ritengono di affrontare argomenti impegnati, delicati e personali, ma i figli ridimensionano le loro convinzioni. Gli ambiti in cui le testimonianze di genitori e figli divergono maggiormente sono la droga e la sessualità. Oltre la metà dei ragazzi (53,6%) dichiara di non parlare mai del consumo di stupefacenti con i propri genitori, mentre solo il 15,6% dei padri e delle madri afferma lo stesso. Quasi la metà dei genitori (47,5%) dice di affrontare occasionalmente il discorso (a fronte del 36,5% dei figli) e quasi un terzo di farlo spesso (32,4%), a fronte di un ben più contenuto 8,8% dei ragazzi. Per quanto concerne la sessualità, arrivano al 63% i ragazzi che dicono di non parlarne mai con i genitori, mentre il 29,5% dice di toccare l’argomento occasionalmente ed il 6,3% spesso. Diversamente, solo il 29% dei genitori dichiara che la sessualità non rientra mai nei temi di discussione con i propri figli, la maggioranza ne parla occasionalmente (52,4%), il 14,2% spesso.
Anche facendo riferimento alla crisi economica, sono decisamente più numerosi tra i figli che tra i genitori coloro che sostengono di non parlarne mai in famiglia (28,9% contro 16,9%), con un 32,4% dei genitori secondo cui se ne parla spesso a fronte di un più modesto 22,6% dei figli. Differenze analoghe sono evidenti in relazione ai casi di cronaca: i genitori secondo i quali se ne parla spesso sono il 34,5%, i figli il 24,4%. Significative le divergenze nelle risposte relative alle discussioni sulle amicizie: ben il 72,3% dei genitori riferisce di parlarne spesso con i propri figli, a fronte del 51,6% dei ragazzi, che inoltre dichiarano nel 39,1% dei casi di parlare solo occasionalmente delle proprie amicizie. Ancora più accentuate le differenze rispetto alla frequenza con cui si parla in famiglia di amore e relazioni sentimentali: ben il 45,4% degli adolescenti sostiene di non parlarne mai con i genitori; fra questi ultimi, invece, solo il 20,1% riferisce di non parlarne mai con i propri figli; il 26% dice di farlo spesso (contro il 16,8% dei figli), il 48,9% occasionalmente (contro il 36,8% dei figli).
Madri e padri si dimostrano più inclini, rispetto ai ragazzi, a guardare con favore ai comportamenti autoritari nei confronti dei figli: la percentuale di chi considera giusto dare uno schiaffo in determinate occasioni tra i genitori è più alta che tra i figli: 70,2% a fronte di un 54,8%. Lo stesso accade riguardo all’opportunità di ricorrere a punizioni se il figlio si comporta male: l’81,2% dei genitori risponde positivamente, a fronte del 68,5% dei figli. Viceversa, tra gli adolescenti è più elevata che tra gli adulti la quota di chi ritiene che un genitore debba essere amico dei figli (70,5% contro 57,5%), ma ancora maggiore è il divario se si considera l’affermazione “un genitore dovrebbe sapere sempre cosa fare” (82% ragazzi; 68,6% genitori).
GIOVANI E TECNOLOGIE: FORTI FRUITORI DELLA TV, AMANO IL COMPUTER E NAVIGARE IN INTERNET. NON SI STACCANO MAI DAL CELLULARE, CON IL QUALE OLTRE LA METÀ DEI RAGAZZI SI COLLEGA ANCHE ONLINE. QUASI LA METÀ CONTROLLA COMPULSIVAMENTE LA POSTA ELETTRONICA O IL PROPRIO PROFILO NEI SOCIAL NETWORK. CIRCA LA METÀ PERDE LA COGNIZIONE DEL TEMPO QUANDO È ON LINE, DIMENTICANDOSI DI FARE ALTRO. LA MAGGIORANZA HA UN PROFILO SU FACEBOOK, DOVE LA PROPRIA PAGINA VIENE GESTITA CON POCA CAUTELA.
La Tv continua ad avere il primato di media più utilizzato dagli adolescenti italiani: solo il 4,1% non la guarda mai. Quattro ragazzi su dieci (42%) sono davanti allo schermo almeno da 1 a 2 ore al giorno e complessivamente il 24,5% ne fa una forte fruizione che va da 2 a 4 ore (18,3%) ad oltre 4 ore (6,2%).
A contendere il primato della Tv è il computer, che non viene mai usato solamente dal 4,8% dei ragazzi. In questo caso però il numero dei fruitori “forti” aumenta: il 23,6% usa il pc da 2 a 4 ore e circa il 12% per più di 4 ore. Elevato è anche l’utilizzo di Internet: solo il 7% dei ragazzi non naviga mai e il 37,7% lo fa da 2 a 4 ore (24,4%) a oltre 4 ore al giorno (13,3%). Ma il dato preoccupante è quello riferito al tempo passato al cellulare, utilizzato da molti quasi fosse un prolungamento: 4 adolescenti su 10 (41,4%) lo utilizzano da 2 a 4 ore (14%) e oltre (27,4%) nel corso di una giornata.
Cellulare: scontato averlo. La metà dei ragazzi ha uno smartphone e 1 su 10 ne ha più d’uno. Praticamente tutti i ragazzi (circa il 97%) dispongono di un telefonino: il 36,6% ne possiede uno con funzioni base, mentre il 50% possiede già uno smartphone e il 10% ha addirittura più di un telefono cellulare.
Ipad e tablet non sembrano ancora aver conquistato i giovani, probabilmente anche per il costo elevato dei dispositivi: l’80,3% non li utilizza mai; va comunque rilevato che il 19,6% ne ha uno a disposizione (il 9,6% lo utilizza fino a 1 ora; il 4% da 1 a 2 ore; l’1,9% da 2 a 4 ore; il 2,6% oltre le 4 ore). La radio perde appeal: il 62,1% dei ragazzi non la ascolta mai, mentre il 25,3% afferma di ascoltarla fino ad un’ora al giorno. Stesso trend per i DVD (non li guarda mai il 43,3% dei ragazzi), soppiantati dall’ampia scelta offerta dai canali satellitari, dal web e dalla pay-per-view. Resistono invece i lettori Mp3 per i quali si riscontra comunque un uso moderato (39,1% fino ad un’ora; 19,3% da 1 a 2 ore; 8,2% da 2 a 4 ore; 6,4% oltre 4 ore). Rimane infine “incollato” davanti ai videogiochi il 25,4% degli adolescenti per un’ora al giorno, il 15,1% da 1 a 2 ore, il 12,8% fino a 4 ore e oltre; i più forti fruitori sono i maschi (solo il 17,5% non gioca mai ai videogiochi, contro il 61,3% delle ragazze).
Una tendenza che prende piede: il cellulare per connettersi ad Internet (+36,2% rispetto al 2010) e il fenomeno del sexting. Il 59,2% dei giovani utilizza il cellulare per connettersi ad Internet e fruire dei contenuti presenti on line, con una crescita esponenziale di questo trend rispetto ai dati rilevati lo scorso anno. Un dato preoccupante riguarda la nuova pratica del sexting, ovvero l’invio di immagini e video a sfondo sessuale ad amici, fidanzati, adulti, persone conosciute e non. Ben il 6,7% degli adolescenti ha inviato foto o video a sfondo sessuale ed il 10,2% li ha ricevuti. L’8% dei ragazzi ha usato il cellulare anche per fare chiamate a linee telefoniche per adulti. Rispetto ad un uso positivo del cellulare, purtroppo è il 90,4% dei giovani a dichiarare di non aver utilizzato il proprio telefono cellulare per denunciare un evento particolare o un pericolo (ad es. un furto): la potenzialità del telefonino come strumento di denuncia di situazioni di illegalità sembra dunque non essere stata ancora recepita. Altre due indicazioni che emergono dall’indagine fanno riflettere: al 21% dei ragazzi è capitato di usare il cellulare per copiare durante un compito in classe e al 30,3% di utilizzarlo durante i pasti.
Una volta approdati in Rete… Con la possibilità di accedere ad Internet, il 52,6% dei ragazzi dichiara di guardare meno televisione, il 35,2% di parlare meno al telefono ed il 36,4% di andare meno al cinema. In particolare destano preoccupazione alcuni dati: ben il 46,1% dei ragazzi legge di meno da quando utilizza Internet, il 21% sta meno all’aria aperta, il 14,3% parla meno con i genitori e il 9,8% vede meno i suoi amici.
Dati allarmanti sul rischio cyber-dipendenza tra i giovani italiani, soprattutto nella fascia 12-15 anni. Indagando la possibilità che nei ragazzi si sviluppino forme di cyber-dipendenza, è emerso che il 42,5% controlla continuamente la posta elettronica o Facebook sperando che qualcuno gli abbia inviato un messaggio. Allarmanti sono i seguenti dati: la metà dei ragazzi (49,9%) dichiara di perdere la cognizione del tempo quando è online, dimenticandosi di fare altre cose. Ben il 34,3% dei ragazzi usa Internet per non pensare e per sentirsi meglio. Quasi 1 ragazzo su 5 (19,5%) si sente irrequieto, nervoso e triste quando non può accedere alla Rete e il 17,2%, ha cercato di ridurre l’uso di Internet senza riuscirci. Emerge inoltre che i 12-15enni controllano continuamente la posta o Facebook in misura maggiore rispetto ai 16-18enni (45,3% vs 36,8%), si sentono irrequieti, nervosi o tristi quando non possono usare Internet, in misura maggiore rispetto ai più grandi (21,7% vs 15,3%), e confondono più frequentemente realtà e fantasia (8,2% vs 5%).
I giovani poco cauti online: solo il 46,7% si connette sui Social Network con persone realmente conosciute. Un altro rischio legato al Web è la possibilità di essere contattati online da persone malintenzionate, che cercano gradualmente di ottenere la fiducia del ragazzo per poi chiedergli l’invio di immagini a sfondo sessuale o un incontro. L’8,5% dei ragazzi dichiara di accettare la richiesta di amicizia in un Social Network anche da parte di persone sconosciute e il 6,4% accetta solo dopo aver effettuato ricerche su Internet. Ben il 30% accetta di connettersi con amici degli amici o con chi fa parte di un gruppo online cui partecipa. Il 46,7% dei ragazzi, invece, accetta solo se conosce di persona chi richiede l’amicizia.
Facebook il Social più amato: quasi tutti hanno un profilo. Ben l’85,6% dei ragazzi dai 12 ai 18 anni utilizza Facebook. Considerando anche che appena il 2,7% dichiara di essersi stancato e di non usarlo più, si può concludere che i Social Network non solo attraggono, ma anche mantengono a lungo l’attenzione dei ragazzi. Non a caso Facebook è tra le parole più cercate e cliccate del Web. Tra i 16 e18 anni Facebook viene utilizzato nel 90,9% dei casi, una percentuale che scende di circa 8 punti tra i più piccoli dai 12 ai 15 anni (82,6%).
Quasi 7 ragazzi su 10 sono su Facebook tutti i giorni. Il 68,8% dei ragazzi è on line su Facebook tutti i giorni: il 32,2% per 1-2 ore al giorno, il 14,4% da 2 a 5 ore e il 3,9% più di 5 ore.
Alla domanda: “quanti amici hai su Facebook?” il 30,8% dichiara di averne più di 500, mentre il 33,5% tra 201 e i 500 e il 21,9% ha tra i 50 e i 200 contatti. Solo il 4,4% dei ragazzi ha risposto di averne meno di 50, mentre il 9,4% non ha voluto fornire alcuna risposta in proposito.
Ciao, sono io. I ragazzi sono appassionati utilizzatori di sms: ben il 42,8% invia oltre 10 sms al giorno, solo il 12,5% non ne manda nessuno, il restante 44% si distribuisce in un range che va da 1 a 10 messaggi al giorno. Minore il successo degli mms: il 13,7% dei ragazzi ne invia 1-2 al giorno, contro il 76,4% che non ne invia nessuno. Le email sono relativamente poco usate (il 70,3% non ne invia alcuna). Ciò che cattura l’interesse dei giovani è la comunicazione via chat: il 23,6% chatta 1-2 volte al giorno, il 21,7% oltre 10 volte al giorno ed il 12,4% da 6 a 10 volte al giorno. La chat non ha soppiantato, ma piuttosto ha integrato la tradizionale telefonata: infatti, il 45,5% dei ragazzi effettua da 3 a 5 telefonate al giorno ed il 24,8% da 6 a 10 telefonate al giorno.
Nonostante l’utilizzo massiccio delle nuove tecnologie il 75% dei giovani ama parlare delle cose importanti di persona. Contrariamente a quanto si potrebbe presupporre, il 75,1% dei ragazzi per parlare di qualcosa che ritiene importante privilegia il “faccia a faccia”: utilizza Facebook o altri Social Network l’ 8,4% del campione. Un altro 8,2% utilizza il telefono mentre pochissimi si affidano alla chat (1,7%) o agli sms (1,3%).
Un occhio critico ai programmi Tv, tra reality e soap. “Grande Fratello” e “Uomini e Donne” sono stati visti da oltre i 2/3 dei ragazzi (72,8%), i cui gusti sono nettamente polarizzati: ciascuno di questi programmi piace o no a metà degli adolescenti che li hanno visti. “Beautiful” e “Tamarreide”, invece, non sono mai stati visti da oltre la metà dei ragazzi (51,4% e 50,8%); il gradimento per questi programmi è stato piuttosto basso: “Tamarreide” è piaciuto al 17,9% dei giovani e “Beautiful” solo al 12,5%.
I ragazzi si informano soprattutto con la Tv. Quasi la metà degli adolescenti (47,9%) trae le proprie informazioni prevalentemente dalla televisione, mentre il 17,6% si tiene aggiornato grazie ad Internet. Il colloquio con i genitori (12,3%) costituisce un’altra fonte di informazione, insieme a quello con gli amici (12,5%). Agli ultimi posti della graduatoria si collocano quotidiani (3,6%), insegnanti (2%) e radio (1,1%).
“Nativi digitali” vs “Figli di Gutenberg”. I genitori hanno una conoscenza limitata delle nuove tecnologie e non hanno piena consapevolezza dei rischi connessi al loro utilizzo. Un genitore su cinque ammette di conoscere poco o niente delle attività dei figli nel mondo virtuale.
Nuove tecnologie: una conoscenza limitata. Il cellulare, almeno nelle sue funzioni di base, è utilizzato “abbastanza” (43,6%) o “molto bene” (43,7%) dalla stragrande maggioranza dei genitori (87,3%) che invece non sembrano essere capaci di usare né una consolle per videogiochi (il 73,7% dei casi, dichiara di saperla usare “poco” o “per niente”), né uno smartphone (62,7% di risposte negative). La maggior parte utilizza il computer “molto” bene per il 20,4%, “abbastanza” per il 44,1%, tuttavia il 33,5% dei genitori afferma di saperlo utilizzare poco o “per niente”. Quanto ad Internet quasi la metà del campione (42%) dichiara di saperlo utilizzare “abbastanza”, laddove il 20,9% dichiara di saperlo utilizzare bene. Anche in questo caso, tuttavia, è significativo che il 34,9% ammetta di saperlo utilizzare “poco” o “per niente”.
Genitori in “Rete”. Su Internet i genitori si collegano per: cercare informazioni (80,3%), inviare o ricevere e-mail (64,6%), leggere quotidiani online (51,8%), guardare filmanti su You Tube (40,1%). Altre attività (spesso prioritarie per i figli) risultano essere poco diffuse tra i genitori: Social Network (35,7%), scaricare musica/film/giochi/video (26,6%) o fare acquisti online (24,6%); allo stesso modo, i genitori sono attratti in modo marginale da altre possibilità della Rete che invece i figli amano, come per esempio giocare con i videogiochi su Internet (14,6%), leggere o scrivere su un forum (14,3%), leggere o scrivere su un Blog (12,4%).
Facebook. Il 47,6% dei genitori conosce Facebook, ma non è iscritto. Circa il 40% degli adulti lo conosce e ha una pagina Fb, inoltre il 12,9% non lo utilizza pur essendovi iscritto. L’1,8% dei genitori non sa invece che cosa sia.
Un genitore su cinque conosce poco o niente delle attività dei figli nel mondo virtuale (il 16,6% dei genitori è convinto di saperne poco ed il 5,4% ritiene di non saperne nulla).
Internet e genitori: fiducia sconcertante e sottovalutazione dei rischi. I genitori sembrano anche sottovalutare, almeno in parte, i rischi connessi ad un utilizzo poco tutelante della Rete. Poco meno della metà (46,4%) dei genitori ritiene che sia pressoché impossibile che i loro figli entrino in contatto su Internet con un adescatore/pedofilo; il 30,8% lo ritiene possibile, ma poco probabile, mentre il 14,2% dei genitori ritiene che sia un’eventualità abbastanza probabile. Inoltre, l’88,9% esclude che i propri figli possano spogliarsi per inviare online proprie immagini o video su Internet, l’85,4% che i propri figli effettuino acquisti su Internet usando la loro carta di credito, l’84% che i figli diffondano su Internet informazioni/video che possono far soffrire altri coetanei (cyberbullismo), il 71,5% che frequentino siti che inneggiano alla violenza.
Basta proibire? Nonostante la poca conoscenza di ciò che i figli fanno online, gran parte dei genitori cerca di indicare loro quali siano i comportamenti pericolosi o potenzialmente tali, coerentemente con quelle che risultano essere le principali ansie dei genitori: il 79% proibisce ai figli di parlare online con persone sconosciute, il 78,8% di navigare troppo a lungo, il 77,8% di incontrare dal vivo persone conosciute online, il 76,9% di rivelare dati personali su Internet, il 67,7% di effettuare acquisti online, il 62,6% di accedere ad alcuni siti web ed il 51,3% di mettere online le proprie foto o filmini. Infine, il 24,5% proibisce ai propri figli di iscriversi ad un Social Network.
Il 38,9% dei genitori ritiene che il miglior modo per proteggere i propri figli sia quello di parlare loro dei rischi e di aiutarli a difendersi da soli, mentre il 18,1% ritiene che regolamentare l’utilizzo di Internet possa ottenere l’effetto tutelante desiderato. Rimane ancora troppo elevato il dato del 14,4% di genitori convinti che i propri figli siano utenti più esperti di Internet e che se la sappiano cavare, mentre solo un genitore su 10 pensa che sia meglio accompagnare i figli nella navigazione in Rete. Il 3,1% dei genitori vede nel proibire l’accesso a Internet il modo migliore per proteggere i figli, mentre il 2,9% si affida a programmi/sistemi di parental control.
Educare ai nuovi media. Circa il 34% dei genitori ritiene rilevante l’impegno della scuola nell’educazione alle nuove tecnologie (20%) e una maggior conoscenza di Internet degli stessi genitori (13,9%). Nonostante la consapevole necessità di implementare nuove azioni di corresponsabilità educativa, la risposta maggiormente significativa per i genitori, è quella che indica l’aumento delle sanzioni a coloro che producono siti/servizi/contenuti online non adeguati ai ragazzi (36,5%). Per altri è necessario avviare campagne di informazione sui pericoli connessi all’uso della Rete (17,6%) o implementare nuovi software di monitoraggio sull’utilizzo della Rete (7,9%).
VIDEOGIOCHI: IL 45,7% DEGLI ADOLESCENTI NON È SOTTOPOSTO AL CONTROLLO DEGLI ADULTI QUANDO GIOCA E, ANCHE QUANDO VENGONO SUPERVISIONATI, LE REGOLE SI RIFERISCONO SOPRATTUTTO AL TEMPO DI UTILIZZO (27,9%). NON SANNO CHE COSA SIANO LE INDICAZIONI PEGI E IL 37,5% AMMETTE DI GIOCARE CON VIDEOGIOCHI VIOLENTI NON ADATTI ALLA PROPRIA ETÀ; A FARLO SONO SOPRATTUTTO I MASCHI DAI 12 AI 15 ANNI.
Videogiochi violenti, amati soprattutto dai maschi. Il 19,7% degli adolescenti rivela di aver giocato qualche volta con giochi violenti non adatti alla sua età, l’8,2% risponde di giocarci spesso e il 9,6% di utilizzarli sempre: ciò significa che il 37,5% dei ragazzi gioca (anche se in misura diversa) con videogiochi violenti. L’82,2% delle ragazze dichiara di non aver mai giocato con videogiochi violenti non adatti alla propria età, mentre soltanto il 28,4% dei ragazzi afferma la stessa cosa. Analizzando le differenze per età emergono dati allarmanti rispetto all’utilizzo da parte dei più piccoli (tra i 12 e i 15 anni) di videogiochi violenti non adatti alla loro età. Lo testimonia il 22,5% che dichiara di giocarci “qualche volta”, il 9,1% che ci gioca “spesso” e il 9,5% che li utilizza addirittura “sempre” (quindi una percentuale complessiva che arriva al 41,1%).
Le indicazioni PEGI regole “sconosciute”. Solo il 9,4% dei ragazzi dice di conoscerle e di rispettarle, mentre l’8,8% dichiara di conoscerle, ma di non rispettarle. È preoccupante che la stragrande maggioranza degli adolescenti (80,7%) non conosca il sistema PEGI. Sconosciute alla larghissima maggioranza non solo degli adolescenti, ma ancor più grave degli adulti, ossia coloro ai quali sono principalmente destinate: la percentuale di chi ammette di non conoscerle è infatti del 79,2% per i genitori.
Videogiochi: lo scarso controllo da parte dei genitori. Quasi la metà degli adolescenti non è sottoposto ad alcun controllo da parte dei genitori nella fruizione dei videogiochi (45,7%). Quando invece il controllo c’è, i genitori sono soprattutto orientati nel limitare la quantità di tempo che i ragazzi trascorrono videogiocando (27,9%), ma non manca chi semplicemente non controlla e si limita a chiedere ai propri figli a che cosa hanno giocato (9%). Solo il 4,8% dei ragazzi dichiara di scegliere i videogiochi insieme ai propri genitori e il 3,2% ci gioca insieme a loro. Pochissimi sono i genitori che mettono in atto tutti i sistemi di controllo elencati (4,8%) o che usano sistemi di controllo delle consolle (1,1%).
Sul controllo pareri discordanti. Dal campione che confronta le risposte genitori-figli emerge che quasi la metà dei figli sostiene che i genitori non controllano in alcun modo il loro utilizzo dei videogiochi mentre, al contrario, solo il 18,4% dei genitori ammette di non adottare nessuna forma di controllo. Secondo le risposte dei genitori, sono diffuse anche l’abitudine di scegliere i giochi insieme ai figli (18,2%) e di chiedere al figlio a cosa ha giocato (12,5%); tra i ragazzi, però, sono meno numerosi coloro che scelgono queste opzioni di risposta (rispettivamente il 5% e l’8,7%). Un quinto dei genitori (20,4%), infine, riferisce di controllare l’utilizzo di videogiochi dei figli in tutti i diversi modi citati, ma solo il 5,3% degli adolescenti risponde nello stesso modo.
LA SCUOLA VISTA DAI RAGAZZI: CHIEDONO CHE LA SCUOLA SIA UN LUOGO PER PREPARASI AL MONDO DEL LAVORO, MATURARE, ACCRESCERE LA PROPRIA CULTURA E INVECE 4 STUDENTI SU 10 HANNO SENTIMENTI NEGATIVI QUANDO SI TROVANO SUI BANCHI DI SCUOLA (NOIA 29,3%, AGITAZIONE 7,1%, INFELICITÀ 2,6%). OLTRE LA METÀ DEI RAGAZZI INDICA COME SCUOLA IDEALE QUELLA CON INSEGNANTI PIÙ PREPARATI E AGGIORNATI (59%).
Secondo gli adolescenti la scuola deve soprattutto prepararli al mondo del lavoro (32,5%), farli maturare (27,8%) e accrescere la loro cultura (26,6%). Decisamente più marginali le risposte inerenti a: trasmissione di valori (5,9%), sviluppo del senso critico individuale (3,1%) e aiuto alla socializzazione (2,9%).
Programmi scolastici: i ragazzi vorrebbero più spazio per sport (16,1%), attività pratiche (15,6%), studio dell’informatica e delle nuove tecnologie (13%) e lingue straniere (12,5%). Allo stesso tempo vorrebbero anche sentirsi più partecipi della vita scolastica e avere più opportunità di indicare su quali temi desiderano soffermarsi (11,1%). Il 7,8% vorrebbe più spazio per la musica, il 4,7% che si facesse una maggiore attività di prevenzione su temi quali bullismo, droghe, ecc., il 4,4% che fosse inserita nei programmi anche l’eduzione sessuale e il 3,6% vorrebbe meno nozionismo. Infine il 10,5% degli studenti non cambierebbe nulla: la scuola va bene così com’è.
Tra i banchi di scuola, mi sento… Quasi un terzo degli adolescenti (29,3%) ha dichiarato di sentirsi annoiato per la maggior parte del tempo trascorso a scuola, il 7,1% prova agitazione e il 2,6% addirittura infelicità. I sentimenti negativi raccolgono quindi nel complesso quasi il 40% delle indicazioni. Un dato che desta preoccupazione, anche a fronte di un quarto del campione che si è detto interessato (25,8%), a un quinto che si è detto sereno (20,4%) e al 5% che si diverte tra le mura scolastiche.
La scuola ideale. Gli studenti vorrebbero essere più partecipi della vita scolastica: infatti, l’84,7% chiede una scuola più aperta alle proposte e alle iniziative dei ragazzi e il 66% auspica un coinvolgimento degli studenti stessi nel fare lezione su alcune materie. Un altro dato interessante riguarda il 60,8% che lamenta un’istituzione scolastica troppo poco severa con i ragazzi violenti e non sufficientemente impegnata nel combattere le discriminazioni (58,8%). Una minoranza tra i ragazzi indica invece come scuola ideale un luogo senza stranieri (10,7%) e senza simboli religiosi (18,2%). A preoccupare è tuttavia soprattutto la valutazione implicitamente data dagli studenti alla classe docente: dovendo immaginare una scuola ideale, il 59,1% dei ragazzi vorrebbe infatti insegnanti più preparati e più aggiornati.
LA SCUOLA VISTA DAGLI ADULTI: I GENITORI CHIEDONO ALLA SCUOLA MAGGIORI SPAZI DEDICATI ALLA PREVENZIONE DI FENOMENI QUALI IL BULLISMO E LE DROGHE E PIÙ TEMPO DEDICATO ALLO STUDIO DELLE LINGUE STRANIERE. LA SCUOLA IDEALE PER QUASI TUTTI I GENITORI DOVREBBE ESSERE PIÙ APERTA ALLE PROPOSTE DEGLI ALUNNI (84,5%) E AVERE INSEGNANTI PIÙ PREPARATI E AGGIORNATI (80%).
Cultura e maturazione dei figli, ecco cosa si aspettano le famiglie dalla scuola. L’idea dei genitori è che la scuola debba “accrescere la cultura” (28,9%) e “far maturare le persone” (28,8%); il 17,9% si è espresso richiamando la necessità di preparare al mondo del lavoro e il 13,4% a favore della trasmissione di valori.
Programmi scolastici: per i ragazzi più sport, attività pratiche e informatica; per i genitori prevenzione e lingue straniere. I genitori vorrebbero aumentare nelle scuole le attività di prevenzione rispetto a fenomeni quali il bullismo o le droghe (20,7%) e dare maggiori opportunità ai ragazzi di scegliere i temi su cui soffermarsi (18,5%). Il 17,9% invece vorrebbe nei programmi scolastici più spazio per lo studio delle lingue straniere e il 12,7% maggiore spazio alle attività pratiche.
Genitori: una scuola più aperta alle proposte degli alunni e insegnanti più preparati. L’80% dei genitori in una “scuola ideale” vorrebbe insegnanti più preparati e più aggiornati. Per il 67% del campione sarebbe necessario invece un maggiore impegno nel combattere le discriminazioni e per il 79,1% la scuola ideale dovrebbe mostrarsi più severa con i ragazzi violenti. Fortissima anche la richiesta, espressa dall’84,5% dei genitori, di avere una scuola più aperta alle proposte e alle iniziative degli alunni. Meno sentite le opzioni di mandare i propri figli in istituti privi o di alunni stranieri (6%) o di simboli religiosi (12,4%).
BULLISMO: IL 25,2% DEI RAGAZZI È VITTIMA DI DIFFUSIONE DI INFORMAZIONI FALSE SUL PROPRIO CONTO, IL 22,8% DI RIPETUTE PRESE IN GIRO, IL 21,6% DI OFFESE IMMOTIVATE. UN RAGAZZO SU CINQUE NON NE PARLA AI PROPRI GENITORI. CHI INVECE SI APRE CON GLI ADULTI RICEVE COME CONSIGLIO DI IGNORARE IL COMPORTAMENTO DEI BULLI OPPURE VIENE LASCIATO LIBERO DI SCEGLIERE COME COMPORTARSI.
Le tecniche più usate dai bulli: maldicenze, provocazioni e prese in giro, offese immotivate, isolamento della vittima. La forma di prevaricazione più comunemente subita dagli studenti è la diffusione di informazioni false o cattive sul proprio conto: il 25,2% ha vissuto episodi di questo tipo più di una volta nel corso dell’ultimo anno, da parte dello stesso compagno o gruppo. Si è dichiarato vittima di provocazioni e prese in giro ripetute il 22,8%, seguito da un 21,6% che ha affermato di essere stato ripetutamente oggetto di offese immotivate. Soggetto a continua esclusione ed isolamento da parte del gruppo si è poi descritto il 10,4% dei ragazzi. Seguono, in ordine alla frequenza delle risposte, gli episodi di danneggiamento di oggetti (10,4%), i furti di cibo e oggetti (7,6%), le minacce (5,2%) e il furto di denaro (3,1%). In linea con le precedenti rilevazioni sull’argomento, emerge con chiarezza come le forme di bullismo verbale e relazionale continuino a prevalere nettamente sulle forme fisiche (ha subìto percosse il 3%).
In rapporto alle differenze di età, l’indagine conferma quanto emerso sin dalle prime ricerche sul mobbing in età evolutiva, riscontrando una generale diminuzione del fenomeno in relazione all’aumento dell’età della vittima. Soltanto per quanto riguarda gli episodi di furto (furto di cibo/oggetti e furto di denaro) risultano infatti maggiormente interessati i ragazzi di età compresa tra i 16 e 18 anni (rispettivamente 8,3% vs 7% e 3,6% vs 2,7%), mentre per tutti gli altri casi esaminati si evidenzia una maggiore diffusione del fenomeno tra i 12-15enni.
Gli atteggiamenti della famiglia nei confronti del bullismo. Il 17,3% degli studenti interessati dal fenomeno (quasi 1 ragazzo su 5) ha dichiarato di non essersi confrontato in proposito con i propri genitori. Quanto alle specifiche soluzioni proposte dagli adulti, prevale in maniera marcata il suggerimento di ignorare il comportamento dei bulli (16,5%). La mancanza di un sostegno e di una guida da parte dei genitori è stata riscontrata nel 6,6% dei casi. Solo il 3,4% dei genitori ha suggerito ai ragazzi di rivolgersi agli insegnanti e decisamente minoritari appaiono i casi in cui la famiglia si è confrontata direttamente con la scuola (2,4%).
Quale sostegno si aspettano i ragazzi dai genitori rispetto al fenomeno del bullismo. Il 32,3% degli adolescenti ha espresso l’esigenza di ricevere consigli dalla propria famiglia. Segue un 21,9% che dichiara invece di voler gestire la situazione in autonomia e un 16,6% che addirittura sceglie o sceglierebbe di non confidarsi con i genitori. Pochi ragazzi sembrerebbero favorevoli ad un intervento diretto da parte dei genitori: un colloquio con gli insegnanti o con il preside della scuola (6,9%), con il bullo (1,3%) o con i genitori dello stesso (2,9%), ma anche iniziative più incisive come una denuncia alle Forze dell’ordine (3,5%) o un cambio di istituto scolastico (1,3%).
Cyberbullismo, una sopraffazione giocata tutta sulla “maldicenza elettronica”. Un quinto dei ragazzi ha ricevuto o trovato “raramente” (12,9%), “qualche volta” (5,6%) o “spesso” (1,5%) informazioni false sul proprio conto. Con minore frequenza si registrano casi di messaggi, foto o video dai contenuti offensivi e minacciosi, ricevuti “raramente”, “qualche volta” o “spesso” dal 4,3% del campione; analoga percentuale (4,7%) si registra anche per le situazioni di esclusione intenzionale da gruppi on-line.
DAI DATI EMERGE UN DIFFUSO DISORIENTAMENTO TRA LE FAMIGLIE ALLE PRESE CON LA GESTIONE DEL FENOMENO DEL BULLISMO, UN’INCLINAZIONE A SOSTENERE INDIRETTAMENTE IL PROPRIO FIGLIO RISPETTO AD EPISODI DI QUESTO TIPO E, NEL COMPLESSO, UNA TENDENZA ALLA MINIMIZZAZIONE E ALLA NORMALIZZAZIONE.
Il fenomeno del bullismo e l’atteggiamento dei genitori. I genitori messi al corrente di atti di bullismo subiti dai propri figli indicano di essere stati informati soprattutto di provocazioni e prese in giro ripetute (16,7%), seguono le offese immotivate (14,2%) e la diffusione di informazioni false o cattive sul conto del proprio figlio (9,4%). Minore è il numero di furti di denaro (1,7%), percosse (2,3%) e minacce (3,2%).
Per contrastare gli atti di bullismo, i genitori suggeriscono ai figli soprattutto di ignorare il comportamento del bullo o dei bulli (15,2%) e li invitano a coinvolgere nel problema gli insegnanti (12%). Alcuni invece preferiscono lasciare il proprio figlio libero di decidere il tipo di comportamento da assumere in simili circostanze (8,8%). Più marginali le risposte “attive” messe in campo dai genitori: se è vero che l’8,4% si rivolto personalmente agli insegnanti o al preside della scuola, solo nell’1,1% dei casi la famiglia della vittima ha optato per un confronto con quella del bullo. Ancora inferiore è, poi, la percentuale di coloro che si sono rivolti direttamente ai bulli (0,7%), che hanno sporto denuncia (0,7%) o che hanno optato per un cambio di istituto scolastico (0,1%).
Tra i genitori prevale un’inclinazione a sostenere indirettamente il proprio figlio dinanzi ad episodi di bullismo, anziché intervenire in prima persona. Un atteggiamento che deve essere osservato anche alla luce di una maggioranza relativa di genitori (49,2%) che per questa domanda ha optato per la scelta “non sa/non risponde”. Un simile risultato suggerisce l’esistenza di un diffuso disorientamento tra le famiglie alle prese con la gestione del fenomeno, di un possibile atteggiamento di inerzia (in parte riconducibile ad una scarsa conoscenza di questo fenomeno e alla complessità della sua gestione), di una tendenza alla minimizzazione e alla normalizzazione.
Forse i genitori non intervengono perché sono poco a conoscenza di ciò che davvero accade nelle vite dei figli e minimizzano il fenomeno del bullismo, come segnalano i seguenti dati: il 37,7% dei genitori è almeno un “po’” d’accordo con le affermazioni come “il bullismo è raro, si fa molto rumore per nulla” e che simili situazioni siano prive di “gravi conseguenze”. Il 34,1% dei genitori si riconosce inoltre almeno un “po’” nell’idea secondo cui “il bullismo è parte della normale esperienza dei bambini e degli adolescenti”, mentre un cospicuo 26,1% non esprime un disaccordo con l’idea che questi episodi siano addirittura “un’opportunità per imparare a gestire lo stress e le intimidazioni”.
Bullismo: confrontando i dati si evidenzia una scarsa consapevolezza tra i genitori. Dal campione che mette a confronto genitori e figli emerge che, per tutte le forme di bullismo considerate, i genitori consapevoli degli episodi subiti dai propri figli sono inferiori rispetto a quanto riferito dai figli stessi. Il divario tra genitori e figli risulta più elevato per la diffusione di informazioni false o cattive sui figli (25,2% dei figli contro 9,4% dei genitori), per le offese immotivate (21% contro 13,8%), per le provocazioni e/o prese in giro ripetute (21,9% contro 16,4%). Interrogati sui comportamenti adottati dai genitori in relazione agli atti di bullismo subiti dai figli, prevale la percentuale di chi afferma che i genitori hanno suggerito ai figli di ignorare questi comportamenti (il 17% dei figli ed il 14,3% dei genitori). Fra i genitori risulta più alta che tra i figli la quota di chi risponde che hanno suggerito di parlarne con gli insegnanti (11,8% contro 3,5%) o che hanno parlato personalmente con gli insegnanti o con il preside (7,8% contro 1,9%). La differenza può però dipendere dal fatto che il 15,2% dei ragazzi ha ammesso di non aver fatto parola dell’accaduto con i propri genitori.
UN ADOLESCENTE SU CINQUE HA UN PIERCING, AL 28,4% CAPITA DI UBRIACARSI E AL 12,8% DI FARE SESSO NON PROTETTO. IL CONSUMO DI ALCOL SALE OLTRE IL 50% TRA I GIOVANI DAI 16 AI 18 ANNI E ALLO STESSO MODO AUMENTA L’ESPOSIZIONE A RAPPORTI SENZA ALCUNA PROTEZIONE (24,3%). TRE RAGAZZI SU DIECI HANNO L’ABITUDINE DI OFFENDERE I PROPRI GENITORI E IL 17,5% ANCHE GLI INSEGNANTI. SI DICONO NELLA MAGGIOR PARTE DEI CASI FELICI E DIVERTITI, MA SOTTOPOSTI ANCHE A STATI D’ANIMO ALTALENANTI: IL 63% SI SENTE SPESSO O A VOLTE ANNOIATO, BEN IL 48,2% SI DEFINISCE ANSIOSO E IL 27,6% DEPRESSO; SONO AVVERTITE ANCHE SOLITUDINE (25%) E ANGOSCIA (24,7%). I TRAGICI CASI CHE LA CRONACA PROPONE QUOTIDIANAMENTE PROVOCANO NEI GIOVANI SOPRATTUTTO TRISTEZZA E SPAVENTO, INVECE MOLTI SI APPASSIONANO AI RISVOLTI.
Il 20% dei ragazzi ha un piercing, vale a dire 1 adolescente su 5. Un minor numero di ragazzi ha invece deciso di disegnare sul proprio corpo almeno un tatuaggio (7,5%) e solo il 2,3% ha fatto ricorso alla chirurgia estetica per migliorare il proprio aspetto o modificare qualche particolare fisico. Sebbene queste possano sembrare percentuali minoritarie, occorre sempre tener presente la giovanissima età degli intervistati. Rispetto all’indagine realizzata lo scorso anno, gli adolescenti che hanno un piercing sono aumentati di quasi 5 punti percentuali (dal 15,5% al 20%); quelli che invece hanno almeno un tatuaggio sono passati dal 6,5% al 7,5%.
Alcol e sesso non protetto i principali comportamenti a rischio tra gli adolescenti. Il 2,1% dei ragazzi ha fatto uso di ecstasi e/o altre droghe sintetiche e l’1,9% di cocaina. Più significativa è la percentuale di coloro che almeno una volta sono entrati in contatto con marijuana e hashish: il 9,4% (di cui spesso il 2,2%, qualche volta il 3,6%, raramente il 3,6%).
Decisamente meno prudente è l’atteggiamento dei ragazzi nei confronti del consumo di alcol: il 28,4% dichiara di ubriacarsi (spesso il 3,3%, qualche volta il 12,7%, raramente il 12,4). La pratica di ubriacarsi aumenta vertiginosamente con il crescere dell’età dei ragazzi: se i 12-15enni che affermano di non ubriacarsi mai sono pari all’83,7%, tra i più grandi il 53,8% dice di ubriacarsi (il 5,8% spesso, il 25,6% qualche volta, il 22,4% raramente).
Rispetto ad altri comportamenti considerati “a rischio”, l’8,5% dei ragazzi dichiara di essere venuto alle mani con qualcuno (spesso il 2,1%, qualche volta il 6,4%) e il 5,1% afferma di essere andato in giro con un coltello. Infine, un significativo 12,8% ammette di consumare rapporti sessuali senza alcuna protezione (il 4,2% spesso, il 3,1% qualche volta, il 5,5% raramente). Sono ancora i 16-18enni a mostrarsi meno responsabili: infatti, al 24,3% capita di avere rapporti non protetti (spesso e qualche volta complessivamente 14%, raramente 10,3%).
Una condotta non proprio esemplare. Il 13,1% dei ragazzi dichiara di aver rubato in un negozio e una percentuale di poco inferiore (12,1%) di essere stata tentata di farlo. L’offendere i genitori e o gli insegnanti interessa rispettivamente il 33,2% e il 17,5% degli adolescenti, se a tali percentuali si aggiungono quelle relative alle risposte date alla opzione “no, ma sono stato tentato”, si ottengono risultati che fanno balzare nettamente i precedenti valori fino al 50,9% e al 48,3%. A ciò si affianca il dato che vede l’11,5% dei ragazzi sottrarre denaro in casa o che è tentato di farlo (8,4%). Un altro dato preoccupante riguarda le fughe da casa: il 9,6% afferma di aver messo in atto una fuga da casa e quasi il doppio (16,7%) dichiara che avrebbe voluto farlo. Il 9,7% ammette di aver danneggiato beni pubblici: scenario, questo, che permette anche un certo grado di visibilità e notorietà. Infine, il 22,2% decide di risolvere le liti reagendo fisicamente, piuttosto che optare per altre forme di comunicazione dai toni più concilianti. Raffrontando i dati per classe d’età, si nota come i ragazzi di 16-18 anni siano maggiormente propensi a trasgredire rispetto ai ragazzi di 12-15 anni: più frequentemente rubano nei negozi (21,3% vs 8,6%), offendono i genitori (47,8% vs 26,1%) e gli insegnanti (23,8% vs 13,9%), mettono in atto una fuga da casa (12,7% vs 7,9%), sottraggono denaro (16,1% vs 9%), danneggiano beni pubblici (12,1% vs 8,1%).
Statti d’animo altalenanti. Interpellati sui loro stati d’animo, i giovani si sentono “spesso” divertiti (nel 74% dei casi) e felici (nel 72%). Ma accanto alla spensieratezza si evidenzia anche l’esistenza di disagio generalizzato e diffuso, una condizione quasi ad intermittenza tra benessere e sentimenti negativi: sommando infatti le risposte sulle sensazioni provate “spesso” o a volte emerge che il 63% degli adolescenti si sente annoiato, ben il 48,2% si definisce ansioso e il 27,6% depresso. In molti avvertono solitudine (25%) e angoscia (24,7%).
Come gli adolescenti di fronte ai casi di estrema tragicità che la cronaca quotidianamente propone, come quelli di Avetrana o di Brembate? Quasi 1 ragazzo su 5 (24,1%) si sente rattristato per le vittime, mentre il 21,5% è spaventato. Deve far riflettere il 18,9% che si appassiona agli sviluppi delle indagini, a cui i media dedicano uno spazio che spesso sconfina oltre il semplice interesse informativo e descrittivo. Il 15,8% pone invece delle domande rendendo tali accadimenti argomento di conversazione; il 9,2% dice di essere infastidito e, infine, il 9,4% di non essere interessato.
ALLE PRESE CON L’ADOLESCENZA: GENITORI CONTRARI A RAVE, MANIPOLAZIONE DEL CORPO E REALITY, MA CON UN SGUARDO BENEVOLO NEI CONFRONTI DI TALENT SHOW E CONCORSI DI BELLEZZA. NON LI VOGLIONO IN CASA SUPERATI I 30 ANNI, MA NEMMENO SAREBBERO CONTENTI SE SCEGLIESSERO DI VIVERE ALL’ESTERO. LE OPINIONI DEI GENITORI SU FIGLI E DROGHE FANNO EMERGERE UN QUADRO ROSEO, BEN LONTANO DALLA REALTÀ.
Contrari a rave, manipolazione del corpo e reality, ma con un sguardo benevolo nei confronti di talent show e concorsi di bellezza. I genitori sono nettamente contrari (83,3%) alla possibilità che il figlio partecipi ad un rave party. Stesso orientamento per la chirurgia estetica: non li approva il 77,8% dei genitori. Contrario anche a vedere i propri figli come partecipanti di un reality il 68,9% dei genitori, che sembra invece più aperto alla possibilità che il figlio/a partecipi ad un talent show (il 27,4% dei genitori afferma di essere abbastanza o molto d’accordo che il figlio/a partecipi ad un programma di questo tipo, in confronto ad un 44,7% contrario) o ad un concorso di bellezza (approvati abbastanza o molto dal 23,9%). La possibilità che il figlio/a si faccia un tatuaggio o un piercing è vista più sfavorevolmente: una maggioranza del 58,4% infatti è del tutto contraria. L’idea che il figlio/a decida di non proseguire gli studi all’università impensierisce, invece, il 77,8% dei genitori (tra questi il 40,6% non è per niente d’accordo e il 37,2% lo è poco). Un dato altrettanto interessante è che, sebbene il 79,2% dei genitori non sia entusiasta che il figlio/a resti a casa oltre i 30 anni (di cui per niente il 42,8% e poco il 36,4%), quasi la metà di essi sarebbe comunque per niente o poco d’accordo se il figlio/a decidesse di andare a vivere all’estero. Infine, sebbene la maggioranza dei genitori vorrebbe vedere il figlio/a sposato, il 28,7% (di cui molto 4,9% e abbastanza il 23,8%) sarebbe disposto anche ad accettare l’ipotesi contraria.
L’uso di droghe: un quadro roseo secondo i genitori. Chiedendo ai genitori se i figli siano soliti fare uso o abusare di sostanze, è emerso che: all’85,1% dei figli, secondo i genitori, non è mai capitato di ubriacarsi; il 94,1% non ha mai assunto marijuana o hashish; il 95,8% non ha mai usufruito di ecstasi o di altre droghe sintetiche; la cocaina non ha mai interessato il 95,7%; il 95,8% non ha mai fatto uso di eroina; il 95,3% non è mai ricorso agli psicofarmaci.
Ma qual è la percezione dei genitori rispetto agli stati d’animo dei figli? Anche se prevale la sensazione che i figli siano spesso divertiti (il 70,7%) e felici (il 71,2%), un ragazzo su due appare ai genitori spesso (8,7%) o qualche volta (49,1%) annoiato. Un genitore su quattro ritiene che al proprio figlio capiti di essere depresso (spesso l’1,4%, qualche volta il 17,6%), e uno su quattro lo vede angosciato (di cui spesso il 2,5% e qualche volta il 18,3%). Inoltre, quasi uno su tre ritiene che a suo figlio capiti di sentirsi solo (di cui il 2,9% spesso e il 25,5% qualche volta).
Le reazioni dei genitori di fronte a casi di scomparsa e omicidio che coinvolgono minorenni. La prima reazione, quella che accomuna quasi la metà dei genitori (49,7%), è di spavento e preoccupazione a causa dei pericoli che la società di oggi può nascondere. Il 34,7% dei genitori afferma invece di essere rattristato per le vittime, l’8,9% si appassiona agli sviluppi delle indagini e di cercare di saperne di più. Solo un 4,1% si dice infastidito al punto di cambiare canale e un modesto 1,3% non è interessato e non vi presta attenzione.
DAL CAMPIONE CHE METTE A CONFRONTO GENITORI E FIGLI EMERGE UNA TENDENZA A SOTTOSTIMARE L’USO DI ALCOL E DROGHE E UNA VALUTAZIONE OTTIMISTICA RISPETTO AI REALI STATI D’ANIMO DEI FIGLI.
Droghe e alcol. I genitori tendono a sottostimare l’abitudine dei propri figli ad ubriacarsi: l’85,3% ritiene che non lo facciano mai, a fronte di un 72,7% di ragazzi che afferma che non succede mai. Per li adulti i figli si ubriacano spesso e qualche volta rispettivamente nello 0,4% e nel 3,5% dei casi, mentre i figli indicano percentuali diverse (3,4% e 12%). Anche rispetto al consumo di hashish e marijuana le valutazioni dei genitori circa il consumo da parte dei figli risultano sottostimate: i figli indicano di farne uso qualche volta o spesso nel 4,7% dei casi, a fronte di uno 0,9% dei genitori. Tenendo conto del fatto che le risposte fornite dai ragazzi al questionario molto probabilmente ci portano a sottostimare la portata dei fenomeni in oggetto, per la loro naturale reticenza a confessare comportamenti a rischio e disapprovati dagli adulti, i dati evidenziano come la percezione dei genitori si distacchi, almeno in parte, dalla realtà.
Le valutazioni dei genitori circa gli stati d’animo ed il benessere dei figli appaiono in generale più ottimistiche di quanto riferito dai ragazzi stessi: in particolare, le percezioni degli adulti sono più positive rispetto alla frequenza con cui gli adolescenti si sentono depressi e, in misura minore, annoiati ed angosciati.
Oltre la metà dei genitori (50,7%) ritiene che il proprio figlio non si senta mai depresso, a fronte di un più contenuto 40,8% di ragazzi che dice di non sperimentare mai questa condizione psicologica; quasi il 26% dei ragazzi afferma di sentirsi depresso qualche volta o spesso. Il 16,2% degli adolescenti afferma di sentirsi spesso annoiato, mentre solo l’8,6% dei genitori crede che il proprio figlio si senta spesso così. Il 6,1% dei ragazzi, infine, si sente spesso angosciato, a fronte del 2,4% dei genitori con la medesima percezione; il 38,4% dei ragazzi dice di non provare mai angoscia, ma fra i genitori è più elevata la quota di chi non attribuisce mai questo stato d’animo al proprio figlio (43,9%). Da queste percentuali emerge come i genitori colgano in maniera attenuata non solo i comportamenti a rischio, ma anche le difficoltà emotive dei figli, che hanno a che vedere con ansie e depressione.