Eurispes, giochi: la stretta normativa può accrescere l’illegalità
I dati della Corte dei Conti confermano le tesi dell’Eurispes
Aumentano le violazioni tributarie e amministrative accertate nel settore dei giochi: la riduzione del numero degli apparecchi da intrattenimento stabilita dalle norme nazionali, unita all’inasprimento delle limitazioni delle distanze da luoghi cosiddetti sensibili e degli orari di gioco da parte di norme regionali e locali, hanno determinato una contrazione del mercato legale e un probabile incremento dei fenomeni illegali. A sostenerlo è un passaggio del Rendiconto Generale dello Stato 2018 della Corte dei Conti sui giochi, che conferma quanto emerso dalle analisi dell’Osservatorio Giochi, Legalità e Patologie dell’Eurispes.
I dati sui giochi che emergono dalla relazione sul Rendiconto Generale dello Stato 2018 della Corte dei Conti, trasmessa il 26 giugno scorso alle presidenze di Camera e Senato, fotografano una leggera flessione delle entrate per lo Stato che nell’anno 2018 si attestano sui 10 miliardi (-3%), nonostante il volume d’affari del settore (“raccolta lorda”) sia passato da 101,8 a 104,9 miliardi di euro, segnando una crescita costante dal 2014.
La “spesa netta” degli italiani per il gioco – ottenuta sottraendo l’importo delle vincite conseguite dai giocatori (86,2 miliardi di euro) alla “raccolta lorda” – risulta in diminuzione, essendo pari a 18,7 miliardi di euro, inferiore di quasi 500 milioni rispetto al valore dell’esercizio 2017.
La macro-categoria degli “apparecchi da gioco” contribuisce, da sola, a quasi metà della raccolta lorda (46%) e al 65% delle entrate erariali ed è la tipologia di gioco sulla quale si sono concentrate maggiormente le modifiche normative sia negli anni precedenti che a partire da settembre 2018.
Questo, si legge a pagina 120 del volume I dedicato ai «conti dello Stato e le politiche di bilancio 2018, Tomo I» , in ragione del fatto che «il settore dei giochi si caratterizza per logiche di gestione imprenditoriali e che la domanda dei consumatori si orienta maggiormente verso tipologie di gioco che assicurano un’elevata percentuale di redistribuzione ai giocatori in termini di payout e prevedono un breve intervallo tra la giocata e il corrispondente evento/partita (come nel caso delle New slot e delle Video Lottery)».
Lotta all’illegalità
Sul fronte dell’illegalità – tema al centro di analisi anche nel recente studio che l’Osservatorio Giochi Legalità e Patologie dell’Eurispes ha dedicato al “Gioco pubblico e dipendenze in Piemonte” –, la Corte dei Conti rileva che la lotta al fenomeno del gioco clandestino e, quindi, all’evasione fiscale che ne deriva, concerne prevalentemente i seguenti segmenti: le scommesse (sia mediante rete fisica che mediante siti on line illegali); il gioco mediante rete fisica attraverso apparecchiature che si collegano a siti illegali (i cosiddetti Totem); la manomissione/alterazione di apparecchi da gioco con vincita in denaro.
L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, nel 2018, ha effettuato 47.860 controlli soprattutto sugli apparecchi da gioco (31.051) e sul divieto di gioco ai minori nelle vicinanze dei luoghi sensibili (+63% rispetto al 2017). Dall’accertamento delle violazioni tributarie ed amministrative, lo Stato ha ricavato la somma complessiva di euro 193,2 milioni, registrando un aumento del 103% rispetto all’anno precedente; risultato da ricondurre, secondo le indicazioni fornite dalla stessa Agenzia, all’attività di accertamento effettuata anche in collaborazione con le Forze dell’ordine.
In generale, si è riscontrato un aumento delle violazioni nel settore dei giochi, in parte grazie al maggior presidio e alla maggiore efficacia dei controlli, anche in virtù della messa a punto di indicatori di rischio.
Una conferma di quanto già emerso nell’ambito degli approfondimenti svolti in seno all’Osservatorio dell’Eurispes, si trova nel passaggio della relazione in cui si evidenzia che la riduzione del numero degli apparecchi da intrattenimento stabilita dalle norme nazionali, unita all’inasprimento delle limitazioni di distanze da luoghi sensibili e degli orari di gioco da parte di norme regionali e locali, ha determinato una contrazione del mercato legale e un probabile incremento dei fenomeni illegali.
Si registra, inoltre, una maggior efficacia dell’azione di contrasto svolta dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, tramite lo sviluppo di strumenti interattivi di ausilio all’analisi investigativa (per il contrasto delle scommesse gestite da bookmakers stranieri non regolarizzati); i controlli a campione sulle piattaforme di gioco online (+50% rispetto all’esercizio precedente); i controlli sugli istituti assicurativi o bancari presso i quali i concessionari hanno stipulato fideiussioni.
In un’ottica di prevenzione delle infiltrazioni criminali nella filiera del gioco, è stato effettuato uno screening su 23 soggetti considerati a rischio, su un totale di 303 soggetti mappati e di 9.300 schede informative raccolte. L’efficacia di questa attività è stata rinforzata, si legge nel documento, grazie allo sviluppo di un flusso informativo tra gli uffici dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e gli organi di polizia giudiziaria.
Alla luce delle crescenti preoccupazioni, in chiave sociale e socio-sanitaria, che avvolgono il settore del gioco online, anche per la facilità di accesso da parte delle giovani generazioni, merita un plauso il completamento del processo di integrale automazione della procedura di inibizione dei siti che offrono gioco senza autorizzazione.
Nel 2018 sono stati inibiti più di mille siti con un notevole incremento rispetto al 2017 e il raggiungimento della cifra complessiva di 8.000 siti inibiti dall’entrata in vigore della misura oltre dieci anni fa.
Il paragrafo del Rendiconto annuale dedicato ai “proventi da giochi” si conclude con una sorta di bilancio costi/benefici del sistema di gestione del comparto fondato sulle concessioni.
Vale la pena richiamare per esteso questo passaggio della relazione: «Il modello italiano di esercizio del gioco pubblico con vincite in denaro si basa, da un lato, sulla riserva a favore dello Stato in materia di giochi e scommesse e, dall’altro, sulla concessione di servizio, mediante la quale l’Amministrazione affida, nel rispetto della normativa comunitaria, l’esercizio del gioco a un soggetto privato, prescelto sulla base di selezioni ad evidenza pubblica, ampliando la sfera giuridica del destinatario e mantenendo sull’attività idonei e stringenti poteri di controllo. L’istituto della concessione consente, sul piano organizzativo, di attuare una forma di partenariato con i privati nella gestione dei servizi e, nello stesso tempo, di contenere e ridurre i costi. Mediante la collaborazione con i soggetti privati, infatti, si perseguono le finalità istituzionali volte all’affermazione del gioco legale su quello illegale e al rigoroso controllo dell’Amministrazione a garanzia dell’ordine pubblico e della sicurezza, trasferendo al concessionario il cd. “rischio operativo” (rischio economico) connesso alla organizzazione della raccolta del gioco affidato in concessione».
L’importanza di distinguere legale ed illegale
Se quella descritta dalla Corte dei Conti è la ratio del sistema concessorio, che è il sistema legale di raccolta dei giochi nel nostro Paese, è opportuno concludere richiamando ancora una volta l’importanza di distinguere e saper distinguere ad ogni livello (istituzionale e di mercato) ciò che è legale da ciò che tale non è.
Come confermano le analisi periodiche delle autorità competenti, la criminaltà organizzata da svariati anni penetra e tenta di penetrare nell’economia legale a tutti i livelli. Le più recenti operazioni di polizia giudiziaria delineano un quadro che vede al centro degli interessi criminali nel nostro Paese il segmento delle scommesse raccolte senza i titoli abilitativi. Si tratta di canali illegali di raccolta, distinti e paralleli rispetto a quelli autorizzati dai Monopoli di Stato (tra le altre, a titolo esemplificativo, si citano le operazioni “Gambling”, “Galassia”, “Revolution Bet”).
Il Presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone, audito in Commissione Antimafia il 26 giungo scorso, dopo aver citato un caso specifico concernente una società concessionaria per gli apparecchi da gioco risultata collegata agli ambienti malavitosi siciliani e le difficoltà riscontrate per pervenire alla revoca della concessione, ha dichiarato che «i grandi concessionari sono pochi e teoricamente sono controllabili», mentre i punti scommesse sul territorio «vengono aperti come se fossero normali negozi» e per loro «non è prevista l’interdittiva antimafia. In certi comuni ci sono più punti scommesse che chiese o salumerie. Bisognerebbe chiedersi chi c’è dietro questi punti e, in certe realtà, c’è sicuramente la criminalità organizzata».
Il dott. Cantone ha, quindi, precisato che occorre concentrarsi sul meccanismo “a valle”. In proposito, è utile ricordare che in materia di esercizi che offrono scommesse, tutte le concessioni esistenti ed attive sul territorio sono state assegnate previo espletamento di gare pubbliche d’appalto in ossequio alla normativa nazionale ed europea. Le concessioni si trovano attualmente in regime di proroga giacché il nuovo bando di gara previsto dalla Legge di Stabilità per il 2016 non ha ancora visto la luce ed è fermo al Mef. I predetti esercizi (i cui gestori sono titolari di licenza di pubblica sicurezza ex art. 88 del Tulps, con tutte le conseguenze in termini di periodici e costanti controlli sulla buona condotta, i carichi pendenti, il casellario giudiziale e applicazione di interdittive prefettizie) sono un numero chiuso e definito e non possono essere aperti a piacimento da chicchessia. Diversi sono i “punti” di scommesse non autorizzati dai Monopoli di Stato, cui abbiamo accennato sopra, che, come osservato dal Dott. Cantone, aprono quando vogliono, dove vogliono, in barba ad ogni normativa sia nazionale sia locale (incluso il “distanziometro”).
Ecco allora, concludendo in chiave economico-finanziaria, il dato che contribuisce a chiarire qualora ve ne fosse bisogno, il perché la criminalità organizzata si è nel tempo particolarmente interessata alla modalità di raccolta delle scommesse in Italia tramite centri intermediari collegati a bookmaker esteri: presso una rete di centri non autorizzati sparsi in tutto il territorio nazionale, collegati ad una nota società austriaca, il totale giocato nel 2014 è risultato pari a 870.861.474,61 euro dal quale, detratte le vincite pagate e le commissioni di rete, la società estera in questione ha registrato un utile netto di euro 55.938.202,53, sul quale non è stata versata l’imposta unica dovuta, che quindi è stata evasa (si veda la sentenza n. 28871 della Corte di Cassazione, Sez. VI, pubblicata il 2 luglio scorso).
In tale contesto, si avverte sempre più l’esigenza di riprendere il filo di una normativa nazionale organica, in grado di aggiornare il sistema e dare ordine e certezza al mercato, superando le contrapposizioni sterili e optando per una reale e concreta assistenza e cura delle persone affette dalla dipendenza da gioco.