1° Rapporto “Nostra Eccellenza”

1° Rapporto “Nostra Eccellenza”
Il peggio è passato: l’Italia delle Eccellenze avanza e chiede certezze

Presentato, nel corso del VII Forum Postel, a Palazzo Farnese di Caprarola (Viterbo), il 9 giugno 2006, il Rapporto “Nostra Eccellenza”, realizzato dall’Eurispes.
In questi ultimi anni – dichiara il Prof. Gian Maria Fara, Presidente dell’Eurispes – il nostro Istituto ha elaborato puntuali e dettagliate analisi su alcuni dei principali fenomeni economici del nostro Paese (spesa statale ed equilibrio dei conti pubblici, investimenti e crescita economica, fisco e lotta all’evasione, sommerso nell’industria e nei servizi e lavoro precario, consumo e risparmio delle famiglie, valori finanziari di Borsa e tutela dei piccoli azionisti, povertà e disuguaglianza tra le classi sociali). A causa dei risultati delle ricerche effettuate, l’Istituto è stato spesso bollato di declinismo e di pauperismo e non pochi Soloni dell’economia in compagnia di valenti opinionisti hanno accusato l’Eurispes di volere perseguire, per inconfessabili fini politici, il mito del declino a tutti i costi e del “poverismo italico”. La verità era ed è oggi sotto gli occhi di tutti e dimostra che l’Eurispes non è né è mai stato pauperista né declinista, ma ha sempre descritto la realtà economica e sociale del Paese.

Un Istituto di ricerca – prosegue Fara – è tale per la qualità delle scoperte sociali che compie, perché attraverso consolidate metodologie di ricerca fa emergere ciò che in precedenza era sconosciuto, per i contenuti comunicativi e informativi inediti che il processo di ricerca può originare e veicolare sui mass media. In questo senso, grazie anche alle sedi regionali dislocate sul territorio, veri e propri sensori d’avanguardia, l’Istituto si è trovato spesso a confrontarsi con esperienze produttive di eccellenza, con la capacità di intraprendere di vecchi e giovani capitani d’industria e con la sapienza organizzativa di manager pubblici e privati alle prese con difficoltà di bilancio e resistenze al cambiamento organizzativo.

Da qui l’idea che sarebbe stato giusto approfondire questi aspetti selezionando e studiando quei casi di successo che per storia, mission di impresa, capacità di innovazione di processo e di prodotto, qualità dei processi organizzativi, hanno particolarmente caratterizzato la più recente storia economica italiana.

Sono state monitorate le principali aree produttive e le più significative esperienze imprenditoriali, istituzionali e associative del nostro Paese e sono state individuate 100 realtà, ma del Rapporto sulle eccellenze – conclude il Presidente dell’Eurispes – potevano far parte centinaia, migliaia di altri casi che conferiscono incessantemente lustro e prestigio al sistema Paese.

100 casi selezionati altro non sono che la metafora di un paese che funziona nonostante le difficoltà del ciclo economico, i ritardi organizzativi e culturali, le pastoie di una burocrazia che disperde spesso energie vitali e fiacca la spinta al cambiamento, comprimendo le occasioni di sviluppo».

Sebbene la ripresa produttiva nel nostro Paese presenti contorni ancora molto fragili e incerti alcuni recenti segnali di ripresa e di inversione del ciclo che giungono dall’apparato produttivo nazionale mostrano che il peggio è passato.

Dare priorità assoluta alla crescita. L’Italia, come altre economie europee, continua a scontare una lunga e pesante fase di stagnazione (dall’Europa comunque continuano ad arrivare segnali positivi con stime sulla crescita europea in deciso rialzo, siamo al 2,3% contro l’1,3% del 2005). Per recuperare il gap che separa l’Italia dal resto del continente si dovrebbe sperimentare per l’anno in corso una crescita vicina o superiore al 2%. Una pretesa eccessiva per le attuali condizioni del nostro sistema produttivo. D’altra parte, il sistema politico ed economico italiano continuerà a confrontarsi con i persistenti problemi di equilibrio dei conti pubblici, di riduzione del deficit del bilancio statale, di ridimensionamento del debito pubblico, mentre il livello generale dei consumi si mantiene su livelli ancora troppo bassi per far ripartire decisamente la domanda interna. Inoltre, a livello continentale, le aspettative inflazionistiche sono in significativo rialzo (come testimonia la costante attenzione sui tassi posta dalla Banca centrale europea) e questo può rappresentare un fattore di freno agli investimenti produttivi e al rilancio dei consumi delle famiglie.

In ripresa produzione industriale, fatturato e ordinativi. Gli indici della produzione industriale dei vari settori di attività economica mostrano nel primo trimestre 2006 (rispetto al 2003) un generale miglioramento, tuttavia persistono elementi di criticità nei settori tessile e dell’abbigliamento (-8 punti rispetto al 2003), pelli e calzature (-4,8) e dei mobili (-4). Sempre in flessione, ma con valori più contenuti, è il settore della produzione di macchine elettriche e di apparecchi ottici e di precisione (-0,4).
In generale si può affermare che i settori caratterizzati da produzioni a basso valore aggiunto sono quelli che continuano a scontare gli effetti della stagnazione che ha caratterizzato nell’ultimo quadriennio l’economia italiana, mentre i settori caratterizzati da produzioni con più alto valore aggiunto sono quelli che danno la spinta più forte per la ripartenza dell’economia italiana: chimici (+ 5,8 punti rispetto al 2003), prodotti in metallo (+7,4), mezzi di trasporto (+6,3), mezzi di trasporto (+6,3), meccanico (+1,6).
In particolare, nel periodo marzo 2004-marzo 2006, si è registrata una sofferta ma costante ripresa della produzione industriale e si evidenzia un trend in aumento che tuttavia stenta ad assumere i valori di una decisa ripresa economica.
Ma è dal lato dell’andamento degli ordinativi che si registrano sensibili segnali di variazione congiunturale positiva. Già alla fine 2005 l’indice generale degli ordinativi aveva registrato un +2,1 punti rispetto al 2000, un incremento determinato soprattutto dalle positive dinamiche nei settori dei prodotti chimici e fibre sintetiche (+6,8), del legno (+12,8), della meccanica (+9,3) e dei prodotti in metallo (+17,4).
La sensazione di generale e diffusa ripresa viene ancora di più evidenziata se si considerano gli ordinativi del primo trimestre 2006, quando l’indice generale fa registrare un + 15,7 rispetto al 2000.
Disaggregando ulteriormente il dato, si rileva che sono i settori del legno (+24,1 punti rispetto al 2000), del tessile-abbigliamento (+19,8), dei prodotti in metallo (+37,5), degli apparecchi elettrici e di precisione (+18,7) e della meccanica (+10,9) che fanno registrare gli incrementi più significativi, mentre in calo risulta soltanto la produzione di mezzi di trasporto (-14,5 punti rispetto al 2000).
Per quanto concerne il fatturato, si assiste nel primo trimestre del 2006 ad una crescita generalizzata. In particolare, rispetto al 2000, si registra un +29,3 punti nel settore dei prodotti metallici, un +9,5 nella produzione dei mezzi di trasporto, +12,8 in quello delle materie plastiche e della gomma, un +19,9 nel legno, un +9,5 negli alimentari e, infine, un +4,6 nella meccanica.
Il settore dell’estrazione di minerali e raffinazione di petrolio, il cui indice di fatturato è aumentato del 130%, è chiaramente influenzato dall’andamento del prezzo del petrolio e contrasta in maniera molto evidente con tutti gli altri settori nei quali si raggiungono livelli ben più modesti di crescita del fatturato, e in un caso (altre industrie manifatturiere) addirittura delle riduzioni (-2,9%).

Anche l’export volge al positivo. Nel 2006, le esportazioni riprendono a tirare. Soprattutto le attività afferenti ai settori manifatturieri tradizionali sperimentino netti segnali di ripresa: il settore cuoio, pelli e prodotti in cuoio fa registrare un +6,9% rispetto al 2005, mentre nell’intero periodo 2002-2006 la perdita è stata del 7,5%. Anche il tessile-abbigliamento (+3,9% primo trimestre 2006 su primo trimestre 2005), legno (+10,1%), prodotti chimici (+14%), mezzi di trasporto (+11,4), apparecchi elettrici (+7,9) registrano performance sensibilmente positive nell’ultimo anno.

Occorre ridurre la perdita di competitività dell’industria manifatturiera in termini di costo del lavoro. Nell’ultimo quinquennio, l’Italia ha perso il 30% di competitività, a fronte di un -10% della Francia e di un +3% della Germania. Il dato è interpretabile con l’apprezzamento del cambio dell’euro, l’assenza di una politica industriale nel periodo 2001-2006, gli scarsi investimenti in risorse e sviluppo del settore privato dell’economia. Tra l’altro un persistente fattore di ritardo strutturale del sistema produttivo nazionale è la limitata classe dimensionale delle nostre imprese, che pregiudica la propensione all’investimento, rende estremamente difficile ricorrere al credito sul mercato dei capitali, generando una struttura finanziaria di impresa più orientata verso il credito a breve termine con garanzie reali.

Ritorna la fiducia degli imprenditori. I dati su fatturato e ordinativi si combinano anche con le previsioni a breve termine dell’Isae sulla produzione industriale nel periodo aprile 2006-giugno 2006, previsioni che prefigurano una sostanziale tendenza al rialzo.
In questo senso, si ipotizza un forte incremento dei livelli della produzione industriale in aprile (+1,5%), una crescita più contenuta a maggio (+0,2%) e una parziale contrazione in giugno (-0,5%). Il clima di fiducia delle imprese manifatturiere sale a maggio ai massimi dal dicembre 2000, portandosi a 96,8.
La fiducia si trova oggi su livelli di 12 punti superiori rispetto al maggio 2005: le imprese (soprattutto quelle di media e grande dimensione, con più di 100 addetti) si attendono, a seguito delle eccellenti performance di aprile un aumento degli ordini e dell’occupazione e la stabilità dei listini di vendita. L’incremento della fiducia non è però diffuso in maniera omogenea: infatti, l’indice migliora nel Nord e scende invece nelle regioni centrali e meridionali.
Dal lato delle previsioni a breve termine sul quadro generale dell’economia italiana, invece gli imprenditori esprimono valutazioni negative. Probabilmente, gli imprenditori mostrano una significativa fiducia rispetto alle dinamiche di mercato, ai fattori e ai processi che essi stessi governano in maniera diretta, mentre l’evoluzione del quadro politico ed economico generale e la dinamica delle variabili produttive esogene all’impresa determina in loro una forte e marcata preoccupazione.

Aiuti alle imprese. Negli ultimi anni si è registrata una non trascurabile riduzione del volume complessivo degli aiuti dello Stato all’economia: complessivamente, si è passati dal contributo espresso in percentuale del PIL dell’1,26% allo 0,52% del 2004. Il nostro Paese si pone, nel 2004, al 9° dopo Germania, Francia e Svezia. Al primo posto spicca la Finlandia con l’1,53% del PIL destinato ad aiuti di Stato. Segue il Portogallo (1,09%) e la Svezia (0,99%). Tra i grandi paesi europei, solo il Regno Unito (che si contraddistingue per una diversa politica di intervento statale nell’economia) eroga minori aiuti all’economia nazionale, attestandosi allo 0,32%. In coda alla classifica è la Grecia con soltanto lo 0,29% del PIL destinato ad aiuti di Stato.

I costi impossibili della burocrazia. I tempi ed i costi della burocrazia rappresentano una delle patologie endemiche del modello economico e produttivo nazionale. Un male esteso in larga parte anche al modello di governo del territorio e di molti Enti e pubbliche amministrazioni. Secondo l’Eurispes la burocrazia grava pesantemente su imprese e cittadini, costituisce di per sé uno spreco che si può quantificare in quasi il 4% sul PIL, cioè circa 50 miliardi di euro.

La questione del passaggio generazionale in azienda. La confusione tra la proprietà e il controllo dell’azienda e le difficoltà di assicurare una corretta ed efficace successione aziendale, completano un quadro di difficoltà determinando un ridotto impiego di manodopera specializzata, minori investimenti in servizi e nuove tecnologie dell’informazione e della comunicazione, indebolendo le reti distributive del prodotto, generando una minore quantità di investimenti fissi per addetto.

Tutto sulle spalle della legge Biagi? L’avere affidato alla riforma del mercato del lavoro la soluzione dei principali problemi della sfera produttiva compreso quello del recupero di produttività del sistema si è rivelato un palliativo inefficace. Di fatto gran parte della classe imprenditoriale si è sentita deresponsabilizzata, pretendendo di sostituire, una volta introdotto l’euro, i vantaggi all’export determinati da un tasso di cambio favorevole (come quello che poteva garantire la lira), con una deregolamentazione del mercato del lavoro dai dubbi risultati. Puntando tutto sulla flessibilità spinta e sull’applicazione di una miriade di forme contrattuali, le imprese non hanno più incentivato e sostenuto il capitale umano in azienda (in termini di benefits, meccanismi premianti, formazione) depauperando fortemente un patrimonio di competenze tecniche, abilità e conoscenze.

Incoraggiare l’eccellenza per una cultura della qualità. In questo contesto di seppur lenta ripresa diventa strategico sostenere l’Italia che funziona di cui il Rapporto dell’Eurispes offre uno scorcio, perché queste eccellenze possono generare ulteriore valore aggiunto, innovazioni di processo e di prodotto, programmare investimenti nel medio-lungo periodo, contrastare le resistenze culturali presenti nella stessa area imprenditoriale, generare elevati tassi di incremento del reddito e dell’occupazione.
La cultura della qualità e dell’eccellenza è una delle condizioni per partecipare con armi appropriate alla grande sfida imposta dal terzo millennio.

 cento esempi raccolti dall’Eurispes in tutti i settori di attività sono qui a dimostrarlo ed a garantire e a testimoniare che la qualità e l’eccellenza, dovunque presenti, hanno il diritto di essere conosciute ed apprezzate.

Tabella
Rapporto Nostra Eccellenza – aziende per settore(*) 

Settore

 

N. imprese

 

Abbigliamento/tessile

 

7

 

Agro-alimentare

 

6

 

Alimentare

 

11

 

Arredamento

 

2

 

Artigianato

 

2

 

Biotecnologie

 

1

 

Cultura/spettacolo/organizzazione eventi

 

3

 

Domotica

 

1

 

Edile

 

2

 

Editoria/comunicazione/radio e tv

 

5

 

Energia e ambiente

 

2

 

Finanziario

 

3

 

ICT

 

4

 

Impiantistica

 

1

 

Indsutria/tecnologia

 

3

 

Industria

 

1

 

Industria meccanico/chimica

 

6

 

Industria/elettronica

 

1

 

Industria/prodotti sanità

 

1

 

Industria/progettazione

 

1

 

Istruzione/formazione/ricerca

 

3

 

Manifatturiero/giocattoli

 

1

 

Nautica

 

4

 

Ristorazione

 

1

 

Servizi alle imprese

 

3

 

Servizi infanzia – asili nido

 

1

 

Tecnologico

 

3

 

Trasporti/logistica/distribuzione

 

3

 

Turismo

 

1

 

Totale

 

83(*)

 

 (*)La tabella non include Istituzioni, Enti e Associazioni.

Tabella
Rapporto Nostra Eccellenza – aziende per regione e settore(*)

Regione

 

Settore

 

N. imprese

 

Abruzzo (4)

 

Alimentare

 

3

 

Industria/prodotti sanità

 

1

 

Basilicata (2)

 

Arredamento

 

1

 

ICT

 

1

 

Calabria (1)

 

Alimentare

 

2

 

Campania (10)

 

Alimentare

 

2

 

Industria/elettronica

 

1

 

Artigianato

 

1

 

Servizi infanzia – asili nido

 

1

 

Abbigliamento/tessile

 

3

 

Trasporti/logistica/distribuzione

 

1

 

Nautica

 

1

 

Emilia Romagna (3)

 

Tecnologico

 

1

 

Energia e ambiente

 

1

 

Industria meccanico/chimica

 

1

 

Friuli Venezia Giulia (1)

 

Finanziario

 

1

 

Lazio (11)

 

Cultura/spettacolo/organizzazione eventi

 

1

 

Istruzione/formazione/ricerca

 

2

 

Agroalimentare

 

2

 

Ristorazione

 

1

 

Servizi alle imprese

 

3

 

Editoria/comunicazione/radio e tv

 

1

 

ICT

 

1

 

Liguria (1)

 

Nautica

 

1

 

Lombardia (5)

 

Tecnologico

 

1

 

Servizi alle imprese

 

1

 

Agroalimentare

 

1

 

Biotecnologie

 

1

 

Industria/progettazione

 

1

 

Marche (3)

 

Trasporti/logistica/distribuzione

 

1

 

Arredamento

 

1

 

Industria/tecnologia

 

1

 

Piemonte (1)

 

Turismo

 

1

 

Puglia (5)

 

Finanziario

 

1

 

Alimentare

 

1

 

Tecnologico

 

1

 

ICT

 

1

 

Editoria/comunicazione/radio e tv

 

1

 

Sardegna (2)

 

Editoria/comunicazione/radio e tv

 

1

 

Manifatturiero/giocattoli

 

1

 

Sicilia (6)

 

Agroalimentare

 

1

 

Cultura/spettacolo/organizzazione eventi

 

1

 

ICT

 

1

 

Nautica

 

1

 

Energia e ambiente

 

1

 

Formazione

 

1

 

Toscana (9)

 

Nautica

 

1

 

Domotica

 

1

 

Impiantistica

 

1

 

Alimentare

 

1

 

Industria

 

1

 

Artigianato

 

1

 

Abbigliamento/caschi moto

 

1

 

Editoria/comunicazione/radio e tv

 

1

 

Finanziario

 

1

 

Umbria (9)

 

Industria meccanico/chimica

 

3

 

Agroalimentare

 

2

 

Tessile

 

1

 

Edile

 

1

 

Cultura/spettacolo/organizzazione eventi

 

1

 

Alimentare

 

1

 

Veneto (9)

 

Alimentare

 

1

 

Abbigliamento

 

2

 

Industria meccanico/chimica

 

2

 

Industria/tecnologia

 

2

 

Edile

 

1

 

Editoria/comunicazione/radio e tv

 

1

 

(*)La tabella non include Istituzioni, Enti e Associazioni.

 

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