Le Borse in discesa. Rapporto quadrimestrale sull’andamento delle Borse 2004
A fine luglio 2004 gli indici azionari delle principali borse mondiali si presentano con valori discendenti rispetto a quattro mesi fa. Il calo più consistente (oltre il 7%) l’ha registrato il Nasdaq, ma diminuzioni vistose sono anche denunciate da Francoforte (-6,1%), dal Nikkei e dal Dow Jones (-5,2% e -3,2%, rispettivamente). Più contenuti, invece, sono stati i ribassi delle altre borse europee: in discesa sì, ma con variazioni che si mantengono sotto il 3%. Solo Milano ha la tenuta migliore: infatti il MIB 30 perde meno di un punto percentuale in quattro mesi (-0,87%) ed il Mibtel ha addirittura un valore sia pure di pochissimo positivo (0,08%).Nonostante questa migliore tenuta, la Borsa di Milano desta tuttavia preoccupazione. Infatti, se il confronto con quattro mesi fa per l’insieme dei titoli trattati a Piazza Affari mostra una sostanziale parità, l’Eurispes fa notare che solo nell’ultimo mese sia per il MIB 30 sia il Mibtel hanno avuto un calo significativo: -5%. Da gennaio sino a giugno 2004 la Borsa italiana aveva segnato un andamento crescente (pur con notevoli oscillazioni), per cui molti osservatori e l’Euripes stessa avevano parlato di un trend positivo. Ma da giugno la musica appare mutata e se il calo dell’ultimo mese non supera come dimensione le oscillazioni registrate dalla nostra Borsa nei mesi precedenti, l’impressione odierna è che i cattivi risultati delle grandi borse mondiali produrranno nei prossimi mesi una accentuazione dei venti ribassisti. Se allarghiamo la prospettiva e spostiamo l’attenzione agli ultimi dodici mesi vediamo che rispetto a luglio 2003 tutte le Borse segnano andamenti positivi, dimostrando di aver recuperato il crollo dell’autunno del 2002, indotto sia dall’effetto congiunto dello sgonfiamento della bolla speculativa dei due anni precedenti, sia dall’effetto deprimente dell’attentato alle Torri Gemelle e della guerra in Iraq.
La crescita è stata confortante e superiore, tranne che per Londra, ai rendimenti dei titoli pubblici a lunga scadenza. Allora l’indice di Londra faceva registrare sui dodici mesi un aumento del 17,5%, Milano del 22%, il Dow Jones di un quarto (+25%), Parigi di poco meno di un terzo (+31,4%), Tokio e il Nasdaq di oltre il 40% e Francoforte di quasi il 50% (+49,6%). Si tenga conto che tutti questi aumenti erano avvenuti in presenza di tassi di inflazione estremamente contenuti ed avevano quindi un valore reale in termini di potere d’acquisto. Le variazione del cambio fra dollaro ed euro, inoltre, avevano avvantaggiato gli operatori statunitensi con portafogli europei, mentre, simmetricamente, stanno oggi beneficiando coloro che, residenti nell’eurozona, hanno investito di recente oltreoceano. Se, nel confronto a distanza di un anno, si nota un andamento diverso delle Borse analizzate, si può tuttavia concludere che i dodici mesi passati sono stati meno ricchi di soddisfazione per i risparmiatori in borsa.
La Borsa italiana continua ad avere indici meno mobili, sia verso l’alto che verso il basso: essa sembra essere soggetta a movimenti meno decisi delle altre con oscillazioni minori e comunque in ritardo rispetto alle grandi borse. Piazza Affari sembra carica di un eccesso di prudenza dove dominano le aspettative e questo può essere dovuto all’incertezza della politica economica, stretta com’è dalla necessità di portare il deficit del Bilancio pubblico a dimensioni più contenute e l’ambizione del premier che continua a perseguire una razionalizzazione (e contrazione) delle imposte personali. La Borsa del nostro Paese, sempre al traino delle principali Borse mondiali, dopo aver mostrato segni di recupero, pare confinata ad una situazione di stallo nella quale sembrano prevalere, nell’ultimo mese, come sopra detto, tendenze al ribasso. L’andamento, tuttavia, non è lo stesso per i diversi settori di attività delle imprese quotate.