Indagine sul processo penale 2007
Obiettivo della indagine era quello di realizzare, per la prima volta in Italia, un monitoraggio del processo penale fondato non sulla raccolta di dati generali, quali quelli sistematicamente elaborati dai data-base ministeriali e delle singole Corti di Appello territoriali (numero dei processi, durata, incidenza delle prescrizioni, numero delle condanne e delle assoluzioni, tipologia di reati, etc.), ma sul rilevamento dei dati direttamente conseguente alla osservazione dello svolgimento delle udienze nelle aule delle sezioni penali (monocratiche e collegiali). Sono stati perciò monitorati oltre 1.600 processi penali celebrati a Roma in cinque diverse giornate (aprile-maggio 2007) nelle oltre trenta aule monocratiche e collegiali quotidianamente attive nella città giudiziaria capitolina. I rilevatori hanno registrato minuziosamente – sulla base di un questionario accuratamente predisposto – tutte le fasi di ciascuno dei processi penali fissati sul ruolo di udienza, dal momento in cui ciascun processo viene aperto fino alla sua conclusione. In questo modo è stato possibile ricostruire puntigliosamente, e con assoluto rigore tecnico-processuale, i modi e le ragioni per le quali un processo penale non giunge a conclusione nei tempi dovuti e comunque in tempi ragionevoli.
Il dato più significativo che si ricava dall’indagine è che il processo non funziona per ragioni strutturali, amministrative, organizzative dell’apparato giudiziario, mentre nessuna incidenza negativa seriamente apprezzabile si può ricavare da un “eccesso di garanzie” che, secondo alcuni, sarebbe invece una delle cause principali della paralisi del processo penale. I dati raccolti sono, in tal senso, inequivocabili. Questa indagine rappresenta un punto di non ritorno nel dibattito sulla riforma del processo penale volta al recupero del principio costituzionale della ragionevole durata del processo.
Documento di Sintesi
Tutto quello che avreste voluto sapere sulla durata dei processi e che nessuno vi ha mai detto. Un’indagine realizzata dall’Eurispes, dalla Fondazione Enzo Tortora e dalla Camera Penale di Roma