Dai fatti alle parole: per una nuova dialettica del fenomeno venatorio 1997
La fauna viene considerata patrimonio indisponibile dello Stato e non più res nullius. Con la riforma della caccia del 1992 si ripartisce il territorio in ambiti di caccia, elementi finali del Piano faunistico-venatorio. Con tale riforma si passa dalla previdente concezione di “caccia controllata” ad una “caccia programmata”, da realizzare attraverso la collaborazione dei soggetti maggiormente interessati quali i cacciatori, gli agricoltori e gli ambientalisti. La legge indica quale deve essere la composizione degli organi di gestione degli ATC; all’interno di questi organi devono trovare composizione i diversi interessi che gravitano sul territorio, e solo attraverso un dialogo concreto, aperto e privo di pregiudizi si potrà arrivare ad un compromesso che significhi miglioramento del benessere dell’intera collettività e rispetto dei diritti delle generazioni future.
Indice
Capitolo 1. Una nuova definizione dell’attività venatoria
1.1 la gestione sociale dell’ambiente
1.2 gli ambiti territoriali di caccia
1.3 cacciatori, ambientalisti e agricoltori: i toni del dialogo
1.4 la figura del cacciatore ed il suo ruolo nella gestione del territorio
1.4.1 gestione del territorio: quale ruolo per i cacciatori
Capitolo 2. La caccia in cifre
2.1 l’utenza venatoria
2.2 l’associazionismo
2.3 l’industria armiera
2.4 aziende faunistico-venatorie, oasi di protezione della naturae zone di ripopolamento e cattura
2.5 attività connesse alla caccia: le aziende agrituristico-venatoriee l’allevamento della fauna selvatica
2.6 l’allevamento della fauna selvatica
2.7 il mercato della caccia