Resoconto della presentazione dell’indagine Eurispes sul cyberbullismo nelle scuole della Sardegna

Finirà a marzo, e due mesi dopo, a maggio, se ne potranno conoscere i risultati. L’indagine dell’Eurispes sulla diffusione del cyberbullismo nelle scuole della Sardegna, è stata presentata quest’oggi alla presenza di amministratori, esperti e dirigenti scolastici, tutti collegati in videoconferenza.
La rilevazione è comunque in corso e, secondo i dati delle adesioni nel frattempo raccolti, sta soddisfacendo le aspettative iniziali. Realizzata grazie al sostengo dell’Assessorato regionale alla Programmazione e Bilancio, l’indagine è stata estesa a 109 scuole dell’Isola, attentamente individuate secondo la tipologia (scuole superiori di 1° o 2° grado) e la collocazione geografica.
«L’indagine va avanti e con una buona partecipazione – ha dichiarato Gerolamo Balata, Direttore della sede regionale dell’Eurispes – e questo significa che gli attori che ne vengono coinvolti non si sono fatti scoraggiare dalla chiusura degli istituti scolastici o dalla didattica a distanza». I numeri, citati da Balata e dal team di ricerca che ha preso parte alla presentazione, confermano le impressioni positive: attualmente hanno compilato il questionario conoscitivo quasi 3.000 studenti, 1.117 adulti e circa 800 insegnanti. Segno che le finalità della ricerca non lasciano indifferente il corpo docente che vorrebbe semmai trovare nei risultati finali dell’indagine uno strumento utile per calibrare interventi più incisivi per contrastare il fenomeno.
Questo è anche l’auspicio formulato da Fabio Tore, responsabile Ricerca e Innovazione del Centro Regionale di Programmazione, che ha sottolineato l’importanza di un efficace rapporto sinergico tra l’Istituto Eurispes, l’assessorato regionale alla Programmazione e Bilancio e le scuole regionali. «Ci occupiamo dei programmi comunitari e vale la pena ricordare che quelli del prossimo settennato 2021-27 riguarderanno la crescita sostenibile e la Next Generation Youth. Qui emerge l’importanza delle nuove generazioni, che vanno sostenute contro i tanti fattori di rischio, tra i quali va annoverato anche il cyberbullismo, nel cui àmbito finiscono con il concentrarsi gli aspetti negativi delle relazioni umane in un mondo sempre più virtuale». Il fenomeno preoccupa gli esperti, il mondo della scuola e anche gli amministratori.
Gianni Addis, Sindaco di Tempio Pausania, ha voluto sottolineare il ruolo che i social hanno nella vita dei più giovani. «Il loro uso inconsapevole – ha dichiarato – è prova di come possa venir meno il dato di realtà e quanto sia urgente porvi rimedio».
Di una falsata percezione della gravità del fenomeno da parte dei più giovani ha parlato anche Luisella Fenu, Sostituto Procuratore presso il Tribunale per i Minorenni di Sassari: «È nella fascia di età giustamente individuata per l’indagine, quella che va dagli 11 ai 18 anni, che si avverte una forte inconsapevolezza delle conseguenze penali cui porta la pratica del cyberbullismo. Credo che la ricerca potrà rivelare un possibile esito drammatico per l’alta presenza che il fenomeno ha oggi nella scuola media». Parole preoccupanti, perché significherebbe che il cyberbullismo si fa più insidioso quanto più si abbassa l’età degli studenti.
Vista la gravità del fenomeno, per Giorgio Cicalò, direttore generale dell’assessorato regionale alla Pubblica Istruzione, quella che abbiamo di fronte è «una piaga vera e propria che la cassa di risonanza offerta dalle nuove tecnologie rende molto più problematica. Motivo per il quale, una volta conosciuti i risultati dell’indagine, sarà poi necessario trovare gli strumenti giusti per contrastare il fenomeno». I contorni del quale erano stati indicati, con il suo intervento di apertura, da Raffaella Saso, Vicedirettore dell’Eurispes, che ha ricordato come l’Istituto a partire dagli anni Novanta ha osservato l’evoluzione del fenomeno, presente dunque già da quando nel mondo della scuola si era soliti chiamare prevaricazione ciò che più recentemente è stato definito bullismo. «Il fenomeno tende a cambiare natura e così diventa difficile contrastarlo, coinvolgendo sempre di più le ragazzine. Varia la tipologia della vittima, così come le espressioni del fenomeno, che va dalla diffusione di maldicenze alla subdola esclusione dai gruppi sociali. Le nuove tecnologie, che non vanno comunque demonizzate, hanno inevitabilmente avuto un impatto dirompente». Servirebbe perciò, secondo Maria Giovanna Pisanu, giudice del Tribunale per i Minorenni di Cagliari, una più proficua collaborazione da parte delle scuole e, in particolare, delle famiglie, partner non sempre positivamente coinvolgibili. «Potremmo essere in presenza della punta di un iceberg – ha sostenuto Francesco Greco, dirigente del Dipartimento della Polizia postale regionale – di cui ignoriamo le reali dimensioni, come fanno pensare i tantissimi casi di ragazzine fatte oggetto di insulti e minacce piuttosto pesanti che trovano spazio nei social e, in particolare, attraverso i canali Telegram».