La dittatura del corpo. Come la società influenza la (auto)rappresentazione della donna

Percezione del proprio corpo, rapporto con l’altro e con il maschile, e rappresentazione del corpo femminile all’interno della società. Come si vedono le donne? L’indagine condotta dall’Eurispes, e realizzata anche grazie alla collaborazione dell’Associazione Filocolo, incrocia aspetti individuali, sociali e politici, per fare il punto su come l’immaginario collettivo abbia modificato e plasmato la percezione del sé della donna, tanto da imprigionarla in alcuni casi in “gabbie mentali” dalle quali è difficile fuggire.

L’indagine, che ha coinvolto, tra giugno e luglio 2023, un campione di 1.048 donne su tutto il territorio nazionale, distribuite equamente per fascia d’età dai 18 anni in su, ha inoltre prediletto un’analisi intergenerazionale dei dati.

Diversi sono gli interrogativi che questa indagine si pone. Il corpo della donna è finalmente una sua proprietà o è ancora schiavo del “dover essere bella” quale sintesi di una sudditanza politica e antropologica all’occhio e al desiderio maschile? Le donne sono affette dalla “sindrome di Grimilde”, in ansia per il tempo che passa, pronte a tutto pur di mantenersi giovani? In un mondo in cui il corpo è il centro di ogni interesse, apparire un diktat, essere sui Social proietta il corpo in una dimensione terza, in che modo, dunque, questo aspetto impatta sulle donne? Quello che è certo è che nella società moderna, la bellezza femminile è diventata un valore sociale, un’ambizione costante e un compito da ottemperare.

 

Oltre un terzo delle donne, il 36,4% riferisce un rapporto negativo con il proprio corpo. Le donne over65 mostrano una maggiore consapevolezza del rapporto con il proprio corpo valutandolo con maggiore frequenza in maniera positiva (66%) rispetto alle più giovani (58,8%).

Quando invece ci si sposta sul grado di apprezzamento rispetto al proprio aspetto esteriore i risultati tendono a prendere un’altra forma: si piace il 57% delle donne ma il 43% no. Tra le donne in coppia senza figli è più diffusa della media la soddisfazione per il proprio aspetto esteriore (63,1%) rispetto a quante vivono da sole (53,7%) e le donne sole con figli (53,4%).

Per la netta maggioranza delle donne curare il proprio aspetto esteriore riveste una certa importanza (74,5%), eppure una intervistata su 4 (25,5%) non la pensa così.

Il 74,1% afferma che sentirsi bella è importante prima di tutto nel rapporto che ha con se stessa, per il 68,2% influisce positivamente sul suo umore, mentre per il 64,7% sentirsi in ordine o trasandata influisce sul modo di relazionarsi con gli altri.

La maggioranza delle donne (55,7%), inoltre, non esce di casa se non ha prima curato il suo aspetto esteriore. Quasi la metà (49,6%) riferisce che sentirsi bella è importante prima di tutto nel rapporto che ha con gli altri. Sentirsi bella per alcune influisce positivamente sulle prestazioni lavorative (42,5%), altre affermano che piacersi e sentirsi bella le fanno apparire più potenti (39,3%) e che è importante essere considerata bella dagli altri e ricevere apprezzamenti (38,4%). Non manca chi confessa di monitorare spesso il modo in cui appare attraverso selfie, pause al bagno, fugaci sguardi in uno specchio o in una vetrina (38,5%). Tutti questi aspetti sono fortemente legati all’età delle donne intervistate, ossia appaiono più importanti o preponderanti tra le giovanissime.

I trattamenti estetici scelti dalle donne sono soprattutto quelli volti a contrastare l’aumento di peso e gli effetti del tempo

I trattamenti di bellezza più diffusi tra le donne sono quelli specifici per snellire e/o tonificare – li pratica la maggioranza, 56,7% ed i trattamenti/interventi antietà (44%). Gettonate le lampade abbronzanti (oltre un terzo, 34,9%), i trattamenti estetici non chirurgici (34,8%) e i macchinari per la ginnastica passiva (33,1%). Meno frequente risulta il ricorso alla crioterapia (24,3%) ed all’ozonoterapia (23%), comunque scelte da quasi un quarto delle donne. 

Pratiche o “accanite”, le donne non rinunciano comunque alla cura di sé

Oltre un terzo delle donne afferma di impiegare ogni giorno per curare il suo aspetto 10-30 minuti, il 26% da 30 minuti a un’ora, il 20,9% meno di 10 minuti, il 15% da 1 a 2 ore, il 4,1% oltre 2 ore. Poco meno della metà delle donne, dunque, dedica oltre mezz’ora ogni giorno al proprio aspetto, mentre una su 5 più di un’ora. Un quinto, al contrario, riserva a questo impegno meno di 10 minuti.

Belle ad ogni costo?

Per la cura del proprio aspetto (cosmetici, parrucchiere, depilazione, unghie, trattamenti, ecc.) un terzo del campione spende in media tra 10 e 50 euro al mese (33,2%), il 29,5% tra i 51 ed i 100 euro, il 19,7% tra i 101 ed i 300 euro. Un 12,7% stima la propria spesa media mensile addirittura al di sotto dei 10 euro, all’estremo opposto, il 5% oltre i 300 euro. Una donna su 4 destina oltre 100 euro al mese alla cura della propria bellezza.

Un quarto delle donne (25,3%) ammette di essersi sottoposta alla chirurgia estetica (il 15,3% una volta, il 6,6% due volte, il 3,4% tre volte o più).

Il peso: in lotta con il corpo

Per le donne il peso corporeo è una parte importante del proprio aspetto esteriore (62,2%), molte fanno attenzione alla linea, controllando l’alimentazione (61,5%). La maggior parte afferma che se potesse cambierebbe in parte il proprio corpo (57,2%), che vorrebbe essere più magra (54,7%) e che sorveglia la linea attraverso l’attività fisica (50,8%). Circa la metà (49,6%) ritiene che se raggiungesse il suo peso ideale starebbe meglio con se stessa. Il pensiero dell’invecchiamento del corpo angoscia il 41,1% delle donne. Oltre un terzo del campione (36,7%) riferisce di provare frustrazione perché non riesce a raggiungere quello che ritiene essere il suo peso ideale e crede che, se raggiungesse il suo peso ideale, piacerebbe di più agli altri (35,3%). Più di una donna su 4 (27,5%) afferma che, potendo, cambierebbe molto il proprio corpo. Una donna su 5 (19,9%), infine, vorrebbe essere più formosa.

Anoressia e bulimia, poco meno di una donna su dieci le ha sperimentate. Il 22,9% ha attacchi di fame nervosa

L’8,5% delle donne che hanno preso parte all’indagine afferma di aver fatto esperienza, attualmente o in passato, di anoressia, il 7,6% di bulimia. Decisamente più comune risulta essere la fame nervosa, che si manifesta con il mangiare in modo compulsivo, fare abbuffate, sperimentata dal 22,9% delle rispondenti. Il 14,6% riferisce di episodi di fame notturna, il 12,1% di ortoressia nervosa – l’ossessione per il cibo sano e naturale. Più raro il picacismo, il disturbo che induce a mangiare cose non commestibili, come conseguenza di stati di malessere e nervosi (4%).

Il peso del giudizio degli altri

Nel corso dell’ultimo anno alla larga maggioranza delle donne è capitato di ricevere giudizi sulla sua corporatura (troppo esile, troppo rotonda…) (72,8%); ad oltre una su 4 addirittura spesso o regolarmente), apprezzamenti per un avvenuto dimagrimento (69,4%), incoraggiamenti a prendersi maggior cura del suo aspetto esteriore (66,9%).

Ad oltre due terzi è inoltre capitato di indossare abiti privilegiando il modo in cui mettevano in risalto il loro corpo e non la loro effettiva comodità. Non sono mancati inoltre commenti negativi sull’aspetto esteriore (55%). Le donne stesse hanno praticato in diverse occasioni una sorta di “autocensura” evitando un’occasione sociale a causa dell’insoddisfazione rispetto al proprio aspetto (54,3%). Non sono poche le donne che riferiscono di essere state incoraggiate a ricorrere alla chirurgia estetica per “migliorare” alcune caratteristiche fisiche: il 43,8%.

Il 63,8% delle donne prova invidia nei riguardi di donne ritenute più belle (il 43% prova invidia “qualche volta”, 1 donna su 5 la prova “spesso” o “regolarmente”).

Più di 1 donna su 2 (52,9%) prova senso di inadeguatezza rispetto ai modelli femminili proposti nei film, nelle serie Tv, sui Social o nei programmi televisivi.

In linea di massima, l’influenza di altre donne presenti in famiglia ha condizionato in modo positivo più della metà delle donne coinvolte nell’indagine (57,6%).

Quattro donne su 10 non hanno una vita sessuale soddisfacente

Per il 65% delle donne l’aspetto influisce nell’attrarre un/una eventuale partner. Il peso dell’aspetto fisico in una relazione incide “molto” o “abbastanza” soprattutto secondo le donne tra i 25 e i 34 anni (79,1%) e le 18-24enni (78,8%), segno che le giovani donne sono sottoposte, anche in questo caso, a una maggiore ansia performativa rispetto alle proprie caratteristiche estetiche.

L’aspetto esteriore ha influito sul successo della propria vita sentimentale per il 63,8% delle rispondenti. Il 40,5% delle donne intervistate si dice non soddisfatta della propria vita sessuale. Il tasso di insoddisfazione è maggiore tra le over65 (54,6%) seguite distanza dalle giovanissime tra i 18 e i 24 anni.

Il confronto con gli stereotipi

Il 50,1% delle donne interpellate ritiene che sia dovere di una donna mantenersi bella e in forma per il partner e il 45,2% è “molto” o “abbastanza” d’accordo che soddisfare il partner sia la massima gratificazione. La naturale predisposizione di una donna durante il rapporto sessuale è assecondare il partner: è “molto” (7,8%) o “abbastanza” (30,2%) d’accordo con tale affermazione una quota minoritaria di donne, il 38%.

Il giudizio sociale

Il 53,4% delle donne afferma di sentirsi giudicata se non ha un /una partner fisso/a. Una donna su due (50,2%) si è sentita dire che il suo aspetto fisico o abbigliamento attira troppo l’attenzione, mentre il 60,5% delle donne ha scelto un outfit anziché un altro per non incappare in pericoli.

Il 64,6% delle donne è stata oggetto di apprezzamenti non graditi, come ad esempio il catcalling. Eppure il 63% dichiara di sentirsi lusingata da tali apprezzamenti seppure inopportuni, (“qualche volta” 43,2% o “spesso/regolarmente” 19,8%). Il 62,6% delle rispondenti afferma di non aver saputo rispondere a tono a commenti non graditi da parte di uomini.

Il 47,1% delle donne intervistate si è trovata in situazioni spiacevoli, sessuali e non, per accontentare un/una partner, mentre il 53,7% si è sentita inadeguata fisicamente in seguito a un rifiuto o alla fine di una relazione.

Le molestie via Web o sui Social Network

Una donna su 4 (25,1%) almeno una volta ha ricevuto apprezzamenti fisici pesanti sul Web o sui Social; il 24,4% ha ricevuto esplicite proposte sessuali, il 18,6% è stata vittima di body shaming, ovvero critica o derisione del proprio corpo. Hanno ricevuto apprezzamenti fisici pesanti in Rete il 45,9% delle giovani donne tra i 18 e i 24 anni, che sono anche le più esposte al body shaming (27,1%) e alle proposte sessuali esplicite (37,6%) che avvengono in Rete.

Molestie e discriminazioni sul luogo di lavoro

Il 42,6 % ha subìto insinuazioni rispetto ad una carriera raggiunta facilmente grazie al proprio corpo di donna (è capitato spesso, 11,7%; qualche volta 28,1% o regolarmente 2,8%). Il 44,4% ha ricevuto apprezzamenti sessuali da parte di un/una superiore o di un collega (47,9%). Ancora di più sono le donne (62,9%) che affermano di doversi impegnare di più sul lavoro, rispetto ad un collega uomo, per essere apprezzate.

Femminismo, informazione e media

Meno della metà delle donne intervistate si reputa femminista (il 46,3%, di cui solo il 10,6% “molto” d il 35,7% abbastanza). Sono soprattutto le donne di sinistra e centro-sinistra a dirsi femministe (in media 6 su 10). Il 46,3% delle donne non ha interesse a tenersi informata su quanto accade nel mondo in merito ai diritti delle donne stesse.

È opinione condivisa tra le donne che i media divulghino canoni di bellezza difficilmente raggiungibili e che lo facciano più che in passato (60,3%), contribuendo così alla pressione sociale sull’aspetto fisico.

Patriarcato: un concetto divisivo

Avendo fornito alle intervistate una definizione di “patriarcato” – inteso come sistema sociale in cui gli uomini detengono in via primaria il potere predominando in termini di potere politico, autorità morale, privilegio sociale e controllo – il campione si divide a metà tra quante ritengono di vivere in una società patriarcale (49,5%) e quante invece non la pensano così (50,5%). Sono soprattutto le giovani donne dai 25 ai 34 anni ad indicare con maggiore frequenza la presenza di una società nella quale vige il patriarcato (56,8%).

Il “dovere” di avere figli

L’interruzione volontaria di gravidanza riguarda solo ed esclusivamente la donna e il suo corpo per circa il 56% delle donne interpellate, mentre a non esserne convinte sono il 43,8%. A rivendicare una totale autonomia di scelta rispetto alla possibilità di interruzione volontaria della gravidanza sono soprattutto le donne fra 18 e 34 anni con una frequenza media di oltre il 60% delle risposte.

Avere figli è una scelta importante nella vita di una coppia, ma capita spesso che si dia per scontato che ogni donna sia destinata a diventare madre. In effetti, solo circa una donna su cinque dichiara che nessuno le abbia mai chiesto quando avrebbe avuto un figlio come se si trattasse di un fatto certo (21,8%).

Sul desiderio di avere figli, la maggior parte del campione risponde di averne già (54,3%), il 26% afferma che vorrebbe averne o averne avuti, mentre il 19,7% non ha questo desiderio o non lo aveva. Dunque, sebbene la voglia di maternità coinvolga circa l’80% delle donne italiane, non è trascurabile che una su quattro non condivida questo desiderio.

Il non desiderare figli è legato nel 27,8% dei casi alla mancanza di istinto materno, nel 19,9% al non voler limitare la propria libertà e nel 14,2% risiede nella scelta di dedicarsi al lavoro.. Per poco meno di una donna su dieci il mancato desiderio di maternità deriva da ragioni di salute (9,5%), per il 7,6% è legato a questioni riguardanti la vita di coppia e il 7% riconduce la scelta a ragioni di tipo economico.

Contro ogni luogo comune?

Poste di fronte ad una serie di luoghi comuni le donne hanno espresso la propria opinione: quasi la metà (il 48,2%) è d’accordo nel ritenere difficili da vivere gli ambienti esclusivamente femminili; un numero inferiore ma interessante, il 39,5%, si dice convinta che le prime ad essere maschiliste sarebbero le donne stesse; una quota esigua (22,7%) si trova d’accordo con l’idea che si diventi davvero donna solo attraverso la maternità; il 35,5% condivide l’affermazione secondo la quale le donne sono nemiche tra loro perché si contendono lo sguardo maschile. A sorpresa, un buon 44,9% di donne sostiene l’idea secondo cui vi sia una connessione tra ciclo mestruale e l’essere spesso lunatiche e volubili. Per il 34,1% una donna sola sarebbe più propensa ad essere “acida” e infelice e per il 35,2% quando si ha notizia di accuse di molestie e abusi contro un uomo di potere si tratta spesso di un tentativo di ottenere visibilità e denaro. Pochissime sono le donne che avvallano l’opinione per cui sarebbero le madri a crescere i futuri uomini violenti (28%).

Infine, esiste la solidarietà tra donne? Nel complesso, anche se non con una larga maggioranza, le donne sono fiduciose nell’esistenza di un’autentica solidarietà femminile (54,5%).

Questa ricerca nasce dal desiderio di scattare un’istantanea della relazione che le donne italiane hanno con il loro corpo, in particolare indagando la percezione che hanno di se stesse, attraverso la comprensione di quanto e come lo sguardo dell’altro e il proprio soggettivo sentire influenzino l’autorappresentazione. Partendo dalla constatazione che spesso molte scelte politiche e comunicative hanno – sia come oggetto sia come veicolo – il corpo femminile, ci si è domandato quanto le donne sentano di vivere il proprio corpo, di conoscerlo e quanto lo considerino parte integrante e imprescindibile della propria esperienza del mondo.

La nostra ipotesi è che il corpo femminile non sia solo una questione intima e privata del singolo, ma che si porti inevitabilmente dietro una dimensione pubblica che distorce la percezione personale del proprio corpo, obbligando ogni donna a fare i conti con uno sguardo esterno, spesso severo. 

 

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