Indagini sull’Orientamento e la Dispersione Scolastica in Sardegna

Giovedì 16 maggio, alle ore 12,00, nella sala conferenze dell’ex Palazzina Comando di Tempio Pausania, sono stati presentati i risultati delle ricerche con le quali l’Eurispes Sardegna si è proposto di misurare e inquadrare il fenomeno della dispersione scolastica nell’Isola.
All’evento hanno partecipato il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, l’Assessore e Vicepresidente della Regione Sardegna, Giuseppe Meloni, la Garante regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, Carla Puligheddu, e il Sindaco di Tempio Pausania, Gianni Addis.
I lavori sono stati introdotti e coordinati dal Direttore e Segretario Generale dell’Eurispes Sardegna, Gerolamo Balata. Ad illustrare i risultati, invece, le relazioni di Marisa Muzzetto, sociologa dell’Eurispes Sardegna, e di Giuseppe Pulina, docente e componente del Comitato Scientifico nazionale dell’Eurispes. Le conclusioni sono state affidate all’Assessore regionale alla Pubblica Istruzione, Ilaria Portas.
Indagini sull’Orientamento e la Dispersione Scolastica in Sardegna
Sintesi
Nel corso degli ultimi anni l’Eurispes Sardegna, Istituto di Studi Politici Economici e Sociali, ha intensificato il suo interesse per il mondo della scuola, riconoscendo a questo un ruolo determinante nello sviluppo e nelle prospettive di crescita del Paese. Ciò vuol dire che noi saremo domani ciò che lo stato attuale della scuola induce a pensare e immaginare. Significa, pertanto, che le due indagini con le quali Eurispes Sardegna ha messo a fuoco la fotografia della scuola sarda sono nate con l’intento di capire il presente e fornire indicazioni su quello che potrà essere il ritratto della scuola e della società sarde nei prossimi anni.
Le due indagini si sono rivolte a due diversi target generazionali: gli studenti che frequentano la scuola secondaria di primo grado (quella che una volta era la scuola media) e gli studenti iscritti, invece, alla secondaria di secondo grado. Ai questionari si poteva rispondere liberamente, e questo è stato fatto da un gran numero di studenti che, con la loro partecipazione, hanno avvalorato l’indagine. Sono 1.600 i questionari validi compilati dagli studenti della scuola secondaria di primo grado. Alla loro compilazione ha contribuito un numero quasi pari di studenti divisi per genere (50,6% le ragazze e 49,4% i ragazzi). Leggermente inferiore è il numero degli studenti delle scuole secondarie di secondo grado che hanno partecipato all’indagine: 1.558.
Finalità della duplice ricerca.
Il lavoro svolto dai ricercatori e dagli analisti dell’Istituto ha voluto aggiornare i risultati di precedenti ricerche aventi come oggetto di studio i giovani studenti. Risultati vecchi e nuovi sono stati letti anche alla luce delle tendenze più generali in corso nella scuola italiana. Tendenze che dicono che la dispersione continua ad essere un fenomeno preoccupante, che l’abbandono scolastico può essere riferito a più cause e che ci sono aree del Paese in cui l’incidenza di questi processi si presenta con numeri più alti. Non è un mistero che la Sardegna sia tra le regioni italiane quella con un più alto indice di dispersione. Il tasso di dispersione, per intenderci, deve includere i tanti fattori che rendono discontinuo e spesso prematuramente interrompono un percorso scolastico, vale a dire le ripetenze e gli abbandoni. La dispersione scolastica coincide con l’insuccesso scolastico e, come l’indagine sulle superiori di secondo grado fa emergere, quello che s’instaura è un duplice rapporto di causa-effetto e di effetto-causa, perché se la dispersione è l’inequivocabile conseguenza dell’insuccesso (è il caso di uno studente che non viene promosso e decide di ritirarsi definitivamente dalla scuola), quest’ultimo (si pensi allo studente demotivato) porta spesso, e alla lunga, ad “evadere” dalla scuola.
Occorre, allora, individuare dei correttivi e delle urgenti politiche d’intervento. Una di queste ha ispirato la ricerca dell’Eurispes Sardegna, realizzata con la preziosa collaborazione della Garante Regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, che ritiene il corretto orientamento uno strumento di grande efficacia per contrastare e contenere la dispersione scolastica. L’orientamento è ciò che dà coerenza al percorso di crescita dello studente, che capisce come la scuola sia in grado di valorizzare e potenziare le competenze di cui ha bisogno per dare concretezza al suo progetto di vita. Come si legge poi nelle conclusioni di una delle indagini – quello rivolto agli studenti delle secondarie di secondo grado – «L’orientamento che ha come fine la prevenzione della dispersione e lo sviluppo occupazionale del percorso di studio non può non essere parte attiva di un progetto di apprendimento che dura un’intera vita». L’orientamento è parte integrante del cosiddetto “apprendimento permanente” (“lifelong learning”) e, proprio per questo motivo, le domande dei questionari hanno voluto far emergere le motivazioni, le idee, le passioni e le aspettative dei giovani intervistati, perché queste segneranno anche altre fasi della vita e non solo quella legata agli anni della formazione scolastica.
Motivazioni e freni nello studio e nella frequenza scolastica
Diverse domande dei due questionari miravano a misurare il grado di apprezzamento della scuola da parte degli studenti che la frequentano. Tra gli studenti delle primarie e secondarie di primo grado risulta che va abbastanza volentieri a scuola il 45% degli intervistati e il 28% dichiara di andarci molto volentieri; uno studente su cinque (pari al 21%), invece, ha dichiarato di andare a scuola non molto volentieri e, il 5%, per niente. Ciò significa che quasi 3 ragazzi su 4 non faticano ad accettare il loro ruolo di studenti. Una parte del questionario mirava a valutare il grado di autoconsapevolezza del ruolo dello studente e delle tutele legali che lo riconoscono. È risultato che la consapevolezza che esistano norme giuridiche a tutela dei minori è presente nella maggioranza degli studenti intervistati (67%), mentre un significativo 33% ha dichiarato di non esserne a conoscenza.
Se gli studenti di età compresa tra gli 11 e i 14 anni dimostrano di apprezzare generalmente la loro esperienza scolastica, altrettanto non può dirsi per gli studenti più grandi che frequentano la secondaria di secondo grado. C’è, infatti, un 46% che ammette di andarci volentieri, mentre vale l’opposto per il 35% che ha dichiarato di non andare a scuola molto volentieri e un 8% che, più risolutamente, ha risposto “per niente”. Tirando le somme, nelle scuole secondarie di 2° grado, è pari al 43% il dato relativo agli studenti che hanno messo in luce un rapporto faticoso con la loro esperienza scolastica.
Dalla lettura dei risultati delle due indagini si scopre l’importanza del successo scolastico, attraverso il quale lo studente riesce a motivare ulteriormente la propria determinazione. Tra gli studenti delle primarie e secondarie di 1° grado si attesta a più della metà degli studenti intervistati il numero di chi ritiene “molto importante” il rendimento scolastico (66%). Un altro 30% lo ritiene, invece, “abbastanza” importante. Rimane un 3% che non lo considera molto importante, mentre solo per lo 0,7% non lo è per niente.
Il rendimento scolastico e la percezione del proprio successo tra i banchi di scuola contano molto anche per gli studenti delle secondarie di 2° grado. I fattori che possono condizionare il rendimento scolastico sono diversi: innanzitutto, le materie scolastiche e la quantità del tempo dedicato al loro studio (36%), il rapporto con gli insegnanti (34%) e le attitudini personali (33%). Non influenzerebbero “per niente” il rendimento scolastico l’eventuale necessità di dover lavorare durante gli studi (41%), la condizione familiare, l’intenzione di proseguire gli studi all’Università (28%), così come è indifferente per i risultati scolastici anche il dovere eventualmente lavorare dopo il diploma (22%).
A proposito di idee e aspettative, i dati dei questionari dicono che gli studenti hanno, in generale, un’idea molto chiara delle opportunità che la scuola potrebbe offrire per essere più attraente. Con le loro risposte suggeriscono l’immagine di una scuola che ha nel piano delle sue offerte formative tanti progetti capaci di intersecare la didattica curricolare. Ciò significherebbe che la didattica laboratoriale ottiene il gradimento degli studenti. Risulta così che la maggior parte dei ragazzi delle primarie e secondarie di 1° grado (67% degli intervistati) apprezza “molto” l’utilizzo di attrezzature interattive multimediali, durante le lezioni, e lo apprezza “abbastanza” il 29%. Solo una piccola percentuale dichiara di non apprezzarle “molto” (2%) e “per niente” (0,6%).
Altrettanto convinta è l’adesione degli studenti delle secondarie di 2° grado alle proposte extra-didattiche offerte dalla scuola. Queste sono numerose e piacciono alla stragrande maggioranza degli intervistati. In effetti, la scuola è oggi capace di un’offerta molto diversificata, capace di riconoscere e valorizzare talenti e interessi tra i più vari: musica, fotografia, pittura, laboratori linguistici (con certificazioni riconosciute anche a livello internazionale), corsi di recitazione, scultura e scrittura. Dalle risposte raccolte emerge che solo uno studente su 10 sembra non gradirle. Costoro sono tra i pochi che, ad esempio, non hanno indicato il viaggio di istruzione come una delle attività più apprezzate e richieste.
Un dato che può preoccupare riguarda il disagio che gli studenti spesso provano e che le scuole si propongono di fronteggiare attraverso l’istituzione di sportelli di consulenza psicologica. Non sono tanti gli studenti che vi fanno ricorso e non pochi sono quelli che ignorano l’esistenza del servizio o che ritengono non essere attivo nella loro scuola. In molti casi “rimediano” consultando genitori e parenti stretti come fratelli o sorelle maggiori, e questo dato – positivo e confortante – documenta la tenuta del rapporto tra gli studenti e le rispettive famiglie. Tanti sono poi fortunatamente quelli che si affidano ai loro insegnanti. Ma i due questionari rivelano che c’è un numero non trascurabile (22%) di studenti che coltiva il proprio disagio in solitudine.
A proposito di disagio, non si può non accennare, in ultimo, alla percezione della diffusione di comportamenti e atteggiamenti volti alla sopraffazione tra gli studenti. Il confronto tra i dati delle indagini (soprattutto quella sulla scuola superiore di secondo grado) e quelli della ricerca sul Cyberbullismo condotta da Eurispes Sardegna nell’anno scolastico 2020/2021 conferma che il fenomeno oggetto di studio continua a crescere. «Dalla comparazione dei dati delle due ricerche risulta essere diminuito il dato di chi sostiene di non essere mai stato vittima di bullismo o Cyberbullismo. Dato che appare ancor più significativo, se si considera che l’indagine del 2020/2021 era incentrata sul solo fenomeno del Cyberbullismo». Per essere più chiari, tra gli studenti intervistati delle scuole secondarie di 2° grado, il 69% ha dichiarato di non avere mai subìto episodi di bullismo o Cyberbullismo. Resta così quasi un terzo del campione che ammette invece di averci avuto a che fare in qualche modo: 15% “qualche volta”, 12% “raramente” e 5% “spesso”.
Tirando le somme e rimandando necessariamente alla visione globale e analitica dei dati delle due indagini, si può sostenere che il risultato finale, ma pur sempre bisognoso di continui aggiornamenti e interpretazioni, è quello di una scuola sarda ricca di risorse (tanto intellettuali quanto strumentali e tecnologiche) che si trova però costretta a confrontarsi con problematiche la cui soluzione non può dipendere unicamente dalla sua capacità d’intervento. Oggi, più che nel recente passato, la scuola è chiamata a interpretare e comprendere la complessità. Questo è anche il proposito che Eurispes Sardegna persegue da sempre e che ha trovato conferma anche nella recente pubblicazione del secondo Rapporto Nazionale sulla Scuola e sull’Università.