Classe dirigente: il profilo del potere in Italia

 Il profilo del potere in Italia
Uomo tra i 51 e 65 anni: l’identikit di chi guida il Paese. Solo il 15% sono donne.

Il potere in Italia: una gerontocrazia, per soli uomini. Gli uomini rappresentano ben l’85% della classe dirigente, a fronte di un contenuto 15% di donne. Sebbene il numero delle donne potenti sia raddoppiato in vent’anni (erano il 7,8% del totale nel 1992 a fronte del 92,2% degli uomini), la presenza femminile nelle posizioni di potere continua a rappresentare un’eccezione.

Mentre scoraggiante appare il pur signifcativo aumento degli ultra65nni, passati dal 25,2% del totale al 39,3% odierno.

La presentazione del rapporto alla Biblioteca Angelica

Allo stesso tempo, le élite al potere hanno le caratteristiche di una vera e propria gerontocrazia, che offre pochi margini al ricambio generazionale, nella quale a contare sono in 8 casi su 10 (79,5%) gli over50. Infatti il potere si concentra soprattutto nelle mani di quanti hanno un’età compresa tra i 51 e i 65 anni (40,2%) e tra quanti hanno più di 65 anni (39,3%). Solo il 17,5% dei personaggi potenti e celebri ha tra i 36 ed i 50 anni, mentre i giovani (fino a 35 anni) costituiscono uno sparuto 3%.

Anche confrontando i dati con quelli monitorati nel 1992, i rappresentanti della classe dirigente di età inferiore ai 50 anni sono sempre una minoranza, anzi, la quota è persino calata da uno su 4 ad uno su 5. I giovani fno ai 35 anni costituivano una percentuale esigua nel 1992 (2,3%) come oggi (3%).

La classe dirigente italiana non si rinnova e dà vita ad una vera e propria gerontocrazia nella quale gli anziani monopolizzano il potere: 4 potenti su 5 hanno più di cinquant’anni (79,5%).
I giovani fno a 35 anni rappresentano solo il 3% dell’intera classe dirigente e di questi il 71% è costituito da sportivi.

I dirigenti italianiQuindi, le generazioni che anagrafcamente sono più portate all’innovazione e all’adattamento a processi globali di cambiamento sempre più rapidi sono completamente tagliate fuori dai circuiti decisionali più importanti, circuiti che, oltre all’esperienza del potere “maturo”, hanno un bisogno vitale di quelle capacità di adattamento e di innovazione.

Ma ancora, le posizioni di vertice sono appannaggio degli uomini ed entrare a far parte del gotha dei personaggi infuenti, potenti e celebri è quasi impossibile per le donne. Quelle che “ce la fanno” non solo vanno a rafforzare le fla delle over50, ma fniscono anche per adattarsi a un modello tradizionalmente maschile, per cui non è lasciato spazio a soluzioni di “compromesso” tra ambito professionale e vita privata. Anche l’analisi comparata delle élite al potere nel 1992 e quelle di oggi testimonia un quadro di immobilità e di chiusura che dura da vent’anni. Sono venuti meno i processi fsiologici di ricambio generazionale e di circolazione delle élite e, insieme, si è inceppato il meccanismo virtuoso della trasmissione dei saperi. Insomma il potere, negli ultimi venti anni, sembra essere “invecchiato” insieme ai potenti.

I dati mettono inoltre in evidenza il fenomeno della “fuga dei cervelli” e una concentrazione della distribuzione del potere prevalentemente su Roma e Milano, con la conseguente marginalizzazione delle regioni meridionali e più periferiche.

Questo il ritratto della classe dirigente italiana che emerge dalla ricerca realizzata dall’Eurispes in collaborazione con Who’s Who in Italy, attraverso l’elaborazione e l’analisi dei dati riguardanti 5.560 individui potenti e celebri individuati come coloro “che contano” nel nostro Paese. 

 È stato possibile inoltre mettere a confronto i risultati con quelli emersi dalla ricerca sul potere in Italia pubblicata dall’Istituto nel 1992 e tracciare alcune rilevanti linee di tendenza in grado di raccontare molto dei cambiamenti e della storia della stessa società italiana.Il rapporto è stato presentato l’8 novembre presso la Biblioteca Angelica di Roma. «Suggerisce Aristotele nella Politica: «Ogni popolo ha il governo che si merita», e la società italiana non sembra certo venir meno al principio.
Quanto emerge dalla nostra ricerca sulle

power élite – sottolinea il Presidente dell’Eurispes, Prof. Gian Maria Fara – è una vera e propria antropologia del potere, che tanto può raccontare sia sui personaggi che rientrano nella classe dirigente vera e propria, sia sulla società di cui tale classe dirigente è, bene o male, espressione».L’età avanzata dei personaggi di potere italiani riguarda in misura maggiore gli uomini: gli over65 sono ben il 41,6%, a fronte del 25,8% delle donne; nella fascia d’età tra i 51 e i 65 anni lo scarto invece è del 3,1% (40,7% vs 37,6%), mentre in quella dai 36 ai 50 anni le donne rappresentano il 29,1% contro il 15,4% degli uomini. Infne, il 7,5% del campione femminile ha meno di 36 anni, a fronte del 2,3% degli uomini. Eppure anche nel caso della power élite femminile più della metà ha superato i cinquant’anni (63,4%) .Una mappa più completa della geografia del potere nel nostro Paese viene inoltre disegnata dai dati relativi al luogo di residenza. Il 91,1% della classe dirigente italiana risiede in Italia, mentre il restante 8,9% all’estero. Questo dato può essere interpretato come un segnale del fatto che in molti casi l’Italia non riesce a trattenere i propri talenti, che scelgono di trasferirsi all’estero una volta raggiunto il successo, o che lasciano il nostro Paese trovando maggiori opportunità professionali in terra straniera, pur continuando a rimanere personaggi infuenti o celebri nel paese d’origine. Un’altra parte dei residenti all’estero è invece data da coloro che, stranieri a tutti gli effetti, esercitano funzioni importanti in Italia, per esempio in qualità di dirigenti aziendali o di rappresentanti diplomatici.

MATRIMONI E FIGLI: VITA FAMILIARE E POTERE

Conciliare successo professionale e famiglia? Non sempre il potere si associa alla vita familiare o, quantomeno, ad una vita di coppia stabile: ad essere sposati sono il 46,1% dei personaggi potenti (contro il 53,9%). Un fenomeno ancora più marcato tra le donne: solo un terzo di queste (33,2%) risultano essere coniugate rispetto al dato che indica sposati quasi la metà degli uomini di potere (48,4%), a fronte di un terzo delle donne. Più della metà del campione d’indagine ha dichiarato di non avere figli o non ha reso noto il dato (55,3%). Tra coloro che hanno invece dichiarato di essere genitori (44,7%), prevale chi ha due fgli (un quinto dell’intero campione: 20,1%); segue il 12,2% di chi ha solo un figlio, il 9,1% tre fgli, il 3,3% quattro o più.

Nella maggioranza dei casi i personaggi di potere residenti in Italia svolgono la loro attività al Centro (53,4%), elevata anche la percentuale di chi opera al Nord (Nord-Ovest: 30,8%; Nord-Est: 10,5%). È invece molto scarsa la presenza degli italiani potenti e celebri al Sud (3,7%) e nelle Isole (1,6%). Aggregando i dati sui residenti all’estero, si evince come l’intero Mezzogiorno ospiti soltanto il 4,8% della classe dirigente, mentre il Centro, da solo, supera nettamente l’intero Nord: 48,7% contro 37,6%. Il confronto con i dati del 1992 evidenzia un aumento di chi opera all’estero – dal 3,1% all’8,9% – dato che, se da una parte conferma un peggioramento del trend relativo alla “fuga dei cervelli”, dall’altra può anche attestare il portato di un maggior grado di globalizzazione.

Il principale campo di attività della classe dirigente è la politica: in questo settore è attivo un quarto del campione (24,6%). Ben rappresentato è anche l’ambito della cultura (22,4%), a cui fa seguito, al terzo posto, quello economico (19,2%). Il settore dell’arte e dello spettacolo interessa l’11,5% del campione, il 9,6% lavora nelle libere professioni, il 5,3% nello sport.

Le donne trovano come canali principali per il conseguimento di potere e successo la politica (29,5% contro il 23,8% del dato maschile), da un lato, ed il mondo artistico e dello spettacolo (20,8% contro 9,8%), dall’altro, vedendo invece ancora relativamente precluso l’ambito prettamente economico (20,7% contro 10,7%) e della cultura (23,3%, contro il 17% delle donne).

Andrea Catizone e Gian Maria Fara

Per gli uomini, invece, politica, cultura ed economia sono i tre grandi settori di appartenenza e, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, sono in proporzione meno rappresentati rispetto alle donne tra “coloro che contano” nel mondo sportivo (4,7% vs 8,5%). In quest’ultimo ambito sono i più giovani (fino a 35 anni) ad aver raggiunto il successo (71%), mentre solo il 13,5% si è affermato nella politica e il 9,7% nello spettacolo e nell’arte. 

Gli esponenti della classe dirigente appartenenti alle fasce di età intermedie (dai 36 ai 65 anni) sono attivi soprattutto nella politica (più di un terzo) e, in secondo luogo, nel settore economico (più di uno su 5). Gli ultrasessantacinquenni, invece, dominano il mondo della cultura. Ben il 38,8% dei più maturi sono professori, intellettuali, scienziati e studiosi di spicco del Paese; segue poi un 16,5% attivo in ambito economico, un 11,6% nello spettacolo e nell’arte ed un 10,2% nella politica. Un dato particolarmente eclatante è rappresentato dalla quasi totale esclusione dei giovani dal mondo culturale (2,6%) e dalla presenza minoritaria anche di coloro i quali hanno un ’età compresa tra i 36 e i 50 anni (6,9%).

APPROFONDIMENTI

Sintesi Classe dirigente. Il Potere in Italia

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