Briefing n.8 6/2021 – Biden in Europa rilancia l’intesa euro-atlantica
Il Presidente americano Joe Biden ha concluso il suo primo viaggio all’estero, che ha privilegiato l’Europa. Dopo la Cornovaglia per il summit del G7, si è spostato a Bruxelles per il vertice Nato e quello Usa-Ue e, infine, a Ginevra per il difficile bilaterale con il Presidente russo, Vladimir Putin.
L’analisi dell’Osservatorio Permanente su Temi Internazionali
La differenza rispetto al suo predecessore, Donald Trump, non avrebbe potuto essere più marcata. Quest’ultimo aveva infatti privilegiato l’Arabia Saudita come prima uscita, scelta che, a posteriori, non si era rivelata particolarmente felice dopo lo shock determinato da alcune politiche controverse successivamente adottate dal paese e culminate nell’omicidio del giornalista Jamal Kashoggi.
Biden riprende la tradizione politica statunitense consolidando i rapporti con l’Europa
Biden ha invece scelto di rientrare nell’alveo della tradizione politica statunitense, rilanciando un rapporto transatlantico messo a dura prova nell’ultimo quadriennio e puntando su una rinnovata cooperazione in ambito G7, Nato e Ue per affrontare i grandi temi del momento: clima, pandemia, rilancio della crescita e degli investimenti mondiali, superamento delle tensioni commerciali, confronto tecnologico (cyber-security e 5G) e politico (Bielorussia, Ucraina, Xinjiang, Hong Kong, Taiwan e Mar Cinese Meridionale) che stanno determinando una revisione profonda dei rapporti di Washington con la Russia e, soprattutto, con la Cina, preso atto della sfida sistemica che quest’ultima pone alla luce delle sue perfomances economiche e tecnologiche e dalla circostanza che non intende adeguarsi completamente ad un ordine globale basato su regole concepite essenzialmente nelle cancellerie occidentali.
Per il Presidente americano il periplo europeo si è articolato su quattro test parimenti importanti.
- Il rilancio del G7 come punto di riferimento per le grandi sfide globali, dalla sconfitta della pandemia di Covid-19 alla ripresa economica nelle sue nuove dimensioni della sostenibilità ambientale (Green New Deal) e digitale (Quarta Rivoluzione Industriale);
- Il rafforzamento dell’incisività e della coesione della Nato (dopo alcune perplessità francesi e l’attivismo distonico della Turchia) come principale strumento di sicurezza euro-atlantica, allargato alle dimensioni di cyber-security nonché mediterranea/mediorientale e balcanica;
- Il superamento delle frizioni economiche e commerciali tra Usa e Unione europea, inclusa la ricerca di soluzioni condivise su aspetti essenziali per garantire crescita ed investimenti poggianti su basi più certe (tensioni commerciali) eque e condivise afferenti settori importanti mentre si mobilitano le risorse per i vari Recovery Plan: Corporate Global Tax e un’imposizione fiscale ragionevole ai giganti del web;
- La possibilità, infine, che i predetti tre consessi possano assolvere, nei loro rispettivi ambiti e sotto una leadership americana più sensibile e dialogante della precedente, a due compiti divenuti prioritari soprattutto a Washington: la competizione con la Cina e il contenimento della Russia.
Risultati soddisfacenti ma non eccezionali
I risultati sono stati soddisfacenti anche se non eccezionali. I membri del G7 hanno adottato decisioni importanti per la distribuzione globale dei vaccini e per un’aliquota globale unica per la tassazione delle multinazionali, possibile preludio anche ad una tassazione più incisiva nei confronti dei giganti del web, e delineato una possibile iniziativa infrastrutturale rivale della Belt and Road cinese, ancorché con un impegno finanziario assai ridotto rispetto a quest’ultima. Stati Uniti e Ue hanno finalmente avviato la composizione l’annosa vicenda Boeing-Airbus, migliorando il clima commerciale e, soprattutto, rimuovendo definitivamente dazi e tariffe reciproci come ritorsione che erano arrivate a raggiungere complessivamente i 12 miliardi di $.
Il nodo irrisolto tra Regno Unito e Ue
Alcuni nodi irrisolti, come il confronto tra Regno Unito e Ue sulla questione nord-irlandese post-Brexit, hanno sollevato qualche perplessità sulla possibilità di una cooperazione fluida ed efficace, specie in ambito europeo, tuttavia, considerate le poste in gioco, sarebbe ragionevole assumere, se non addirittura pretendere, che Ue e Regno Unito debbano trovare rapidamente un compromesso. Al riguardo gli Stati Uniti potrebbero svolgere un ruolo piuttosto importante, come Biden ha già fatto chiaramente intendere.
A Ginevra l’incontro bilaterale tra Biden e Putin
Senza voler togliere nulla alla valenza dei tre vertici, l’appuntamento più importante del periplo europeo di Joe Biden è stato indubbiamente il bilaterale con il Presidente Putin, mentre il tema di fondo più rilevante è stato rappresentato dall’effettiva disponibilità dei partners europei e Nato di Washington a condividere fino in fondo la forte preoccupazione per quanto concerne la Cina e, in subordine, la Russia.
Quanto al primo, l’esito del bilaterale Biden-Putin ha largamente riflesso quelle che erano le modeste aspettative della vigilia. I rispettivi Ambasciatori rientreranno a Washington e Mosca e alcuni comitati tecnici verranno ripristinati. L’aspetto più importante, comunque, è che il dialogo tra le due superpotenze è ripreso e che verrà da ora in poi gestito in modo professionale dal momento che a Washington è tornata ad operare un’Amministrazione normale. In ogni caso, soltanto nei prossimi mesi sarà possibile valutare effettivamente se il summit di Ginevra avrà consentito di voltare pagina al turbolento rapporto che i due paesi hanno intrattenuto negli ultimi anni.
La linea statunitense sulla Cina non ha trovato un consenso unanime
Quanto alla solidarietà europea verso le aspettative statunitensi, il rapporto transatlantico (inclusa la dimensione Nato) poggia certamente su delle basi nuove e più solide, ma per un giudizio conclusivo occorrerà anche qui attendere alcuni mesi, anche perché l’assertiva linea statunitense, soprattutto verso la Cina, non avrebbe trovato un consenso unanime presso gli alleati europei. In tale contesto sarà importante anche l’esito di due importanti appuntamenti elettorali che decideranno il dopo Merkel in Germania entro la fine di quest’anno, e il futuro del Presidente Macron in Francia nella prossima primavera. Nel primo caso, il nuovo leader della CDU che aspira a succedere ad Angela Merkel è Armin Laschet, un fautore della necessità di mantenere solidi rapporti con Russia e Cina; nel secondo, Marine Le Pen rappresenta un serio contendente per le aspirazioni di Macron a vedersi riconfermato alla Presidenza della Repubblica.
Determinanti per Biden il voto in Germania e Francia, e di medio termine negli Usa
Sempre in àmbiti elettorali, non andrebbe poi dimenticato che tra poco più di un anno tutta l’agenda interna ed internazionale del neo Presidente Biden verrà sottoposta al primo difficilissimo vaglio interno rappresentato dalle elezioni di medio termine americane, dove la maggioranza democratica nel Congresso è esilissima e il Partito Repubblicano mantiene tutta la sua vocazione battagliera sotto il totale controllo di Trump e sembra determinato a smontare gran parte, se non tutta, la politica di Biden. Considerando che quest’ultimo, fin dall’inizio del suo mandato, ha presentato la sua azione internazionale come una battaglia tra democrazia e autoritarismo, e che il periplo europeo appena concluse va giudicato anche in questo contesto, è stato giustamente osservato che permane il rischio che di qui a poco tale battaglia possa essere condotta – paradossalmente – anche all’interno degli Stati Uniti.
Che cosa significa per l’interesse nazionale italiano?
Inquadrando infine la visita europea del Presidente americano nell’ambito degli interessi nazionali italiani, il constatato rilancio del rapporto transatlantico all’insegna di una più serrata e proficua concertazione multilaterale con gli Stati Uniti corrisponde pienamente alle aspettative del nostro Paese, nonché all’azione di Governo impressa dal Presidente Draghi, contraddistinta, peraltro, da un più marcato euro-atlantismo. Tuttavia, pur mantenendo quest’ultimo come un’imprescindibile stella polare dell’azione internazionale del nostro Paese, evitare che la competizione con la Cina e il contenimento della Russia finiscano con l’assumere le sembianze di una nuova Guerra Fredda, rappresentano parimenti un interesse nazionale importante dell’Italia che non andrebbe sottovalutato, anche in ragione delle ulteriori ricadute negative, sia politiche sia economico-commerciali, che un simile scenario comporterebbe. Negli scambi intervenuti nel corso del G7 e nel bilaterale avuto con il Presidente Biden risulterebbe che il Presidente Draghi abbia giustamente enfatizzato questa esigenza.
Il vero interesse dell’Ue, e quindi anche del nostro Paese, in ultima analisi, è quello di operare affinché, nell’irrinunciabile comunanza di valori che contraddistingue le due sponde dell’Atlantico, vengano portate avanti, con realismo e lungimiranza, politiche all’insegna di un autentico multilateralismo, ovvero il più ampio e condiviso possibile. Solo in questo modo sarà possibile affrontare efficacemente le molteplici grandi sfide del XXI secolo.
*Amb. Marco Carnelos, CEO di MC Geopolicy.