Briefing n.9 9/2021 – G20, pandemia come cartina tornasole dell’imprescindibilità del multilateralismo
I tre pilastri della Presidenza italiana al G20
I tre pilastri dell’architrave della Presidenza italiana del G20 – le tre P di People, Planet e Prosperity – sono quindi stati largamente riconsiderati in tutti i loro aspetti, in maniera tale da essere declinati lungo le più attuali linee prioritarie dettate dall’emergenza sanitaria. Il primo pilastro, People – inizialmente incentrato sulla lotta alle disuguaglianze, il futuro del lavoro, lo sviluppo e l’istruzione –, si è adattato sino ad includere le discussioni sulla diffusione dello smart working e sull’adattamento degli strumenti di protezione sociale alle mutate condizioni innescate dalla pandemia. Il secondo pilastro, Planet – oltre ai temi del contrasto al cambiamento climatico e del nesso energia-clima –, ha dedicato particolare attenzione anche alla green recovery, intesa come ripresa post-pandemica all’insegna del principio della sostenibilità e come opportunità per accelerare la transizione verde. Anche il terzo pilastro, Prosperity – inizialmente focalizzato sulle conseguenze sociali ed economiche dell’innovazione tecnologica e digitale e sul commercio internazionale –, ha allargato il proprio raggio d’azione, inglobando anche il tema della digitalizzazione dei sistemi sanitari e dell’impegno a mantenere aperte le catene globali di approvvigionamento, fondamentali per garantire (tra gli altri) la produzione dei vaccini: si pensi che il solo vaccino Pfizer-BioNTech è composto di 280 componenti, provenienti da 19 diversi paesi.
Salute globale, la pandemia detta il quarto pilastro della Presidenza italiana del G20
Il tema della salute globale si è, di fatto, trasformato nel quarto pilastro della Presidenza italiana del G20. Basti pensare al continuo e rinnovato sostegno all’Access to Covid-19 Tools Accelerator (ACT-A, la principale piattaforma di cooperazione globale contro la pandemia), alla ricostruzione post Covid all’insegna dei princìpi della sostenibilità, dell’inclusività e della resilienza, a tutte le iniziative in campo finanziario volte ad alleviare il peso del debito sui paesi in maggiore difficoltà e gli sforzi per il finanziamento dei beni comuni globali in materia di preparazione e risposta alla pandemia.
L’impatto e le conseguenze della pandemia hanno orientato le discussioni del G20
L’impatto e le conseguenze della pandemia sono stati raccolti dalla presidenza italiana (e, prima ancora, da quella saudita) per riorientare le discussioni del foro e per convogliarle in quello che poi si è trasformato in un vero e proprio “mantra del G20”, l’ormai celebre concetto del “build back better”. Concetto all’interno del quale sono contenute due cruciali linee di azione: la prima, dall’impronta fortemente sanitaria ed “emergenziale”, volta ad affrontare al meglio la pandemia attuale e ad individuare gli strumenti più idonei a prevenire o gestire eventuali pandemie analoghe nel futuro; la seconda, fortemente proiettata al futuro, mira a “sfruttare” la possente reazione “interventista” dei governi a seguito delle drammatiche conseguenze sociali ed economiche della pandemia per una ricostruzione più equa, verde, sostenibile: migliore, appunto.
Che cosa significa per l’interesse nazionale italiano?
Abbiamo ormai superato il giro di boa della Presidenza italiana del G20. A circa otto mesi dall’assunzione del mandato, qual è il polso della situazione? Il polso batte, il multilateralismo è vivo e in salute. Le pulsioni centrifughe dal metodo multilaterale continuano ad emergere a singhiozzo, quasi a voler salvaguardare un sistema unilaterale che, tuttavia, non risponde più alla realtà di oggi – che necessita, al contrario, di sempre più ampie, profonde e sinergiche forme di collaborazione internazionale. Grazie anche al forte impulso sui temi multilaterali impresso dall’Amministrazione Biden, sono stati già ottenuti risultati tangibili: si pensi alle discussioni in materia di tassazione globale o agli Accordi di Parigi sul contrasto al cambiamento climatico, àmbiti cruciali in cui, proprio in queste settimane, sono stati raggiunti obiettivi lusinghieri e impensabili fino a qualche mese fa, nel quadro prima della riunione dei Ministri delle Finanze G20 a Venezia lo scorso 9-10 luglio, e poi di quella Energia-Clima di Napoli che si è appena conclusa.
La cooperazione internazionale per prevenire e affrontare pandemia e crisi sanitaria
Nell’arco di questi otto mesi di Presidenza italiana, non va poi dimenticato un evento di particolare rilievo svoltosi nel maggio scorso, il Global Health Summit, organizzato in collaborazione con la Commissione Europea e che ha portato all’adozione della “Dichiarazione di Roma”, con cui è stata riaffermata l’importanza della cooperazione internazionale per prevenire e affrontare efficacemente le crisi sanitarie. Si tratta di un risultato importante e dalla marcatissima impostazione multilaterale, resa ancora più necessaria di fronte alle numerose “vie” nazionali che avevano caratterizzato il primissimo periodo della pandemia.
Un forte messaggio di sostegno al multilateralismo
Di pari importanza, la “Dichiarazione di Matera”, frutto della riunione congiunta (prima nella storia del G20) dei Ministri degli Esteri e dello Sviluppo del G20 del giugno scorso che, nel ribadire il forte messaggio di sostegno al multilateralismo efficace e alle Istituzioni multilaterali come strumenti fondamentali della governance globale, ha concentrato l’attenzione sul prioritario tema della sicurezza alimentare.
In vista del Vertice G20 del 30-31 ottobre, la Presidenza italiana mira a mantenere pulsante il battito del multilateralismo, rafforzandone le azioni e fissando impegni ambiziosi. Il ruolo del G20, che raccoglie le principali economie mondiali, è di cruciale importanza. La nostra aspettativa è quella di raggiungere un consenso in seno al foro sulla necessità di fondare la ripresa delle nostre economie sul concetto del “build back better”.
La sensazione, in conclusione, è che la Presidenza italiana del G20 – con i suoi risultati concreti – sia solo la punta di quell’iceberg chiamato multilateralismo, che spesso non agisce alla ribalta dei riflettori ma che opera costantemente, goccia dopo goccia, nella ricerca del consenso e nell’interesse della Comunità internazionale. E con i tempi dettati sia dall’urgenza delle sfide globali di fronte a noi, sia dal livello di volontà con cui gli Stati decidono di prestarsi al metodo della cooperazione internazionale. Un metodo che oggi, a nostro modo di vedere, non rappresenta più un’opzione, bensì l’unica strada percorribile.
*Min. Plen. Alessandro Modiano, Vice Direttore Generale/Direttore Centrale per le Questioni Globali.