Benedetta Cosmi, coordinatrice Laboratorio Eurispes sul Capitale umano: serve il coraggio di investire nella formazione. Aumento dei neet e denatalità, le sfide del futuro
Lo scorso 28 ottobre, la coordinatrice del Laboratorio Eurispes sul capitale umano, Benedetta Cosmi, ha partecipato all’iniziativa dal titolo “Connessioni”, organizzata da La Nuova Sardegna con il patrocinio della Fondazione di Sardegna.
Un ciclo di cinque incontri per affrontare le sfide dell’Isola su temi come il capitale umano, le infrastrutture e i trasporti, la ricerca e l’innovazione, l’energia, il turismo, al fine di raccogliere idee, ragionare su opportunità e identità culturale della Sardegna e sulle connessioni con il resto del mondo, e prospettare un futuro migliore. Per tanto, i temi centrali del confronto sono stati il capitale umano e le competenze.
Nel corso del suo intervento la coordinatrice del Laboratorio dell’Eurispes ha voluto sottolineare alcuni dati «In Italia, secondo le rilevazioni ISTAT, i NEET tra i 15 e i 34 anni sono risultati circa 5,7 milioni (5.725.000) a maggio 2023. Nello specifico, sono 4.259.000 quelli della fascia d’età 15-24 anni e 1.466.000 quelli tra i 25 e i 34 anni. I giovani tra i 15 e i 34 anni rappresentano solo 13,8 milioni di abitanti in Italia, secondo gli stessi dati. Questi numeri ci dicono che quasi un terzo, se lavora e guadagna, non lo fa in una struttura nota al mercato del lavoro. In nero, dunque, illecitamente, con nuove professioni non “osservate”? C’è poi un altro aspetto da sottolineare, dal 2008, anno in cui il numero dei nati ha registrato il più alto valore dall’inizio degli anni Duemila, i nati residenti in Italia sono sistematicamente diminuiti (-31,8%). La denatalità continua anche nel 2023, con circa 3.500 nascite in meno rispetto allo stesso periodo del 2022.
Questo Paese ha troppo a lungo trascurato l’importanza delle idee: con la scusa della mancanza di risorse è un Paese disabituato a pensare, a fare previsioni, progettualità, causando proprio una perdita del capitale umano. Come Eurispes cerchiamo di mettere insieme gli elementi necessari per affrontare questa sfida. La Sardegna ha un’opportunità unica di invertire questa tendenza, ha come gli altri la possibilità di diventare un punto di riferimento, specialmente per i giovani. Tuttavia, per farlo, è fondamentale offrire un metodo – penso ad esempio al metodo campus universitario – poiché l’individualismo può portare alla dispersione. Il lavoro e l’ufficio stanno cambiando, le aziende perdono il legame affettivo tra collaboratori e carriera all’interno della stessa struttura. Serve rispondere con più comunità di studio.
Per la Sardegna la nuova scommessa è l’attrattività, fare arrivare persone da fuori. Se si avrà il coraggio di investire nella formazione e nel capitale umano, non solo si potrà essere in grado di trattenere qui i nostri talenti, ma torneranno nell’Isola anche i sardi che erano andati a inseguire i loro sogni lontano dalla Sardegna. La sfida è rendere l’Italia, e quindi la Sardegna, un luogo in cui i cittadini possano trovare ciò che cercano, e sperimentano, altrove. Questo significa attrarre e considerare che cosa trovino andando via, negli altri paesi. Per essere anche noi una mèta ambita dobbiamo garantire buone infrastrutture e un ambiente stimolante».