Non capita molto spesso – ma comunque accade più frequentemente di quanto si creda – che il nostro Paese si ponga all’avanguardia mondiale per fatti positivi: il caso delle produzioni agroalimentari di qualità ne è un esempio. Lo confermano i dati del XII Rapporto Ismea Qualivita che indicano l’Italia quale leader mondiale del comparto per numero di produzioni certificate, con 269 prodotti iscritti nel registro Ue: 161 Dop, 106 Igp, 2 Stg. Un comparto che garantisce la qualità anche attraverso i 120 Consorzi di tutela riconosciuti dal Mipaaf, 48 organismi di certificazione autorizzati, per un complessivo numero di oltre 60.600 visite ispettive e 75.700 controlli analitici (campione di 150 prodotti). Se l’agroalimentare è un punto di forza per il nostro export, lo stesso non si può dire per i consumi interni dove si osserva per il 2013 un meccanismo di “concentrazione”: le prime dieci DOP IGP generano infatti l’81% del fatturato. La crisi ha inoltre inciso sul fatturato al consumo sul mercato nazionale che registra un -3,8%. Ad ogni modo, gli italiani sembrano decisamente attenti alla provenienza nazionale dei prodotti, percepita come garanzia di qualità; per questo privilegiano tendenzialmente gli alimenti nostrani e controllano le informazioni sulla confezione per accertarsi della loro origine. Secondo le rilevazioni dell’Eurispes, acquistando prodotti alimentari, oltre due terzi degli italiani (77,6%) privilegiano il made in Italy. Sono due terzi del totale (76,8%) i consumatori che anche controllano l’etichettatura e la provenienza degli alimenti che acquistano. Quasi la metà (46,4%) compra spesso prodotti Dop, Igp, Doc. I prodotti Dop, Doc ed Igp, quelli cioè strettamente legati al territorio, di cui rappresentano per gli acquirenti l’eccellenza, vengono acquistati assiduamente dalla metà degli italiani. Un dato che sarebbe molto probabilmente più elevato se questi prodotti non avessero costi più sostenuti rispetto agli altri, ma che conferma la diffusa attenzione per la produzione di qualità nazionale. Ma i consumatori sanno quali caratteristiche deve avere un prodotto veramente italiano? Sembrerebbe di sì. La nettissima maggioranza (79,4%), quando si parla di made in Italy, intende prodotti con materie prime, lavorazione e confezionamento italiani. Solo il 10,7% ritiene invece che le materie prime possano anche non essere italiane, purché lo sia la lavorazione; mentre per il 7,9% le materie prime devono essere italiane e lavorazione e confezionamento possono essere anche stranieri. Nell’immaginario diffuso, a made in Italy si tende quindi ad associare, nella grandissima maggioranza dei casi, un prodotto alimentare di origine interamente italiana, a partire dalle materie prime fino alle diverse fasi della lavorazione.
Fonte: www.eurispes.eu
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