Le migrazioni e l’integrazione giuridica degli stranieri – di Caroli Casavola Hilde
di Caroli Casavola Hilde
Giappichelli Editore, 2021 – 384 pagine
Nel momento in cui la pandemia ha scalzato l’immigrazione nella classifica delle preoccupazioni degli europei (e non solo) è possibile studiare l’integrazione dei migranti con un approccio scevro dall’inquietudine associata nell’ultimo lustro al tema, soprattutto nel dibattito politico.
Il cambiamento del contesto – dalla limitazione della libera circolazione e una ritrovata funzionalità dei confini internazionali, connesse all’emergenza sanitaria, al potenziamento delle tecnologie di comunicazione e alla digitalizzazione e l’innovazione, alle accresciute diseguaglianze economico-sociali – giustifica ampiamente un’attenta riflessione e un ripensamento di come agevolare l’integrazione mediante le regole.
La presenza degli stranieri in Europa e in Italia e la nostra convivenza con pakistani, indiani, cinesi, marocchini, ghanesi e altri africani destano un interrogativo: in quale società vogliamo vivere? Se essa non è l’ideale della polis ateniese al tempo di Pericle (che comunque includeva i meteci), conta qualcosa il grado di coesione della collettività, la capacità di riconoscersi comunità di eguali per diritti e intendimenti (che si sostanzia nella cura di beni comuni, civici, locali, ex art. 2 Cost.)? E il fatto che da ciò dipenda almeno in parte la fiducia nel futuro e nelle istituzioni di ogni singolo che al suo interno trovi la dimensione adeguata alla propria realizzazione e al personale sviluppo e la motivazione sufficiente per aderire spontaneamente alle regole che la comunità si è data? Se le regole e le istituzioni ci permettono di avere una maggiore, complessiva capacità di autodeterminazione (o autonomia) individuale, non si configura forse un’opzione meritevole di considerazione per tutti i conviventi soggetti a tali regole e istituzioni?
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